Diritto e giustizia nello sport: al TAR arrivano anche gli esports

Al TAR del Lazio gli esports saranno protagonisti al seminario “Diritto e Giustizia nello sport”: appuntamento venerdì 13 dicembre 2019.
Diritto e giustizia nello sport: al TAR arrivano anche gli esports
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Il 13 dicembre 2019 dalle ore 9:00 alle 19:00 si svolgerà un’intera giornata di incontri al TAR del Lazio che avranno come oggetto di discussione i diritti e la giustizia sportiva applicati allo sport. Oltre agli interventi istituzionali di figure che fanno parte di entrambi i mondi, da Antonino Savo Amodio, presidente del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, e Giovanni Malagò, Presidente del CONI, ci saranno interventi di personalità di spicco delle varie tematiche affrontate nelle numerose tavole rotonde. Tra queste anche un tavolo di discussione sugli esports con punti di intervento su inquadramento, novità, regolamentazione e zone grigie.

Tra gli ospiti chiamati a intervenire ci sono Lorenzo Maria Cioccolini, componente della commissione Diritto dello Sport e Attività Sportive dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Jacopo Ierussi, anch’egli componente di detta commissione e responsabile affari legali GEC - Giochi Elettronici Competitivi, Gianpiero Miele, CEO di Gamerwall, Gioele Rossellini, preparatore fisico della nazionale di Beach Volley e Luca Nardi, direttore generale della Associazione Italiana Esports. Per comprendere meglio la necessità di questo incontro abbiamo raggiunto Jacopo Ierussi ed Enrico Lubrano, moderatore e coordinatore dell’incontro nonché titolare dell’insegnamento di Diritto dello Sport presso l’Università LUISS Guido Carli.

Partiamo dalle tematiche dell’intervento insieme all'avvocato Jacopo Ierussi. Non sono uno sport tradizionale ma hanno una forte componente sportiva; sono spesso considerati più una forma d’intrattenimento per il loro imprescindibile legame con la rete: dove si possono posizionare, allora, gli esports?
Gli sport elettronici non possono essere del tutto assimilati a quelli tradizionali, eppure sono sempre stato dell'idea che l'opinione pubblica, al momento, per puro pregiudizio si stia concentrando unicamente sulle reciproche differenze anziché sui punti di tangenza. In quest'ottica, certe discipline quali il tiro al volo potrebbero essere parimenti discriminate, per esempio, attraverso un'analisi semplicistica: quest'ultima disciplina infatti si concentra sulla scarsa attività motoria e sull'essenzialità dell'utilizzo di un'arma da fuoco. Un assurdo. Così facendo si rischia di privare un'attività competitiva nonché chi la pratica della dignità che merita e, a mio avviso, detta dignità gli esports meritano di riceverla anche dal CONI.

Gli esports rappresentano davvero una novità? Non potrebbero essere assimilati agli scacchi al bridge, ovvero ai cosiddetti giochi mentali?
E infatti esistono i cosiddetti "sport della mente" tra i quali gli scacchi, che rientrano a pieno titolo tra le Discipline Sportive Associate riconosciute dal CONI. Nessuno si permetterebbe mai di svilire la disciplina di cui si occupa la Federazione Scacchistica Italiana ridimensionandola arbitrariamente quale mero "gioco da tavola". Come già detto, la problematica sta nel sospetto che ancora ingenera il mondo videoludico nell'uomo comune. Sono dell'idea che nobilitarlo (con un intervento concreto, anche di controllo) sia una soluzione migliore che demonizzarlo.

Quali sono le necessità più urgenti e importanti di cui hanno bisogno gli esports per una corretta regolamentazione nell’ordinamento italiano? È un problema solo nostro, a livello nazionale, oppure a livello mondiale?
Gli aspetti sono molteplici e vanno dal doping, sia psico-fisico che digitale, alle scommesse, con un occhio di riguardo alla pratica commerciale delle loot box, che secondo alcuni, a mio avviso errando, dovrebbe essere classificata come gioco d'azzardo al pari di quanto già avvenuto in Belgio. Questi profili verranno anche affrontati nel corso del convegno dal collega ed amico Lorenzo Maria Cioccolini a riprova della loro importanza. La verità è che c'è tutto da costruire, sia in Italia che all'estero (fatta forse eccezione per l'Asia), e con un soggetto qualificato qual è una Federazione Sportiva Nazionale al tavolo delle decisioni si potrebbe regolamentare il fenomeno per premettergli di svilupparsi ulteriormente, ma sempre avendo riguardo ai valori dello sport, tra i migliori che l'uomo abbia mai conosciuto. E' indubbiamente una prospettiva preferibile che rimettere l'intero aspetto competitivo alla volontà di soggetti privati, ovvero i publisher dei titoli videoludici che, invece, potrebbero ricevere un grande supporto da un ente che possiede anche una connotazione pubblicistica.

Il professor avvocato Enrico Lubrano ha invece chiarito i perché della presenza degli esports a un convegno di giustizia sportiva.

Come mai gli esports sono presenti a questo incontro? Semplice curiosità di conoscerne meglio gli aspetti o la necessità di approfondire il fenomeno per capire come regolamentarlo al meglio?
Abbiamo ritenuto opportuno, nell’organizzazione del Convegno, trattare le tematiche di maggiore rilevanza ed attualità nel settore del Diritto dello Sport: per tale ragione, abbiamo ritenuto opportuno dedicare una Tavola Rotonda agli Esports, che, in prospettiva imminente, costituiranno un settore di grande interesse anche dal punto di vista giuridico.

In che modo il diritto e la giustizia sportiva possono oggigiorno intervenire nelle dispute legali nel mondo esports?
Il settore degli Esports sta cominciando ora a trovare una sua configurazione a livello istituzionale e giuridico, sia a livello internazionale che a livello nazionale; ritengo molto realistico che, in un futuro molto prossimo, tale mondo raggiungerà una dimensione tale da imporre una sua regolazione adeguata dal punto di vista istituzionale e giuridico e l’istituzione di una Giustizia sportiva specifica.

Quali potrebbero rappresentare delle “zone grigie” per l’esport nell’ordinamento italiano?
Tecnicamente costituisce “zona grigia” ciò che non ha sua chiara definizione: il settore degli Esports attualmente risulta ancora sospeso in un “limbo” culturale, tra il riconoscimento come attività sportiva vera e propria o meno; da una parte, sono necessari allenamenti ed una dedizione paragonabile a quella dello sportivo; dall’altra parte, il giocatore non svolge una prestazione fisica paragonabile a quella dello sportivo; ritengo, però, che la dimensione sociale ed economica che tale fenomeno raggiungerà in breve tempo imporrà di fatto alle Istituzioni Sportive internazionali e nazionali di considerare lo stesso come vera e propria attività sportiva vera e propria, superando le resistenze culturali ancora esistenti e creando un ordinamento sportivo internazionale e nazionale degli Esports che si affiancherà all’ordinamento sportivo tradizionale.

Servizio a cura di GEC - Giochi Elettronici Competitivi


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