Formula 1, un giorno di show alle spalle di Verstappen

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Formula 1, un giorno di show alle spalle di Verstappen© Getty Images
Mauro Coppini
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Fino all’ultimo respiro. Ad Abu Dhabi la Formula 1 si ritrova protagonista nel film di Jean-Luc Godard. Perfettamente a suo agio in quella Nouvelle Vague della quale il regista francese è stato uno dei principali esponenti. In questo caso però è la rivoluzione regolamentare a mutare lo stile di vita dei Gran Premi. Con la spettacolarità dell’evento ad avere la meglio sui contenuti tecnici. Un cammino appena iniziato ma la cui strada è già tracciata. In questo senso Il dominio di Max Verstappen è solo un incidente di percorso che non dovrà ripetersi. Perché lo spettacolo non prevede prime donne. 

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Al contrario tutti i partecipanti devono avere diritto alla loro fetta di torta. In questo senso il Gran Premio di Abu Dhabi può essere considerato un primo passo verso una Formula 1 che considera l’imprevedibilità come il bene più prezioso e l’uomo indiscusso padrone della macchina. Protagonista condannato alla solitudine. Sottratto a tutte quelle influenze tecniche ed economiche che ne condizionano i risultati. Ad Abu Dhabi ha vinto Max Verstappen ma è dietro di lui che lo spettacolo ha fatto scintille. Con tutti i partecipanti o quasi, in grado di assicurarsi la loro parte in commedia. Frutto di una normalizzazione destinata ad accentuarsi ulteriormente. 
Tutto bene, quindi? Non proprio perché gli obiettivi spettacolari non modificheranno la Formula 1. Semplicemente ne calpesteranno l’anima. Con i costruttori destinati a fare un passo indietro per rinunciare a quella complessità che nessun regolamento è stata in grado di governare e la cui sofisticazione qualche volta è impermeabile anche ai progettisti che la hanno generata. Un esempio: la monoposto della Mercedes. Così avanti da andare in dietro. In questo senso è la Formula 1 stessa ad aver decretato la sua fine. E alla fine nei box ci saranno sempre meno meccanici e ingegneri e sempre più attori e campioni sportivi ad attirare l’attenzione di un pubblico crescente perché più curioso che appassionato. 

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