Massa: "Ferrari, ora riparti. La scelta è giusta"

Ex pilota col cuore ferrarista: «Leclerc vale quanto Verstappen o Hamilton: va blindato. Lewis e l’8º titolo? Una bella storia ma io tifo Schumacher»
Massa: "Ferrari, ora riparti. La scelta è giusta"
Fulvio Solms
9 min

Fede ferrarista di rito schumacheriano, a vita e senza tentennamenti. Il cuore di Felipe Massa conosce una direzione sola nonostante con la velocità, l’impegno e una straordinaria caparbietà, egli abbia scritto in Formula 1 una storia molto bella ma densa di incompiute: quasi vincitore della gara più discussa di sempre (il GP Singapore 2008 devastato dal finto incidente di Piquet jr), quasi campione del mondo alla fine di quella stagione, quasi morto nel 2009 dopo il bullone preso in faccia all’Hungaroring, quasi ritirato a fine 2016 prima che la Williams lo richiamasse precipitosamente (ricorderete l’inopinato stop di Nico Rosberg dopo il titolo, e Bottas chiamato d’urgenza in Mercedes). Oggi Felipe è ambasciatore della Formula 1, spesso in prima linea nelle interviste ai piloti sul podio. Molto amico di Charles Leclerc e di Nicolas Todt che lo amministra. Corre nelle Stock Car e più dietro le quinte è un businessman molto attivo nell’alimentare e nella ristorazione. Dalla sua casa di San Paolo, reduce da una vacanza sulle nevi francesi, provate a immaginare di cosa ci abbia parlato. 

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La Ferrari attraversa un momento delicato.

«Nei miei otto anni a Maranello (2006-2013, ndr) ho visto di tutto, successi e momenti difficili. Michael (Schumacher) lottò fino all’ultimo nel 2006, Kimi (Raikkonen) vinse nel 2007, io quasi nel 2008, poi la Ferrari non è mai riuscita ad avere una macchina vincente. Le volate a fine 2010 e 2012 furono più merito di Fernando (Alonso) che della vettura. Da allora ha sofferto contro Red Bull prima, contro Mercedes poi e ora di nuovo contro Red Bull. Tra aerodinamica, motore, strategia, piloti, manca sempre qualcosa per completare l’opera». 
 
Come se ne esce?

«Con una squadra equilibrata e che non soffre la pressione dell’attesa. Quando arrivai, la Ferrari era più fredda di questa perché Jean Todt riusciva a renderla tale». 
 
Dunque il nodo è il team principal?

«Ci sono tante piccole cose che non funzionano: l’affidabilità, la strategia, gli stessi piloti. Il mio amico Charles (Leclerc) lo scorso anno ha fatto qualche errore che gli è costato punti pesanti. Alla fine un cambio di team principal ci voleva». 
 
Perché?

«Perché si vedeva che c’era confusione all’interno, i rapporti tra Binotto e la presidenza non erano buoni. Invece la fiducia da parte dei vertici è fondamentale. Il presidente deve sapere quel che succede in squadra, e insomma, era normale che alla fine questi errori li pagasse Mattia: molto bravo, tecnico di talento ma non è arrivato il risultato e la sua uscita non è stata una sorpresa».

Dunque i secondi posti nel Mondiale 2022 sono stati più una sconfitta che un momento di crescita?

«Sono quel che meritavano e anche il massimo possibile. Hanno rischiato di arrivare terzi e sarebbe stato un bel pasticcio, mentre vincere il Mondiale sarebbe stato forse impossibile anche senza errori, perché la Red Bull è cresciuta tantissimo e la sua stagione è stata praticamente perfetta». 

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Cosa guadagna la Ferrari con Frederic Vasseur team principal?

«Tocca aspettare per dirlo. Vasseur è capace, la scelta potrebbe funzionare ma bisogna dargli il tempo di capire la Ferrari che è molto più di una squadra: è una religione. Anche Jean Todt ha avuto bisogno di anni per unire i puntini e far venire fuori la Ferrari vincente». 
 
Bisogna ricominciare dunque? Non ci si può aspettare il Mondiale quest’anno?

«Con la Scuderia non si può mai dire, e da tifoso Ferrari so bene cos’è l’attesa. L’anno scorso è stato un dolore per me vederla calare dopo i quaranta punti di vantaggio dell’Australia. Avrà bisogno di un anno, forse di due? Non so, ma la mentalità è vincente». 
 
Cosa ti aspetti dalla macchina, per così dire, di Binotto?

«Non è la definizione giusta perché esce dal lavoro di oltre mille persone bravissime: è la macchina della Ferrari. Detto questo, mi aspetto che abbiano capito cos’ha impedito lo sviluppo della F1-75 nella seconda parte del 2022. Ma sarà un anno ancora più difficile perché non si ricomincia da zero, Red Bull è fortissima e Mercedes avrà fatto tesoro degli errori sulla W13». 

Il tuo amico Leclerc vorrebbe essere tutelato come un primo pilota: è un diritto che deve prendersi lui di forza o gli va riconosciuto dalla Scuderia?
«La macchina deve essere vincente e la squadra funzionante, il resto devono farlo i piloti; tanto dopo cinque-sei gare capisci chi è la punta. L’anno scorso dopo tre GP era già tutto chiaro». 
 
Sainz sarebbe in grado di puntare al Mondiale?
«Nel suo primo anno è stato il più bravo ma la macchina non era competitiva. Quando lo è stata, nel 2022, Charles è venuto fuori. Se farà lo stesso quest’anno, sarà difficile per Carlos ricreare la situazione del 2021». 
 

Entrambi sono legati al Cavallino fino al 2024, mentre Verstappen è blindato fino al 2028: la Ferrari dovrebbe prolungare subito l’accordo con Charles?

«Lui per me è uno dei grandi in Formula 1, un uomo-chiave come Verstappen nella Red Bull e come Hamilton lo è stato nella Mercedes. Fossi in Vasseur, ora mi dedicherei a macchina e squadra e a metà campionato gli proporrei il prolungamento». 
 
Hamilton che insegue l’ottavo Mondiale è una bella storia, o Lewis rischia un finale di carriera in declino?

«E’ un fenomeno, ma l’età non è un punto di forza come abbiamo visto anche con Schumacher. La sua è una bella storia: non ho niente contro Hamilton, ma l’amore per Michael mi fa sperare che mantenga il record dei sette titoli». 


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