Call of Duty è tre cose: campagne spettacolari, un multigiocatore frenetico e una modalità zombie da rigiocare all'infinito e negli ultimi cinque anni non siamo riusciti ad avere tra le mani un titolo che riuscisse a difendersi bene sotto tutti questi aspetti. Il multigiocatore di Modern Warfare 3, per esempio, era rispettabile, ma la campagna era una presa in giro dimenticabile. Cold War aveva una bella campagna e degli zombie niente male, ma un multigiocatore impreciso e goffo.
Siamo qui per dirvi che, finalmente, con Black Ops 6 ci siamo trovati davanti a un Call of Duty completo: una campagna che è la migliore degli ultimi anni in termini di azione e storytelling, un multigiocatore soddisfacente e stratificato e una modalità zombie che ritorna ai fasti di un tempo. Il segreto di questo successo? Tornare alla formula del caro vecchio Black Ops 2 in quasi ogni cosa.
Si comincia dalla campagna, uno spy thriller in giro per il mondo ambientato subito dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Abbiamo apprezzato i cattivi non stereotipati, il sistema di personalizzazione (minimo ma rilevante) dello stile di combattimento, la durata, otto ore, e la varietà delle missioni che, restando sempre nell'alveo di ciò a cui il franchise ci ha abituato, sono variegate e non annoiano.
Il vero protagonista di questo Call of Duty è il Movimento Assoluto, un nuovo modo di gestire tutte le azioni in combattimento. In Black Ops 6 è possibile correre, scivolare e lanciarsi a terra in tutte le direzioni senza dover cambiare la visuale. Questo vuol dire completa libertà di ingaggio e imprevedibilità in multigiocatore, ma anche doversi adattare a uno stile di combattimento ben preciso o rassegnarsi alla sconfitta.
Il tempo che serve ad abbattere un avversario (TTK) è mediamente superiore rispetto a quello a cui CoD ci ha abituato e questo fornisce una minima possibilità di controbattere a un nemico che vi vola in faccia dal piano di sopra. Questo non per dire che il gioco risulta oppressivo ma che, se per qualche motivo a voi non va di abbracciare lo spirito reattivo, frenetico e imprevedibile di questo multigiocatore, forse il divertimento potrebbe fare fatica a farsi vedere.
Rispettiamo, comunque, la scelta di Treyarch di dare un'identità forte al gioco sotto questo punto di vista. Noi ci siamo divertiti parecchio ma potrebbe non essere per tutti. Nulla da dire dal punto di vista delle armi, molto varie e con un sistema di personalizzazione senza penalità, e delle mappe, meravigliosamente organizzate su tre corsie e con posizioni di rinascita sensate. Il ritorno del vecchio sistema dei prestigi, poi, è la ciliegina sulla torta.
Chiude il terzetto dei pilastri del gioco la modalità zombie che, fortunatamente, ha scelto di tornare indietro piuttosto che di andare avanti sulla strada mal tracciata dei capitoli precedenti. In Black Ops 6 torna la struttura a round che tanto ricorda i tempi d'oro, e con lei quella sensazione di essere tornati alle radici di questa modalità che non ha bisogno di fronzoli per divertire, bastano una bella mappa e migliaia di non morti.
Tra wonder weapon, easter egg, due mappe al lancio e ancora di più in arrivo, se amate zombie e siete alla ricerca di qualcosa di nuovo, questo Call of Duty ha capito cosa vogliono i fan della modalità e glie lo da senza pensarci troppo. Se dovessimo scegliere cosa questo gioco fa meglio diremmo proprio gli zombie perché li modernizza senza intaccare ciò che li ha resi grandi.
In conclusione, Call of Duty Black Ops 6 è promosso a pieni voti perché ha capito cosa vuole il pubblico e glie lo ha dato, fine della storia. É perfetto? No perché non è il nostro primo CoD e quindi non regge il confronto con la nostalgia del passato. Potrebbe essere il punto di partenza per decine di migliaia di nuovi fan che lo eleveranno ad esempio quando la serie tornerà nel buio? Certo che si. Black Ops 6 è un Call of Duty a tutto tondo e questo è ciò di cui la serie aveva disperatamente bisogno.
-di Riccardo Lichene