Esports: Ludovica Pagani e Fjona Cakalli, i volti della eSerie A

Le due bellissime showgirl raccontano le loro esperienze e la loro opinione sul fenomeno sempre più crescente del gaming competitivo
Esports: Ludovica Pagani e Fjona Cakalli, i volti della eSerie A
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Anche se la metà dei gamer italiani è donna, sono ancora in poche a far parte del contesto professionale negli eSports. Abbiamo chiesto a Fjona Cakalli e Ludovica Pagani, i due volti femminili della eSerie A, di raccontarci la loro esperienze e la loro opinione sul fenomeno sempre più crescente del gaming competitivo.

Anche qui in Italia la scena competitiva degli esport sta pian piano prendendo piede con migliaia di appassionati che seguono eventi e tornei. Quali sono le tue impressioni su questo fenomeno? E quali sono le tue previsioni sul futuro degli sport elettronici?

F: Siamo tantissimi - mi inserisco in prima persona da grande appassionata quale sono - e sono convinta che gli esport prenderanno il volo anche nel nostro Paese. Ad avvalorare la mia tesi dell’importante e continua ascesa degli esport si è aggiunta la decisione di Serie A TIM di organizzare il suo campionato ufficiale di esport dandogli anche grandissimo risalto mediatico ma anche in fatto di investimenti: creando un format all’interno di uno studio televisivo con tutti i crismi che nulla ha da invidiare al calcio giocato dal vero. Questo è un chiaro segno che questa forma di intrattenimento ha una capacità del coinvolgimento sui cui puntare per il futuro.

L: Vero, gli esport stanno mano a mano emergendo, ne è un chiaro esempio la eSerie A TIM. Il gaming competitivo sarà sempre più importante con il passare degli anni e, complice la pandemia, questo mondo ha saputo coinvolgere sempre più ragazzi. Trovo anche che una delle cose più belle dell’esport sia il fatto che si occupi spesso e con attenzione ai giovani talenti, organizzando competizioni per supportare la loro crescita.

Quali sono per te le analogie con gli sport classici, in questo caso con il calcio?

F: Sicuramente occorre la stessa impostazione mentale con cui affrontare i piccoli e i grandi match negli sport classici. Guardando i giocatori di esport del campionato di eFootball PES 2021 dal vivo quello che ho potuto percepire è come il fattore psicologico giochi un ruolo fondamentale al pari della strategia di gioco che spesso è accuratamente pianificata in ogni singolo dettaglio.

L: La risposta più banale sarebbe dire il regolamento! Scherzi a parte, credo che l’abilità dei giocatori, o per meglio dire dei player, sia tanto importante nel calcio quanto nella sua controparte virtuale, dove anche la componente psicologica gioca un ruolo fondamentale.

 A oggi, qual è stato per te il momento più emozionate che hai vissuto durante le giornate del torneo Serie A? 

F: I momenti emozionanti sono stati moltissimi: abbiamo visto grandi rimonte, sfide tese fino all’ultimo minuto, giocate in velocità che mi hanno lasciata a bocca aperta. I playoff sono sicuramente state le giornate più decisive perché le squadre e gli atleti si sono giocati l’anima per avere la chance di entrare a far parte degli otto finalisti.

L: Fino ad ora la competizione ha visto diversi momenti molto emozionanti, ma se devo sceglierne uno, sicuramente quello che mi ha colpito di più è stato quando uno dei player ha dedicato la vittoria al nonno, scomparso da poco.

4 - Qual è il tuo rapporto con il mondo dei videogiochi?

F: È un rapporto viscerale è di lunga data, iniziato fin da piccola quando ricevetti in regalo una console NES quando avevo 3 anni. Zelda diventò il mio gioco preferito e la passione crebbe giocando con la saga di Final Fantasy. Tutto questo è avvenuto grazie al grande supporto della mia famiglia che non ha mai ostacolato la mia passione dei videogiochi anzi l’ha alimentata con grande equilibrio. Poi la passione per il settore mi ha portato a creare GamePrincess.it, la prima testata tech italiana al femminile, nel 2011 e, nel 2013, il portale Techprincess.it e poi il gruppo editoriale Techdream.

L: Il mio rapporto con i videogiochi nasce da lontano, quando da bambina giocavo alla PlayStation con mio fratello. Crescendo, però, confesso di aver gradualmente abbandonato questo mondo, anche se ora sto recuperando grazie al mobile gaming.

5 - Quali consigli ti senti di dare a un giovane aspirante atleta esport che vuole emergere in questo mondo?

F: La strada per diventare un Pro Gamer passa attraverso tanti fattori. Innanzitutto, dalla passione e dalla dedizione: non è che giochi un paio di ore al giorno e via. Il giocare per piacere si trasforma in analisi e strategia, diventa un vero e proprio obiettivo della propria vita in cui il gioco diventa tuo alleato. Più conosci ogni singolo “anfratto” di quel gioco e più potrai sfruttarlo a tuo favore.Un altro fatto fattore che sembra non c’entrare con il gioco in sé, ma che è fondamentale, è la condizione fisica: la concentrazione si mantiene anche grazie a una corretta alimentazione, a muscoli tonici e all’assenza di contratture, ad esempio, tra i muscoli del collo. Sono piccoli dettagli che permettono di essere presenti al 100% quando si affronta una partita.

L: Un consiglio che mi sento di dare ai giovani che coltivano il sogno di emergere in questo mondo è sicuramente quello di non mollare alle prime difficoltà, ma di tenere duro e andare avanti per la propria strada. Con impegno, perseveranza e una buona dose di passione si può raggiungere qualsiasi obiettivo. 

 


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