ROMA - Non so se Carlos Sainz sul gradino più alto del podio, abbia sussurrato una canzone del lontano 1972, per sottolineare una vittoria che parla di un successo personale, ma soprattutto efficace per consolidare un positivo risultato che solo una settimana prima, a Monza, sembrava più un accidente che il frutto di un impegno tecnico e sportivo. In una sola settimana il pilota spagnolo è passato da una incerta collocazione ad una possibile prima guida. Dalle alte velocità di Monza, all’agilità di Singapore. Con una monoposto improvvisamente capace di dare, a sorpresa, il suo meglio sui circuiti meno adatti alle sue qualità, almeno a dare retta ai tecnici di Maranello e viceversa. Una “tuttofare” imprevedibile.
A Singapore un nuovo inizio
Contemporaneamente anche altri concorrenti hanno trovato la strada che conduce ad un successo che almeno fino a Singapore, era indiscusso patrimonio della Red Bull e di Max Verstappen. E che a Singapore hanno trovato la porta per entrare su un palcoscenico che per loro sembrava irraggiungibile. Ferrari ma anche Mercedes, McLaren e Williams hanno improvvisamente trovato la chiave per puntare alla vittoria . Una rivoluzione che sembra coincidere con quella che possiamo indicare come l’inizio della “seconda sessione del campionato”. Del quale Stati Uniti e paesi Arabi fanno parte. Paesi ai quali Liberty Media, proprietaria del Circus , si rivolge per vendere una Formula 1 sempre più lontana dai “clienti” europei. Con lo spettacolo al centro della pista. E se paesi Arabi e Stati Uniti sono i più interessati niente di meglio che offrire loro uno show adeguato ai loro interessi e alla loro disponibilità economica. Dove la ruota panoramica e l’ottovolante la fanno da padrone e dove chi vince deve chinare la testa. Ma solo fino a quando il debole comincia vincere.