Vasseur esclusivo: "Vince la Ferrari, non Leclerc"

Incontro a Maranello con l'uomo su cui Elkann ha scommesso per il futuro del Cavallino: "Puntiamo subito al Mondiale: qui si smuovono le montagne"
Vasseur esclusivo: "Vince la Ferrari, non Leclerc"© EPA
Fulvio Solms
7 min

Frederic Vasseur, Fred per gli amici, come team principal della Ferrari è in pieno rodaggio. È a Maranello da tre settimane e dorme ancora in albergo, deve scegliere una casa e farci trasferire dalla Francia moglie e tre dei suoi quattro figli: il primo, venticinque anni, ha già preso la sua strada. Ma qual è la strada che prenderà la Ferrari? Abbiamo provato a capirlo a Maranello in un incontro con lui riservato alla stampa italiana. Molte domande, le più disparate, cui spesso il manager ha replicato gettando la palla in tribuna. L’immagine che abbiamo ricavato è quella di un uomo preparato ma al cospetto di un incarico molto più grande dei personali successi imprenditoriali finora raggiunti, nonché di quelli ottenuti alla guida di team in formule minori. Se sarà all’altezza del compito deve, dobbiamo tutti scoprirlo. Magari, ecco, un indizio incoraggiante: ripete la parola «vincere» con monomaniacalità pari a quella di Ibrahimovic.

È conscio che questa sia più una religione che un team?
«Sì, è chiaro si tratti della mia più grande sfida di sempre. C’è grande entusiasmo, la attese sono altissime ma dobbiamo riuscire a essere freddi».

Dov’era quando ha ricevuto la chiamata?
«Tranquillo a casa che bevevo un caffè. Ma c’erano state voci e avevo avuto tempo di abituarmi all’idea».

La cosa che più l’ha impressionata a Maranello?
«La lista dei vini (ride). In realtà ero già stato qui perché ero in un team cliente, l’avevo visitata e conoscevo già alcune delle persone. Nessuna sorpresa, piuttosto ho notato che tutti cominciano a lavorare presto e finiscono tardi perché vogliono tornare a vincere. L’obiettivo è chiaro».

Cosa ha fatto in queste prime due settimane di lavoro?
«Ho parlato a quattr’occhi con trenta-trentacinque persone, ho ascoltato i diversi punti di vista. L’atmosfera è molto positiva».

Cosa c’era di sbagliato nella Ferrari del 2022?
«Capire e analizzare cosa e perché sia andato storto è il difficile del mio lavoro oggi. È il mio primo compito, non voglio essere arrogante ma so che passo dopo passo ce la farò».

Cosa si aspetta dal prossimo Mondiale?
«La cooperazione tra responsabili di area è ottima e va replicata a tutti i livelli della piramide. La motivazione è altissima in tutti e ciò mi rende ottimista. Quando serve, qui si smuovono le montagne».

Mattia Binotto era managing director oltreché team principal, lei è general manager: chi si occuperà della direzione?
«La Scuderia è un dipartimento della Ferrari, non un’azienda autonoma: altri schemi porterebbero confusione. Il mio ruolo invece è chiaro: sono qui per far funzionare il team al meglio per vincere il campionato».

Quando Todt arrivò in Ferrari chiarì che avrebbe avuto come interlocutore solo il presidente: è la stessa cosa per lei?
«L’ho detto, la Scuderia è un ramo d’azienda e io riporterò a Mr. Vigna (l’a.d. Benedetto Vigna, ndr). Non so come funzionassero le cose trent’anni fa, adesso è così. Il supporto di John (il presidente Elkann) e quello suo sono totali».

Perché hanno pensato che lei fosse la persona giusta?
«Chiedetelo a John. Posso dire che il mio compito sia mettere ognuno nelle migliori condizioni per fare il suo lavoro. Senza voler essere arrogante: diverse volte ho avuto successo e in trentadue anni al muretto ho affinato questa comprensione».

La sua prima decisione da team principal?
«Prendere lezioni di italiano (ride). Un’ora ogni mattina, dalle sette. Conto di impararlo entro fine stagione».

Leclerc vorrebbe essere prima guida: è un diritto che Ferrari gli garantirà o dovrà conquistarselo in pista?
«Non c’è un pilota numero uno perché numero uno è la Ferrari. L’obiettivo è che vinca la squadra e la mia politica su ciò sarà cristallina: bisogna spingere come matti con entrambi, poi durante la stagione capiremo di più».

La sua amicizia con Charles ha agevolato il suo arrivo in Ferrari?
«Non ne so nulla ma ripeto, sono qui per mettere nelle migliori condizioni la squadra e non lui. Me lo ricordo a dodici anni, scoprii il suo talento vedendolo correre sui kart, ma questo con la mia chiamata non c’entra».

E cosa pensa di Carlos Sainz?
«L’avrei voluto in Renault, poi alla Sauber: credo sia la prova migliore che ho fiducia in lui».

Punterà al Mondiale già quest’anno?
«Quando hai la fiducia di John e Benedetto, persone di valore come quelle della Ferrari, le risorse e due piloti come Charles e Carlos, non puoi puntare ad altro che a vincere».

Pensa di farcela in così poco tempo?
«La Formula 1 è così, devi stare concentrato sulla gara successiva e anche guardare alle auto della prossima generazione. Bisogna lavorare su piani paralleli. Ho appena avuto una riunione sul 2026, ma per essere competitivi allora bisognerà esserlo già da quest’anno. Tutti devono andare nella stessa direzione ed è quel che sta accadendo».

Todt ci mise sei anni prima di vincere un titolo.
«La Formula 1 è cambiata, è passato tanto tempo e non sono concentrato sugli anni Novanta».

È vero che la macchina sia un secondo più veloce della F1-75?
«Ho guardato i dati, ho visto il simulatore, sembra tutto a posto ma dobbiamo aspettare di vederla in pista. I miglioramenti ci sono ma è tutto relativo rispetto a quel che faranno gli altri. L’obiettivo è vincere, non ci sono altre opzioni».

Ci sarà bisogno di un direttore tecnico?
«Enrico (Cardile, ndr) ha gestito bene la situazione trasversalmente nell’organizzazione e continueremo così».

Ci saranno modifiche nel settore delle strategie?
«La questione è sul tavolo e il problema è di gruppo, non dei singoli. Devo capire cosa ha innescato gli errori nel 2022, tra un paio di settimane prenderò decisioni».

Sente la pressione?
«Riesco a dormire anche se le mie notti sono corte. Gestire la pressione è parte del successo e se non si avverte è meglio cambiare lavoro».


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