Verstappen, risposta al veleno a Wolff: è bufera tra Red Bull e Mercedes

La direttiva contro le ali flessibili riaccende le polemiche, non c’è pace tra i due top team
Fulvio Solms
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Niente da fare: le ruggini non solo non sono passate ma dalla fine del 2021 hanno corroso e mandato in malora il rapporto tra Red Bull e Mercedes. Parliamo di Abu Dhabi ovviamente, e di quel titolo piloti passato dalle mani di Lewis Hamilton a quelle di Max Verstappen nel modo che sappiamo. Questa pratica è il passato e prende polvere negli archivi, ma si riverbera a tutt’oggi nelle relazioni tra le due più forti squadre della Formula 1 recente. Ora la scintilla è una direttiva tecnica (TD018) entrata in vigore ieri a Singapore. E’ irta di paroloni come “elastomerico”, ma cerchiamo di farla facile: non solo non sarà tollerata la flessibilità delle ali, ma anche quella dei loro supporti. «Non vogliamo più vedere un’ala rigida ma disaccoppiata, che ruoti attorno a un perno in modo da potersi muovere su e giù» ha spiegato Tim Goss, direttore tecnico della FIA. E ha precisato: «Non abbiamo preso di mira alcun team in particolare».

La frecciata di Toto Wolff

Fin qui tutto chiaro, ma la scintilla ha riacceso polveri rimaste asciutte. Toto Wolff ha indirettamente gettato sospetti sulla flessibilità delle ali dei campioni, dicendo che «la cosa non ci riguarda molto, ma certo sarebbe bello se all’improvviso la Red Bull prendesse ad andare più lenta di mezzo secondo a giro. Ma non penso sarà così». Non è poi detto che non riguardi Mercedes, molto avanti nella scienza del tiramolla. Ma tant’è: l’uscita fa parte di una lunga guerra condotta attraverso la comunicazione. Dopo Monza, dove Max Verstappen aveva centrato il record di dieci vittorie di fila, Wolff aveva sminuito quel filotto come «un primato da wikipedia».

La risposta di Verstappen

Apriti cielo. Verstappen ieri ha risposto ad alzo zero: «A Monza la Mercedes aveva fatto una gara di merla (o di menta, insomma ha detto una parola del genere, ndr) quindi forse era arrabbiato per questo. A volte sembra un dipendente della nostra squadra (nel senso che parla molto di Red Bull, ndr) ma per fortuna non è così. Bisognerebbe essere in grado di apprezzare quando un team fa bene. Noi in passato l’abbiamo fatto». E stavolta è la Red Bull a non poter parlare così, perché spesso ha cercato di svilire gli altrui successi. Nella stessa giornata Lewis Hamilton ha contestato a Helmut Marko l’uscita, pregna di luoghi comuni, su Sergio Perez che «non riesce a concentrarsi come Verstappen o come faceva Vettel, perché è sudamericano». Una battuta di basso livello che ha costretto il dirigente Red Bull a chiedere scusa al suo pilota messicano.

Hamilton contro Marko

«È assolutamente inaccettabile quello che ha detto - ha osservato ieri Lewis Hamilton -. Ripetiamo che non c’è spazio per alcun tipo di discriminazione dentro questo sport, ma abbiamo leader che parlano così. Ciò non è positivo, credo che questi commenti mettano in evidenza quanto lavoro debba essere ancora fatto». Questi sono gli scambi tra le prime due squadre del campionato, nonostante Red Bull abbia più che doppiato Mercedes in classifica (sono 583-273). Altra storia che alla posizione attualmente occupata dalla Stella tedesca guardi con cupidigia la Ferrari: per riuscirci, dovrebbe recuperare 45 punti in otto gare. Una salita davvero ripida che sembra non dare speranze - sempre in ottica secondo posto - né ad Aston Martin che a quota 217 avrebbe esaurito tutto l’abbrivio mostrato nella prima parte dell’anno, né tantomeno la McLaren, vitale nella sua crescita tecnica ma staccatissima con i suoi 115 punti.


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