Roma, senti Andy Diaz: "Tifo per la Magica, Gasperini mi piace, il sogno è Messi in giallorosso"

A Giffoni Sport, va in scena il triplo salto nell'inclusione, nell'umanità, nei ricordi del campione cubano scappato in Italia e accolto da Fabrizio Donato. "E' il mio angelo custode", dice l'olimpionico
Giffoni Film Festival
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Andy Diaz tifa Roma. E lo dice con un sorriso grande così. "La Magggica, con tre g", conferma divertito. In sala De Masi, ospite di Giffoni Sport, confida agli ambassador anche la propria passione per il calcio a tinte giallorosse, la fa emergere con la spontaneità di un appassionato. "Gasperini mi piace - aggiunge - il mio sogno è di vedere un giorno Messi con la maglia della Roma, allo stadio Olimpico". 

La storia

Quella di Andy è una grande storia di sport e inclusione. Triplista cubano naturalizzato italiano, medaglia di bronzo ai Giochi olimpici di Parigi 2024, campione mondiale indoor a Nanchino 2025 e campione europeo indoor ad Apeldoorn 2025,  è nato il giorno di Natale, il 25 dicembre, a L’Avana. È italiano di adozione, dopo aver scelto di vivere a Roma in seguito alla sua fuga dall’isola caraibica. “Mia mamma voleva che io fossi un cestista, ma io desideravo correre e saltare e lei mi ha portato in campo aperto. Il mio primo obiettivo è stato diventare il migliore della mia famiglia. Però all’inizio ero una schiappa e mi hanno pure cacciato dalla scuola, perché mi dicevano che ero basso e non avevo i mezzi per fare il salto. Ho mollato per un anno e mezzo, ma poi ho deciso di perseverare. Sarebbe stata solo questione di tempo e di sviluppo fisico: mia mamma e mio padre sono alti quanto me”.

La svolta

La decisione andare via ha pian piano preso forma nella sua testa, senza dire niente a nessuno, “per non mettere in pericolo nessuno”. C’è una regola, ogni cubano la conosce: “Se vai via da Cuba, non ci puoi più mettere piede per otto anni. È stata la decisione più difficile della mia vita: otto anni senza vedere mia mamma, senza vedere mia nonna”. Però Andy fa il salto nel tempo e nello spazio. Siamo nel 2021, quando abbandona in aeroporto la nazionale cubana e i suoi bagagli, a Madrid, per venire in Italia e a Roma, dove viene accolto in casa sua da Fabrizio Donato, tecnico ex triplista, medagliato a Londra 2012. L’allenatore vuole che i documenti siano in regola, dunque lo spinge a chiedere asilo politico. Diaz dorme due notti davanti alla Questura per i documenti, fino al lieto fine del 2023, quando ottiene la cittadinanza per una delibera del Consiglio dei Ministri, su richiesta dal Coni. Così Andy vince da campione azzurro. “Il mio sogno era cantare l’inno di Mameli insieme agli italiani. Ho scelto l’Italia – dice – perché mia mamma aveva fatto un viaggio e mi ha sempre detto che gli italiani fossero i latini d’Europa”. 

La nostalgia e la fiesta


Nella sua testa, nel suo cuore, la notte è sempre dolce a L’Avana, Cuba: “Ci penso ogni e provo tanta nostalgia. Adesso mangio più carbonara che riso”.  La sua testimonianza: “Sono venuto in Italia senza un euro. Ho cercato ospitalità”. Il suo angelo custode è Fabrizio Donato, più di un allenatore. “I meriti non sono miei ma di mia moglie, come nelle migliori famiglie. È stato lei a decidere di ospitarlo a casa nostra. La nostra è una storia unica, incredibile, irripetibile, che va oltre i valori tecnici e professionali. Non ho fatto altro che tendere la mano a un essere umano che mi chiedeva aiuto. Che cosa avrei dovuto fare: lasciare per strada un uomo, al proprio destino? Ho cercato prima di dargli una seconda possibilità e una seconda vita. Prima di ogni gara, Andy mi dice una cosa straordinaria: adesso comincia la fiesta. La festa è sul suo volto, ha sempre il sorriso stampato sul volto"


 


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