Call of Duty ritorna a Milan Games Week 2019: l’intervista all’organizzatore TCU

In occasione del ritorno alla fiera videoludica più grande d’Italia dello storico FPS, abbiamo intervistato Beppe Ienco, responsabile dei due tornei organizzati da TCU e Gaming Consulting.
Call of Duty ritorna a Milan Games Week 2019: l’intervista all’organizzatore TCU
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Sin dal giorno di apertura, venerdì 27 Settembre, l’edizione 2019 di Milan Games Week ha dimostrato di volersi concentrare, più che negli anni passati, sugli esports. A dimostrazione di ciò, ampie aree sono state adibite ad arene e teatri, destinati ad ospitare svariate competizioni. Tra queste, la ESL Vodafone Championship, la Gillette Bomber Cup e la Intesa Sanpaolo Hearthstone Cup. Accanto a queste, troviamo però due tornei che hanno come protagonista una saga che da alcuni anni era assente al Games Week: Call of Duty.

La WeArena, allestita da TCU e Gaming Consulting, ha ospitato infatti la Champions Virtual League, torneo a cui hanno partecipato giocatori amatoriali, e l’ultimo stage della Call of Duty Premier CUP, che ha visto sfidarsi invece squadre di professionisti. Entrambe le competizione sono state disputate sull’ultimo titolo della saga: Call of Duty Black Ops IV e sono classificabili come ufficiali, in quanto autorizzate da Activision stessa.

Per indagare sul lieto ritorno in fiera dello storico titolo, così come sul recente passato e prossimo futuro della sua scena competitiva, abbiamo intervistato Beppe Ienco, rappresentante di TCU nonché organizzatore capo dei due tornei.

Innanzitutto vorremmo ringraziarti dell’opportunità e della disponibilità. Entrando subito nel vivo, notiamo che anche in questo torneo il titolo prescelto è ovviamente CoD Black Ops IV. Pensi che l’imminente uscita del reboot di uno dei capitoli più amati della saga, Modern Warfare, possa detronizzare Black Ops IV, o lo lascerà indisturbato al suo posto?

A mio parere, Modern Warfare prenderà molto più piede che BO4, sia come vendite che come affluenza di giocatori. Modern Warfare è un gioco più “piedi a terra”, molti giocatori amatoriali lo preferiranno, ed è più veloce di altri titoli simili, il che attirerà giocatori più professionistici.

A tuo parere, il colpo subito dalla saga, specialmente in termini di reputazione, dalla pubblicazione di Advanced Warfare, seguito da Infinite Warfare (da molti disprezzato), si è ripercosso anche sulla scena competitiva?

In realtà, con l’avvento di Advanced Warfare abbiamo costruito la parte più competitiva di Call of Duty in Italia, è stato un vero trampolino di lancio. Infinite Warfare ha retto la struttura, mentre il capitolo che ha “retto meno” è stato il successivo, ovvero WWII.

Quindi possiamo dire che questo capitolo, che è stato più apprezzato dalla community, ha in verità portato ad un rallentamento del panorama esportivo del gioco?

Esatto, poiché Advanced Warfare era più innovativo, e molti ragazzi si sono così approcciati al competitivo. Questo anche perché gli streaming delle competizioni di alto livello, come i Mondiali, erano molto più piacevoli da guardare, più veloci, più reattivi. Infinite Warfare non era paragonabile a AW, ma era sulla “falsa riga”, e quindi ha tenuto alto il successo del predecessore. WWII, tornando di colpo coi piedi a terra, ha allontanato diversi team e giocatori competitivi che erano abituati a ben altri ritmi.

Tornando a parlare del Games Week di quest’anno, non possiamo ignorare il fatto che Call of Duty fosse assente, dal punto di vista competitivo, ormai da alcuni anni. A cosa è dovuto questo apprezzato ritorno?

Come organizzazione, avremmo volentieri portato tornei ed eventi competitivi in questa e altre fiere. Tuttavia, le condizioni per ottenere le autorizzazioni necessarie a organizzare tornei ufficiali sono cambiate notevolmente. Non mi posso esprimere molto ma posso indubbiamente affermare che l'assenza di Call of Duty non è stata una nostra scelta personale. In ogni caso, non appena abbiamo potuto nuovamente richiedere le autorizzazioni, siamo subito tornati in campo.

Ritieni che la scena competitiva di Call of Duty, sia a livello nazionale che mondiale, sia in una fase di crescita, o piuttosto di stazionamento?

Credo che due anni fa, con Call of Duty Black Ops III, si sia raggiunto un apice, si è arrivati al culmine. Dopodiché, cambiate le regole del mondiale, per cui non accedevano più tutti i team mondiali, ma si accedeva in maniera diversa, in Italia le cose sono cambiate parecchio. Prima infatti entravano tutti i Paesi (Italia, Spagna, Francia, Germania, Inghilterra, ecc.) a seconda del numero di copie vendute. Ognuno si qualificava nella propria regione, e si andava al mondiale. Cambiando il sistema, tutto è diventato molto più competitivo.

Ora è più difficile arrivare, e questo ha scoraggiato molti giocatori e team. A volte i team preferiscono rinunciare alla competizione, sapendo di non poter accedere. Inoltre, un impatto molto forte sulla crescita del settore è dato dal PEGI. Call of Duty è classificato PEGI 18, perciò i giocatori più giovani, che di solito sono anche i più dotati, non possono accedere a livelli alti.

Parliamo ora del futuro del titolo. Nel 2020, prenderà il via il nuovo circuito competitivo, il CoD League World Championship, basato sul sistema delle franchigie. Questo scuoterà la scena competitiva globale?

Entrare in un torneo di questo tipo è molto difficile, servono risorse economiche ingenti. A livello di “affari” ad alti livelli è positivo, ma penalizza realtà più piccole. Fortunatamente è ancora possibile ottenere da Activision autorizzazioni per organizzare eventi ufficiali con strutture diverse, come quelli che abbiamo organizzato qui. Se non fosse così, ciò impedirebbe la creazione di tornei a livello nazionale o, peggio ancora, locale. La formula delle franchigie può funzionare, ma solo ad alti livelli, dove sono presenti ampie risorse economiche.

Vogliamo concludere domandandoti del futuro strettamente italiano di CoD. Come TCU e Gaming Consulting, continuerete a organizzare eventi come questo, anche qui alla GW e in altre fiere?

Certamente noi continueremo a portare il nostro format, con la speranza di aggregare sempre più team. Abbiamo voluto dedicare uno spazio così importante della fiera al torneo anche per far vedere ai ragazzi, potenziali nuove leve, che possono aspirare ad ottenere di più di una sala LAN “da cantina”. Speriamo che un giorno possano venire a competere su un palcoscenico come il nostro.

Servizio a cura di GEC - Giochi Elettronici Competitivi


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