
Chi regge il progetto
Cardile, dunque. Il responsabile del telaio ma di fatto direttore tecnico, anche se non c’è quella targhetta fuori dal suo ufficio. Enrico Cardile, alla Ferrari dal 2005, è il miglior prodotto della filosofia autarchica di Sergio Marchionne di far crescere le seconde e terze linee, è quello che oggi regge i fili del progetto dell’intera vettura. Perderlo potrebbe avere conseguenze esiziali, e pensare di sostituirlo in modo indolore col criterio del togli e metti (fuori Cardile, dentro Simone Resta che è già sotto contratto Ferrari, ma distaccato in Haas) sarebbe una svista. Inutile il dibattito sulla reale qualifica di Enrico Cardile: non sarà direttore tecnico, ma lo fa. Non lo è come Pierre Waché della Red Bull, che deve tenere insieme una macchina prodotta in Inghilterra e un motore che arriva dal Giappone, non lo è come Mike Elliot, le cui due metà della mela Mercedes vengono prodotte a quaranta chilometri di distanza, e per analoghe ragioni non lo è come Matt Harman all’Alpine (Enstone e Viry Chatillon), né lo è come i direttori tecnici delle varie squadre clienti. In Ferrari, che produce tutto sotto lo stesso tetto, Cardile è formalmente sullo stesso livello del capo-motorista Enrico Gualtieri, lavora di concerto con tutti ma l’ultima parola è la sua.
Ridare serenità
Ecco, Cardile non si sente più al sicuro, come peraltro altre figure tecniche interne a Maranello. Ritiene che se è saltato Mattia Binotto che lo proteggeva, facendogli da parafulmine per permettergli di pensare e ideare e rischiare e sbagliare, anche, senza necessariamente doverci rimettere la ghirba, ecco, se è saltato il team principal anche la sua posizione non è più garantita. Tale clima nella Scuderia non favorisce il fermento delle idee, e questa dovrebbe essere oggi la prima preoccupazione del team principal: restituire serenità a tutti i responsabili d’area. Lo stesso Vasseur in Bahrain, parlando con persone a lui vicine, si è lamentato dell’invadenza dei dirigenti dell’azienda, ma era stato proprio lui a dirci che «la squadra è un dipartimento dell’azienda», e che definirla un’entità autonoma (come la Scuderia è sempre stata nella sua storia) costituisse «un abuso di linguaggio». Analoghi dubbi attraversano Mekies: ne abbiamo parlato e dobbiamo confermare, pur registrando che da Maranello ci sia stata riferita la sua intenzione di rimanere al fianco di Vasseur. Questa è l’aria che tira a pochi giorni dall’Arabia Saudita, il secondo GP dell’anno.