Ferrari in crescita, Leclerc perfetto ad Abu Dhabi

Il monegasco chiude secondo su Perez la corsa e il campionato, il Cavallino batte la Mercedes. Charles: «A inizio anno m’ero illuso. Spero di essere in rotta per il titolo»
Ferrari in crescita, Leclerc perfetto ad Abu Dhabi© Getty Images
Fulvio Solms
7 min
Alla fine, giusto negli ultimi giri dell’ultima gara, mentre s’insinuava il timore di un inciampo finale, la Ferrari ha spremuto da questa stagione il meglio possibile. Un dono, per chi l’attende all’appuntamento con i titoli mondiali. Servirà una macchina così equilibrata e parsimoniosa nel consumo delle gomme; servirà un campione come Charles Leclerc (e ovviamente anche il tostissimo Carlos Sainz), ieri straordinario nella gestione di una gara complessa del suo e complicata dalla partenza alle spalle di Sergio Perez; servirà questo muretto che ieri ha scelto le strategie giuste; serviranno questi meccanici-sincronette, velocissimi nei pit stop. Servirà anche un motore più solido naturalmente, e un progetto 2023 che trattenga i punti forti della F1-75 correggendone i difetti. Ci stanno lavorando e scusate per il disagio.

Lewis, peccato

E’ finita con Leclerc secondo su Perez nell’anno di un Max Verstappen-monstre (ieri quindicesima vittoria a incrementare il record già suo) e con il Cavallino largamente secondo a rintuzzare il ritorno prepotente della Mercedes, ieri incerta tra passo-gara, errori strategici, Russell solo quinto ed Hamilton ritirato (cambio ko). Ma che peccato non aver visto vincere Lewis quest’anno! Da quando mise piede in Formula 1 (2007) non era mai accaduto e chissà quanti decenni toccherà aspettare prima di trovare un altro in grado di debuttare da fuoriclasse e non smettere di esserlo per quindici anni filati. 

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La chiave del GP

Il dolce 2022 della Red Bull ha dunque un retrogusto amaro: non le è mai riuscita - unica tra le grandi squadre della Formula 1 - la doppietta nel Mondiale piloti. E dire che ci è andata vicina. Ieri Perez ha avuto larghe possibilità, ma il doppio braccio di ferro è stato perso due volte dai bibitari: pilota contro pilota, con Leclerc perfetto nella gestione accorta delle gomme, fondamentale per riuscire a chiudere con la strategia a una sola sosta (come lui solo Verstappen), e anche squadra contro squadra, con la Ferrari a far girare la chiave nella toppa del GP al giro 33 di 58). «Opposite to Red Bull» è stata la chiamata decisiva. Leclerc aveva appena agganciato la scia di Perez, che Red Bull ha sottratto al suo DRS chiamandolo al secondo pit stop; in quel momento il muretto del Cavallino ha detto a Charles di fare il contrario. 
Se lui rientra tu resti fuori, se lui resta fuori tu rientri. 

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Stillicidio

Checo è entrato e Charles s’è involato verso la traversata del deserto, venticinque giri con gomme hard già in quel momento vecchie di dodici, resistendo a Perez che, con una sosta in più, le avrebbe avute più fresche. 
Quando il messicano è tornato in pista dopo il secondo pit stop, era sesto e doveva recuperare 18 secondi a Leclerc. Poi il lungo conto alla rovescia, con il messicano più veloce. A meno dodici giri Perez ha superato Hamilton passando terzo, a 10 secondi da Leclerc. A meno sette giri ne aveva 6, a meno quattro 3”6. All’ultimo giro: due secondi. E lì è rimasto, con Charles a ritmo da qualificazione e Perez falloso, schiacciato dalla frustrazione di non poterlo più prendere. Il monegasco ha guardato indietro: «Dopo le prime gare avevamo la macchina migliore e m’ero illuso. Spero che questo sia stato un anno di transizione verso il Mondiale». Una soddisfazione condizionata. 

Ripensamento

Il successo della Ferrari è stato pieno anche con Sainz nettamente davanti a Russell, dopo aver incrociato le armi con Hamilton al primo giro e averci combattuto quasi per altri dieci. Lewis è inciampato in una tentazione che lui più di ogni altro dovrebbe conoscere: lottando con Carlitos (due pit stop per lui) ha chiesto troppo alle gomme posteriori, cuocendole per poi doverle raffreddare con un calo di ritmo. Il doppio secondo posto della Ferrari centra gli obiettivi di inizio stagione e conferma la crescita rispetto all’anno precedente. Dovrebbe consigliare al presidente John Elkann di tornare sui suoi intendimenti, approfittare scaltramente della smentita ufficiale e far passare le voci sull’esonero di Binotto come un’allucinazione collettiva. Sfilare adesso l’architrave e ricominciare a costruire da zero no, questo no, per pietà. 

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