Salute e prevenzione: il passaporto ematico presentato a Giffoni. Cosa è perché può salvare vite
“Pietro Mennea, che veniva spesso a trovarmi a Santa Maria di Castellabate, mi diceva di non perdere tempo e di andare a parlare nelle scuole. Oggi sono al vostro cospetto. Un mio amico, in Cilento, è morto a 45 anni. Faceva quattro partite di calcio al giorno. Ci andava perché gli davano 250mila lire a partita, doveva ristrutturare casa. Se forse ci fosse stato il passaporto ematico, l’avremmo salvato”, dice Davide Polito, presidente della Fondazione "Fioravante Polito", agli ambassador di Giffoni Sport.
In memoria di Andrea
Polito ricorda anche come sia nata la biblioteca dello sport Andrea Fortunato con migliaia di libri. “A Salerno lo avevano quasi dimenticato, ma lui faceva vacanze ad Agnone Cilento. Ho pensato che dovevo fare qualcosa. Appena la famiglia mi ha dato il via libera, siamo partiti a razzo e sono scesi in campo tutti i suoi amici, tra i quali Ravanelli. Sulla nostra strada abbiamo trovato tanti amici ma anche tanti ostacoli e nemici, a cominciare da alcuni medici dello sport. Abbiamo voluto fortemente perseguire il progetto del passaporto ematico, che per noi è una missione. È lo strumento che prevede l’obbligo di esami ematici e cardiaci a partire dai 6 anni, altrimenti nessun medico può rilasciare l’idoneità. Non è ancora legge, ma noi stiamo provando a cambiare la mentalità. In passato, in un settore giovanile di una squadra di calcio, trovammo un ragazzo leucemico. Lo abbiamo salvato ed è anche tornato a giocare. A Santa Maria abbiamo aperto un centro di medicina sportiva".
Il progetto del passaporto ematico
Il responsabile è il dottore Giuseppe Ventre, responsabile del progetto Passaporto Ematico. “L’esempio che mi piace fare ai ragazzi è quello di una macchina – spiega Ventre agli ambassador – Ogni auto, pure le utilitarie, fa venti controlli ogni anno. Immaginate il nostro corpo: la prevenzione si costruisce nel tempo, a cominciare da esami del sangue, che consentono di salvare vite, di evitare eventi avversi. Si crea una cartella storica che consente pure di migliorare piccoli deficit da migliorare, a cominciare dallo stile di vita”. Il passaporto ematico potrebbe sostituire il certificato medico sportivo? “Non deve essere visto come qualcosa che penalizzi l’atleta. È uno strumento di prevenzione, dice se ci sono carenze e abitua alla qualità della vita. Ci sono parametri che vengono considerati in base alla disciplina sportiva che si pratica”.
L'app
Gli ambassador di Giffoni Sport entrano in contatto anche con “Rosso”, la prima app in Italia per prenotare la donazione di sangue e plasma creata da Chiara Schettino e Filippo Toni. È legata a "Donarosso", una startup italiana nata con l'obiettivo di semplificare e incentivare la donazione di sangue, soprattutto tra le nuove generazioni. L'iniziativa, promossa da DonatoriH24 e altre realtà, mira a creare una rete di donatori e a rendere più facile l'accesso ai centri di raccolta tramite una piattaforma online e appunto un'app. “Oggi donano soprattutto i 55enni. C’è bisogno di un ricambio generazionale – spiega Chiara Schettino -. Attualmente in Italia, solo il 2,7% della popolazione dona sangue e l’età media dei donatori è in aumento. Ogni anno avvengono circa 2,8 milioni di trasfusioni per 639.000 pazienti, salvando circa 1.800 vite al giorno. Rosso si impegna nel supportare il ricambio generazionale tra le fila dei donatori. Lavoriamo tantissimo con le squadre sportive e anche negli stadi".