Psicostimolanti negli Esport: problema ancora da debellare?

Il caso Adderall, farmaco per la cura della sindrome da deficit di attenzione ed iperattività, torna a far parlare di sè negli Esport
Psicostimolanti negli Esport: problema ancora da debellare?© The State Press
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Anche gli Esport presentano il proprio problema di "doping", che il celebre professionista statunitense Adam “Killa” Sloss, attivo su Call of Duty, ha deciso di riportare alla luce dei rifflettori perchè ben lontano dall'essere debellato, stando alle sue ultime dichiarazioni.

Le sue accuse volgono principalmente ad un farmaco in particolare, conosciuto nella scena come Adderall. Più nel dettaglio, si tratta di uno psicostimolante usato per la cura della ADHD (sindrome da deficit di attenzione ed iperattività) che in questi ultimi anni ha visto un preoccupante e non autorizzato aumento nell'utilizzo anche tra gli studenti (che la chiamano "Addy"). Il motivo è presto detto, visto che migliora l'attenzione di chi lo utilizza, aumentandone sia la concentrazione, che le prestazioni muscolari (facendo inoltre diminuire la sensazione di stanchezza) e migliorandone i tempi di reazione.

Ovviamente, esiste un lato negativo nel suo utilizzo. Esso è considerato estremamente pericoloso e legittimato solo nei casi in cui venga prescritto da un medico. Il primo caso ufficiale che ha coinvolto anche il mondo Esports risale al 2015, quando Kory “Semphis” Friesen (pro player di Counter Strike:GO )ha pubblicamento ammesso tramite una intervista su YouTube di farne largamente uso durante le competizioni insieme al suo team, all'epoca sotto lo stemma dei Cloud9, ovvero una delle più importanti organizzazioni esports del Nord America e tra le più forti del periodo su CS:GO.

Dopo la prima dichiarazione, sempre di più sono state le ammissioni di utilizzo, ma anche le critiche rivolte al farmaco, con molti giocatori ed esperti del settore che vedevono il suo principio attivo come un atto di doping verso le proprie prestazioni. Anche la Overwatch League, il campionato professionistico dell'omonino titolo, fu coinvolta nel polverone generatosi, con il professionista Taimou che arrivò esplicitamente a dire nel 2018 che "vi sono almeno 20 casi di abuso di adderall nella OWL". Adesso che siamo nel 2020, una nuova miccia verso l'esplosione di una nuova discussione è stata accesa da Killa, attraverso le sue parole rilasciate al The Washington Post.

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Infatti, nel corso degli ultimi anni si è cercato di combattere l'uso del farmaco, ma per il talento del celebre sparatutto la situazione è ben lontana dall'essere risolta. E Adam ben conosce quelli che sono i diversi aspetti della situazione, visto che nel 2019 decideva di ritirarsi dalla scena proprio per l'eccessivo abuso di farmaci che caratterizzava la sua attività agonistica.

"Nessuno ne parla perché tutti ci sono dentro", questa è l'affermazione di apertura dell'intervento di Killa. Poche ma taglienti parole che sono in grado di riaccendere un acceso dibattito nella scena competitiva dei principali titoli del settore. Ora, ovviamente, si aspetta un'importante reazione da parte dei publisher e tournament organizer, non solo per assicurarsi un corretto svolgimento delle competizioni, ma per salvaguardare i loro principali attori.


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