Rivoluzione Ferrari, si cambia tutto: ecco chi comanderà adesso

Abbandonata la linea orizzontale dell’area tecnica voluta dal compianto Marchionne. Nasce il settore Performance Development affidato a Cardile
Rivoluzione Ferrari, si cambia tutto: ecco chi comanderà adesso© Getty Images
Pasquale Di Santillo
4 min

Sviluppo della perfomance”. Tre parole per una rivoluzione, pacifica, ma rivoluzione. Cambiare tutto, per non cambiare niente, almeno nelle apparenze, nella speranza che in realtà si ribalti davvero tutto e la Ferrari torni ad essere almeno protagonista di un Mondiale nato male, fortunoso secondo posto del debutto austriaco a parte. Serviva una “sterzata”, un segnale forte per provare a reagire all’umiliazione del doppio doppiaggio subito in Ungheria e il segnale forte è arrivato. Perchè quando in classifica costruttori ti trovi dietro, non solo a Mercedes e Red Bull, ma anche a Racing Point e McLaren, non puoi stare fermo, passivo, a guardare. Si prende la scacchiera e si muovono le pedine, se proprio non vuoi/puoi buttare tutto a mare Così ieri a Maranello hanno annunciato l’abolizione della struttura orizzontale, tanto cara dall’essere imposta dal compianto Sergio Marchionne, ai tempi della sua presidenza, e il ritorno al passato con una nuova linea di comando dell’area tecnica, non nei nomi ma nell’operatività, al fine di renderla più efficiente e orientata allo sviluppo della prestazione. Una rivisitazione organizzativa impostata in maniera da definire una catena di comando, appunto, non più orizzontale, ma affidando ai responsabili di ciascuna area tutte le deleghe necessarie al raggiungimento degli obiettivi preposti.

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Nasce così la nuova area, denominata Performance Development, affidata alla responsabilità di Enrico Cardile, che confluisce nel nuovo settore insieme a David Sanchez con il quale ha condiviso la responsabilità dell’aerodinamica e del rendimento fallimentare della SF1000. Mentre le altre aree di competenza rimangono inalterate: Enrico Gualtieri continua come responsabile della power unit, Laurent Mekies è direttore sportivo e responsabile delle attività di pista, Simone Resta è confermato a capo dell’area ingegneria telaio. Insomma, stesse persone, ma compiti e gerarchie diverse con un’aggiunta: la consulenza del “vecchio saggio” Rory Byrne, l’uomo dei trionfi in serie di Michael Schumacher insieme a Todt e Brawn. «Siamo convinti che il valore delle persone Ferrari sia di assoluto livello e non abbia nulla da invidiare a quello dei nostri maggiori concorrenti, però dovevamo intervenire per dare un segnale forte di discontinuità, alzando l’asticella delle responsabilità dei leader di ciascuna area». Parole e musica di Mattia Binotto, managing director e team principal Ferrari, per la sintetica spiegazione di una rivoluzione vedremo quanto silenziosa e soprattutto efficace. «L’abbiamo detto più volte - continua Binotto - ma vale la pena ripeterlo: abbiamo iniziato a gettare le fondamenta di un processo che ci deve portare a costruire un nuovo ciclo vincente, duraturo nel tempo». Il problema è che non si capisce ancora quanto debba essere lungo questo percorso, che ormai dura da 12 anni e, stando alle premesse, arriverà senza problemi a 13.

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