Dalla griglia alla gara: quando a pagare sono i tifosi

Dalla griglia alla gara: quando a pagare sono i tifosi© Getty Images
Mauro Coppini
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Sembrava che a Monza una pennellata di “giallo, Modena” sarebbe stata sufficiente per fare della Ferrari una squadra vincente. E c’è andata vicina, con il secondo posto di Charles Leclerc. Purtroppo, il virus del “dobbiamo capire” di Mattia Binotto ha finito per infettare anche la FIA. La Federazione Internazionale dell’Automobile che almeno sulla carta, dovrebbe mettere ordine in quel disordine che lei stesso contribuisce ad alimentare.

E poi a tutto questo si aggiunge l’inefficienza di chi dovrebbe assicurare la sicurezza della pista in caso di incidente, ecco allora che abbiamo la migliore rappresentazione del Gran Premio di Monza. Uno stato confusionale permanente. A cominciare dalla definizione di una griglia di partenza che solo dopo cinque ore di discussioni è riuscita a fare chiarezza perché all’indomani, il pubblico in tribuna riuscisse a identificare i suoi preferiti. Senza che qualcuno ricordi che le penalizzazioni ai piloti per rotture meccaniche delle quali non sono responsabili, dovrebbero essere attribuite ai costruttori.
In gara è anche peggio. Con Daniel Ricciardo che accosta la sua McLaren nella sabbia finendo per mettere in confusione la Safety Car. E così mentre gli uomini della Federazione si impegnano ad accentuare i valori spettacolari della Formula 1 ecco che contraddicendo a se stessi, annullano i tre giri che avrebbero potuto condensare in pochi minuti il duello epocale tra Charles Leclerc e Max Verstappen.

Mohammed ben Sulayem che ha sostituito Jean Todt alla presidenza della FIA, riconosce la necessità di intervenire ma chiede tempo. Perché anche lui come altri “deve capire”. Un mantra che sta diventando popolare in Formula 1. Ma intanto là discrezionalità crescente degli interventi accentua il malumore degli appassionati.


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