Incredibile Ferrari, il mistero sul ritiro di Leclerc

Ventidue giri di dominio di Leclerc poi cede il motore. Festa Verstappen al quale stava andando tutto storto
Incredibile Ferrari, il mistero sul ritiro di Leclerc© Getty Images
Fulvio Solms
4 min

Un fischio, un rumoraccio, una nota sinistra. Il week end fino a quel momento perfetto di Charles Leclerc ha subito uno strappo trasversale, di quelli irreparabili. Lo show che la Ferrari aveva dato s’è trasformato all’istante in pura amarezza. Fa male sentire un motore che si spegne in quel modo: a Charles è successo al giro 27 dopo un terzo di gara tutta sua, guidata e condotta e gestita col braccio fuori dal finestrino. «No no no no no!» Quando ha urlato questo via radio ma anche e soprattutto a sé stesso, preparandosi a fermare la Rossa a bordo pista, Charles ha realizzato che tutti gli aspetti positivi che s’erano messi in fila non lo avrebbero salvato.

Leclerc, così fa più male

Sa che la F1-75 ha fatto un salto in avanti grazie alle evoluzioni tecniche portate in Spagna. Ha verificato che la squadra è reattiva e sa risolvere brillantemente problemi come quelli di assetto che lo avevano disturbato al venerdì. Ha chiaro che risparmiare un set di soft nuove al sabato sia stato prezioso perché proprio con quelle è scappato via per ben ventidue giri. Merito anche della sua splendida partenza che gli aveva permesso di andarsene in aria libera e fresca (calda in assoluto per tutti, ma un po’ meno per chi non è al comando). Dieci secondi di vantaggio dopo dieci giri, una musica. Ma pensando a questo ha anche realizzato di essere passato da tutto a niente per una di quelle avarie, quegli stop del motore (forse il turbo), che in Formula 1 possono far deragliare la logica e ribaltare gli esiti dei gran premi. E tutto fa più male alla fine quando i venticinque punti se li pappa il pilota che ha tribolato per tre giorni e per giunta il suo nome è Max Verstappen, il tuo diretto rivale.

Pareva la domenica nera della Red Bull che dallo scorso anno litiga col DRS, perché i marchingegni di Adrian Newey sono affascinanti e delicati quanto gli origami. L’ala mobile funzionava a intermittenza: Max premeva il pulsante e quella non obbediva, o meglio lo faceva in ritardo quando lui aveva già fatto un secondo terzo quarto quinto tentativo. Dunque s’apriva e si chiudeva chissà a quale di quegli impulsi, a intermittenza, frenandolo nel momento dei sorpassi: da far saltare i nervi. Nel suo box c’era agitazione già prima del via, con chili di ghiaccio secco usati per tener fredda la macchina fino all’ultimo istante utile prima di entrare in pista. E nel finale di gara è anche andata in black out la telemetria di Max. Nessuno avrebbe potuto dire che una Red Bull così impelagata nei problemi, tutta concentrata a limitarli, avrebbe chiuso la storia con la soddisfazione piena di una doppietta e del sorpasso nelle classifiche (Verstappen da -19 a +6 su Leclerc, il team da -6 a +26 sulla Ferrari). Un uno-due da ko, almeno per questa domenica. Sergio Perez ha dovuto dare per due volte strada al compagno (quand’era in testa non ha nascosto la sua forte irritazione) e andatelo voi a spiegare ai messicani, che in Formula 1 certe ingiustizie fanno parte del gioco.

Sainz in salita

Carlos Sainz ha cercato di addomesticare una macchina per la quale non prova alcuna simpatia: poco tempismo al via (due balzi in avanti, forse nel timore di aver anticipato lo stacco), una folata di vento che in curva 4 l’ha fatto finire nella ghiaia. Una gara complicata, sofferta, conclusa anche con fortuna ai piedi del podio. E sono tornate a brillare le Mercedes, pur costrette nel finale a risparmiare carburante. Ma Russell terzo e Hamilton risalito da 19º (dove l’aveva sbattuto Magnussen tagliandogli una gomma in un arrembaggio) a quinto sono un bel modo di rivedere la luce. Sesto Bottas, bravissimo e penalizzato dalla strategia dell’Alfa Sauber. Ora Leclerc e la Ferrari non hanno occhi e testa che per Montecarlo, dove si corre già domenica. Ci andranno con un fischio nelle orecchie, per liberarsene.


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