Rachele Sangiuliano e l'amore per la pallavolo: "Se rinascessi vorrei fare il libero"

Si è innamorata del volley guardando il cartone animato di Mila e Shiro, adesso tifa per la Nazionale di calcio e prepara collaborazioni con Milano-Cortina
Giffoni Film Festival
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Rachele Sangiuliano, giornalista ed ex pallavolista, porta i giffoners dentro il suo cartone animato. "Il mio preferito era Mila e Shiro - svela - sognavo di replicare l'attacco laser e per quell'attacco ho deciso di mollare il nuoto per trasferirmi in palestra. Lì cominciai con esercizi di palla accompagnata: una noia mortale. Poi la carriera, le belle vittorie con la Nazionale Juniores e la Seniores. In due ruoli diversi: dapprima schiacciatrice, poi palleggiatrice. L'attacco laser ho continuato solo a sognarlo, magari sono riuscita a farlo fare a qualche mia compagna. Adesso c'è il Mondiale in Thailandia e tifiamo tutti per l'oro, una medaglia che manca da tanto, troppo tempo. Ricordo il nostro trionfo nel 2002". 

L'esperienza in Giappone

Un giorno il cartone animato è diventato realtà. "Come uno scherzo del destino, uno dei primi ritiri è stato in Giappone. Eravamo ad Osaka, mi sembrava di sognare. Lì davvero ho visto ciò che proponevano i cartoni: atlete che si inginocchiano e puliscono la palestra con gli stracci; ragazze che preparano da mangiare al proprio coach. Ma un giorno abbiamo assistito ad una cosa particolare in palestra. La nostra formazione sparring, formata da atlete con maggiore esperienza, perse un set contro la nostra squadra, giovanissima. L'allenatore le mise in fila e le schiaffeggiò per esternare la propria indignazione. Poi andò via. Le atlete, mortificate, gli corsero dietro quasi per consolarlo. Noi, invece, ritenevamo di aver assistito solo ad un atto gravissimo".

Il ruolo "democratico"

Se nascesse pallavolista adesso, in quale zona di campo vorrebbe giocare? Non ha dubbi: "Mi piacerebbe provare pure da libero e prendere tante pallonate. Nel volley che evolve, ritengo quello del libero il ruolo democratico per eccellenza. Un tempo, questo sport era appannaggio soltanto di quelli alti e grossi. E' bello, invece, che possano giocarlo pure i piccolini, che magari riescono a mettere in campo altre qualità: la reattività, i riflessi, la difesa, la ricezione". 

Prima ti ignorano, poi vinci

Adesso Rachele fa il tifo per la Nazionale femminile di calcio. "Mio padre era nel calcio professionistico e mio fratello è un preparatore, ma non mi hanno mai avvicinato al football. Motivo? Forse perché ai miei tempi era una dimensione lontana dalle donne, neppure ci veniva data questa possibilità. Adesso facciamo tutti il tifo per la nostra Nazionale femminile di calcio. C'è molto richiamo adesso sui media, dopo i risultati ottenuti: prima un trafiletto e adesso ci sono i racconti a tutta pagina. Lo hanno meritato e ci danno gioia, quelle soddisfazioni che al momento, al maschile, mancano". I programmi per il futuro. "Vorrei ritagliarmi uno spazio in prossimi servizi giornalistici, durante Milano-Cortina". 

 


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