Esports, Cozzi: «Varietà dell’o­fferta e qualità delle produzioni»

L’operation advisor di PG Esports sul Circuito Tormenta:i talenti e le preferenze del pubblico di League of Legends
Esports, Cozzi: «Varietà dell’o­fferta e qualità delle produzioni»
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PG Esports, azienda leader nel gaming competitivo a livello nazionale, negli anni ha sempre prestato particolare attenzione verso la scena dilettantistica italiana. E continua a farlo imperterrita, proprio come dimostra il tanto atteso Circuito Tormenta: un torneo pensato come una vera e propria celebrazione della community, l’unico che permette a tutti i fan di formare il proprio team dei sogni, mettersi in gioco e dimostrare di che pasta sono fatti. Il Circuito Tormenta, infatti, si inserisce nell’ecosistema esport ufficiale come porta d’accesso alla scena competitiva dedicata a League of Legends. Un vero e proprio trampolino di lancio per tutti gli appassionati del MOBA per antonomasia che vogliono mettersi in mostra e tentare l’assalto alle manifestazioni più blasonate a livello nazionale e non solo. L’Operation Advisor di PG Esports, Stefano Cozzi, ci spiega meglio la situazione. 

Esports, PG è un punto di riferimento nel mercato in Italia

L’esport è un fenomeno in costante crescita a livello globale, come si colloca l’Italia in questo contesto?

S: La crescita è costante anche in Italia, soprattutto per quanto riguarda il numero di spettatori interessati a guardare le sempre più numerose competizioni. A differenza di anche solo un paio d’anni fa, ora per un appassionato di esport c’è l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda i prodotti a sua disposizione, e questa varietà dell’offerta ha aiutato anche ad elevare la qualità delle produzioni. E' finita l’era in cui bastava trasmettere un torneo su Twitch per attirare l’attenzione del pubblico, ora i gusti degli appassionati si sono giustamente raffinati e cercano una trasmissione che possa soddisfarli anche dal punto di vista qualitativo, dalle grafiche animate alle interviste post-partita, quello che arriva sugli schermi dello spettatore finale è un prodotto che è esponenzialmente migliore di quello a cui assisteva in passato. 

PG Esports è ormai un punto di riferimento nell’ecosistema competitivo italiano: come siete riusciti ad affermarvi a questi livelli in relativamente pochi anni?

S: Ritengo che la grossa innovazione di PG sia stata quella di smettere di posizionarsi esclusivamente come organizzatore di tornei e di intraprendere la strada della esports media company. Non era più sufficiente essere riconosciuti come organizzatori in grado di mettere assieme competizioni di qualità, ma era necessario dimostrare come PG fosse in grado di creare nuove connessioni tra gli sponsor che si affidano a noi e i nostri spettatori, connessioni che non si limitano più al dare visibilità ai loghi dei nostri clienti, ma che di fatto li fanno diventare una parte integrante dell’esperienza competitiva. Per fare un esempio di stampo calcistico, abbiamo smesso di vendere i cartelloni pubblicitari a bordo campo e abbiamo iniziato a confezionare contenuti ad hoc per tutti i nostri sponsor, incrementando esponenzialmente sia la loro visibilità, sia come essi vengono recepiti dalla comunità di videogiocatori che ci segue. 

Recentemente PG Esports ha portato in Italia il Circuito Tormenta, la competizione dedicata agli aspiranti pro-player di League of Legends. Quanto è importante nel gaming competitivo la componente dilettantistica?

S: Investire sul futuro del prodotto è una scelta che beneficia tutte le parti coinvolte: è un modo per Riot Games (il publisher di League of Legends) di ampliare il numero dei propri giocatori, offre agli aspiranti team un percorso più economico per affermarsi nel mondo competitivo partendo dalle leghe minori, e ovviamente genera un percorso chiaro per le future star del campionato che vogliono mettersi in mostra. Poter partire da livelli competitivi più bassi permette anche ai giocatori più inesperti di abituarsi a far parte di un’organizzazione, agli impegni che ciò comporta e al sentirsi parte di un gruppo più ampio di persone che condividono un obiettivo comune. 

Come riescono simili competizioni a fungere da trampolino di lancio per i giovani talenti della scena competitiva italiana? Che valenza strategica ha per il settore questo “supporto dal basso” nei confronti degli appassionati che vogliono tentare la strada del professionismo?

S: Il ricambio generazionale è fondamentale per qualsiasi disciplina o sport. Senza un flusso costante di nuove leve e nuovi talenti, il panorama competitivo ristagna e l’interesse cala molto velocemente. E' un mondo che non vive di sola Serie A, ma necessita di un sistema dilettantistico in grado di rifornire costantemente i team al top della scena italiana di talenti, ma anche di tifosi e spettatori. Di fatto si vanno a creare multipli percorsi possibili per un aspirante giocatore professionista: da un lato si ha la possibilità di mettersi in mostra individualmente su un palcoscenico nazionale attirando le attenzioni degli scout delle squadre maggiori, dall’altro si può tentare la scalata direttamente con il proprio team, senza necessariamente dover fare affidamento al venir notati da qualcuno. 

Si può dire che, pur essendo l’esport in costante crescita a livello globale e in grado di attirare sponsor sempre più blasonati, rimanga un settore che non dimentica la propria identità di movimento grassroot, figlio del trasporto dei videogiocatori e della loro voglia di mettersi in gioco, in tutti i sensi. Proprio con questo spirito, i grandi nomi del gaming competitivo si impegnano sempre di più a supportare competizioni come il Circuito Tormenta, vera linfa vitale di un movimento giovane e proiettato al futuro.

 


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