Ferrari, ore convulse: c’è preoccupazione, si ristudia tutto il progetto

Dopo la doppia squalifica in Cina è l'altezza della Sf-25 il rebus da risolvere a Maranello: tocca a Serra trovare la soluzione in vista del Gp del Giappone
Fulvio Solms

Il lunedì dopo le due squalifiche è un giorno drammatico, emergenziale, in cui la Ferrari si chiude a riccio. Riunioni tecniche e chiamate degli alti dirigenti irritati con Vasseur si succedono, mentre il problema del sottopeso di Charles Leclerc viene sminuito a errore di valutazione, per quanto grave, mentre quello del pattino troppo consumato sulla macchina di Lewis Hamilton apre un vero scenario di crisi.   Quel mezzo millimetro di usura in eccesso, che ha determinato l’esclusione dalla classifica del vincitore della Sprint, è la cartina al tornasole della difficoltà che la Ferrari sta avendo nel far funzionare l’aerodinamica.

Ferrari, effetto suolo da non perdere

La macchina è veloce e ha un buon passo gara, ma per poterlo esprimere deve viaggiare bassissima, e nel caso del GP di Cina: troppo bassa. Perché se vuoi stare in sicurezza e alzi la macchina (parliamo di due millimetri che ai nostri occhi sono pochi ma poi sui cronometri valgono almeno tre decimi a giro) si perde l’effetto suolo, e nel contempo l’intero corpo vettura diventa come un’ala esposta al vento (immaginare il DRS del tutto abbassato o leggermente sollevato). E una macchina-ala sul dritto non fila più. Proprio alzare la monoposto ha determinato la perdita di prestazione tra il venerdì e il sabato in Australia, e tra il sabato e la domenica in Cina.


© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Ferrari

A Maranello preoccupati per i dossi di Suzuka

Ora sulla Ferrari gravano pesanti domande. Se i simulatori segnalavano una SF-25 da Mondiale e le piste dicono altro, la correlazione tra gli uni e le altre c’è davvero, oppure i dati ricavati a Maranello sono bugiardi? Se un asfalto liscio a biliardo come quello nuovo del tracciato cinese ha consumato troppo il pattino, di quanto bisognerà alzare le Rosse tra due domeniche per farle resistere ai dossi di Suzuka? Inoltre e soprattutto: il problema può essere risolto con un nuovo fondo, o è strutturale e relativo all’intero progetto, segnatamente alle sospensioni del tutto riviste? Un bel rebus, amplificato dall’improvvida candidatura ai due titoli sbandierata in inverno e, oggi, complicato dall’ansia da prestazione. Ulteriori spiegazioni la Ferrari non ne dà, al di là delle contrite righe diffuse dopo le due squalifiche: tutto il restante parlato, dei piloti come del team principal Fred Vasseur, è rimasto quello dell’immediato dopo-gara, laddove si citano il quinto e sesto posto, successivamente sfumati.

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Ora la Ferrari  si affida a Serra

Ora tocca a Loic Serra: qui si parrà la sua nobilitate. Non come direttore tecnico, ma nel ruolo di cui è davvero espertissimo e che dal 2019 al 2023 lo ha visto operare con profitto alla Mercedes: quello del responsabile dello sviluppo. Il tecnico francese era l’uomo cui la Stella tedesca affidava ogni anno la sua macchina, meglio o peggio riuscita, affinché potesse filare il più forte possibile. Tocca a lui, dunque. Dopo i test del Bahrain (26-28 febbraio), alla luce della carenza di passo-gara, la Ferrari era subito corsa ai ripari, cominciando a preparare un nuovo fondo che garantisse l’effetto suolo facendo lavorare meglio la vettura. Il programma prevede di vederlo debuttare proprio nel GP del Bahrain (13 aprile), dunque fra due gare; ma ora, alla luce dell’emergenza, proveranno ad anticiparlo al prossimo GP del Giappone? Oppure, di fronte al rischio di ingarbugliare la matassa tecnica, prevarrà la linea della prudenza? Dopo la doppia figuraccia, a Maranello si vivono ore convulse.

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Il lunedì dopo le due squalifiche è un giorno drammatico, emergenziale, in cui la Ferrari si chiude a riccio. Riunioni tecniche e chiamate degli alti dirigenti irritati con Vasseur si succedono, mentre il problema del sottopeso di Charles Leclerc viene sminuito a errore di valutazione, per quanto grave, mentre quello del pattino troppo consumato sulla macchina di Lewis Hamilton apre un vero scenario di crisi.   Quel mezzo millimetro di usura in eccesso, che ha determinato l’esclusione dalla classifica del vincitore della Sprint, è la cartina al tornasole della difficoltà che la Ferrari sta avendo nel far funzionare l’aerodinamica.

Ferrari, effetto suolo da non perdere

La macchina è veloce e ha un buon passo gara, ma per poterlo esprimere deve viaggiare bassissima, e nel caso del GP di Cina: troppo bassa. Perché se vuoi stare in sicurezza e alzi la macchina (parliamo di due millimetri che ai nostri occhi sono pochi ma poi sui cronometri valgono almeno tre decimi a giro) si perde l’effetto suolo, e nel contempo l’intero corpo vettura diventa come un’ala esposta al vento (immaginare il DRS del tutto abbassato o leggermente sollevato). E una macchina-ala sul dritto non fila più. Proprio alzare la monoposto ha determinato la perdita di prestazione tra il venerdì e il sabato in Australia, e tra il sabato e la domenica in Cina.


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