Noi e 100.000 bandiere

Noi e 100.000 bandiere
Ivan Zazzaroni
3 min

La lunga sequenza di dolore era appena cominciata, tra noi si sprecavano banalità spaventose, ci si chiedeva come stessero gli altri, con il virus, una magra consolazione. Poi è apparsa in rete un’immagine che ha sottolineato la drammatica realtà e al tempo stesso segnalato il primo sincero gesto di solidarietà per gli italiani: il Cristo Redentore di Rio illuminato dal verdebiancoerosso che rappresenta la prima nostra identità della quale si onorano anche i disfattisti quando la paura chiama. Il compassionevole gesto degli amici brasiliani ha fatto brillare l’idea della bandiera alla quale ci rivolgiamo in guerra e in pace, quando sventola allegra o si rassegna a mezz’asta.

Agli italiani vagamente anarchici dovette presentarla, come un incoraggiamento un po’ troppo ufficiale, il massone Giosuè Carducci; ai francesi, più disponibili, la raccomandò il cattolico Paul Claudel incoraggiandoli a «sventolarla in alto o stringerla con passione sul proprio cuore». In questo momento a noi può bastare esporla, per farci coraggio, e ammirarla anche un attimo per farci ricordare chi siamo: i protagonisti di un nuovo risorgimento decisi a riconquistare il Paese, la vita, dopo una tragedia civile feroce quanto una guerra.

Cercando un segno facile per ridare una patria agli italiani, i padri della Costituzione, uniti nella pur forte diversitá politica, l’adottarono con quei semplici colori il 19 giugno del ‘46. Ecco perché guardarla dá un senso di liberazione e offrirla, anche piccola, come quella che appare inattesa nella mano di un bambino alla festa scolastica, ci aiuta a ricordare chi siamo, nel suo triplice messaggio di amore, coraggio e paura.

Ognuno di noi ha anche un’altra bandiera che lo rappresenta e riassume su altre scene, negli stadi, sulle piste, nelle piazze, nelle strade, perché «con una bandiera si può portare la gente dove si vuole». C’è anche chi la cambia nel corso degli anni tradendone il significato e il valore, tuttavia confermandone l’importanza. Ma nei momenti di difficoltà, così come in quelli di gioia, ricorriamo sempre e soltanto alla verdebiancoerossa. Che diventa una sciarpa, un mantello, l’abito di una sera di festa.

Per noi in particolare il tricolore è la maglia che vestiamo quando facciamo sport, quando sfidiamo avversari di altri Paesi. È la prima compagna che cerchiamo quando saliamo sul podio. È esultanza, è protezione.

Venerdì ve ne regaleremo centomila, di bandiere: le troverete insieme al nostro giornale, pronte a essere liberate. Loro prima di noi.

La bandiera dell'Italia in regalo con il Corriere dello Sport-Stadio

 


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