Dai derby contro la Roma allo spot sociale, Gilles Rocca ospite di Giffoni Sport: “I sogni danno sempre una rivincita”
Quattro anni di derby contro De Rossi, Aquilani, Pepe: Gilles Rocca era un calciatore che ha giocato per quatto anni con la Lazio, poi Empoli, Frosinone, dove si è rotto la gamba. “Se non arrivate in serie A o in serie B non fa niente. Il mio sport preferito è il pugilato, che ho praticato per 16 anni. Se pensate che sia stato infranto un sogno, rincorretene altri”, dice agli ambassador di Giffoni Sport. Uno dei suoi sogni – realizzato – è stato la creazione di uno spot sociale. La lotta metaforica al fianco di campioni sportivi è il contesto nel quale si sviluppa la storia di “Tu non sei sola”, lo spot sociale contro la violenza di genere (regia Gilles Rocca, co-sceneggiatrice Roberta Mastromichele, produttore Matteo Calvari per Summeet, interpreti sei atleti, sei campioni dello sport) presentato a Giffoni Sport.
La testimonianza
“La scelta di prendere sei ragazze minorenni non è stata causale. La violenza di genere viene fatta su qualsiasi donna ed età – dice Gilles Rocca, regista, la firma d’autore insieme a Lorena Rutigliano – Quando abbiamo scritto lo spot sociale, non abbiamo voluto mettere un cattivo che avesse un’identità. La violenza è metaforica: non c’è un uomo con la barba nera, non volevamo dare una faccia alla violenza perché la violenza non ha un’identità, può essere un uomo, una maestra, un maestro. Abbiamo scelto sei campioni per dare tanta forza, tramite lo sport, allo sport. Hanno subito accettato: cinque uomini che rappresentano la forza ma senza prevaricazione, piuttosto dovuta al lavoro che praticano negli sport gentile; una donna chiude lo spot. Non entra a contatto fisico perché è una forza in più, una sorta di coscienza. Loro non sono eroi in quanto uomini ma perché sportiva. Significa che la donna può farcela anche senza un uomo forte vicino. Da qui il titolo “Tu non sei sola”. Sono fidanzato, figlio e fratello: la donna è al centro della mia vita, come posso farle male? Pensare che un giovane uomo, a cinque anni, col tempo possa diventare un assassino, è contro natura. Faccio anche una profonda analisi sui me stesso: c’è stato un momento nel quale sono stato bullizzato e anche un altro nel quale sono stato bullizzato. Ogni volta che faccio qualcosa che ha a che fare con la violenza di genere, cerco di capire se nella mia vita ho fatto qualcosa che abbia a che fare con quella violenza, perché il cinema un po’ esorcizza. Cerco anche di capire se, alzando la voce e litigando, quell’alzare la voce sia paritario. Violenza di genere è una donna che si accascia in un angolo, che subisce che non ha più la frequentazione delle proprie amicizie. Non è importante prendere 10 o prendere 6 a scuola. La cosa importante è vivere la propria età. La più importante tra le cose importanti è avere sogni e coltivarli. Chi non ha sogni, alla fine, può anche diventare violento”.
Il messaggio alle donne
Cos’è la violenza di genere? “Non è solo quella fisica – dice Lorena Rutigliano, produttrice esecutiva - ma psichica ed economica. Il messaggio che inviamo è universale e trasversale. La violenza non parte assolutamente dalle mani ma finisce alle mani. Si può essere violenti anche con uno sguardo. È un fatto non individuale ma collettivo, si parte dalle istituzioni, dalle scuole, dai luoghi che frequentiamo. Se noi donne ci vediamo belle con il tacco 12, con l’amore per noi stesse ci vedremo immense”. Il brano scelto è Taglia zero dell’artista Marla, scritto da una ex ragazza anoressica. La cantautrice utilizza parole taglienti come le lame e impersonifica il dolore causato dal bullismo subito quando aveva tredici e quattordici anni. Luigi Busà spiega: “Ho vinto le Olimpiadi di Tokyio 20-21 di karate. Non è uno sport ma un’arte marziale. Troverete sempre persone gentili e di grande cuore. Hanno capito che la forza va espresso sul tatami o sul ring e non fuori da un karateka e judoka”. “Lo sport mi ha aiutato perché a un certo punto della mia vita ho lasciato la scherma e ho avuto una storia, un amore sbagliato – dice Elisa Di Francisca, campionessa olimpica - Sono per lo sport individuale, perché ti prepara alla vita e ti aiuta a rialzarti dopo una sconfitta”.
