Retroscena Ferrari, Leclerc non ci sta più e sbotta: "Da adesso decido io"

Il pilota monegasco non seguirà più le indicazioni tecniche tarate sulla monoposto di Hamilton
Fulvio Solms
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Viaggio nel tempo: 6 marzo-6 aprile. Viaggio nello spazio: Milano-Suzuka. Viaggio nell’ospizio: ci troveremo la SF-25? Il rischio c’è perché nel brevissimo volgere di un mese la Ferrari è passata dall’ottimismo orgiastico di Piazza Castello al crudo realismo di un quarto posto nel Mondiale costruttori. E volendo ripensare a quella prima improvvida candidatura per il Mondiale piloti: al sesto posto di Charles Leclerc, per non parlare di Lewis Hamilton ottavo. In mezzo c’è un risultato surreale: squalifiche battono podi due a zero. Ora si torna in Bahrain, un mese e mezzo dopo i test invernali, e bisogna purtroppo già sfoderare il luogo comune dell’ultima spiaggia che è trito, ma in questo caso veridico. Se dopo l’Australia, la Cina e la tecnicissima Suzuka la Ferrari è in queste condizioni, rimane il tracciato probante dei test per accertare una capacità di reazione.

Ferrari, le distonie di Maranello

Il problema degli ingegneri è capire come arrivare all’obiettivo della prestazione: per Leclerc servono gli sviluppi «e ho un’idea», per Vasseur «prima di pensare agli sviluppi dobbiamo risolvere i problemi di bilanciamento», per Hamilton «la mia macchina ha un deficit rispetto a quella di Charles». Ognuno imposta una sua traiettoria, ed è curioso ricordando proprio Piazza Castello, quando i due piloti garantirono di avere stili di guida e preferenze tecniche in comune. Ma è anche inutile andare avanti come sincronette, se i risultati sono questi. 

Ferrari, Leclerc va per la sua strada

La sintonia si è spezzata sabato sera quando Charles - vi riferiamo qui un retroscena - ha annunciato a Vasseur e agli ingegneri apicali: «Basta, vado per la mia strada». Una presa di posizione tanto più di rottura se si tiene conto di come la Ferrari di Vasseur penda dalle labbra di Lewis, fin dal momento in cui questi ha calpestato il sacro suolo di Maranello. Diventa dunque preclaro il senso di quella frase detta da Charles dopo la fine del GP Giappone: «Io vado a Sakhir con una visione diversa dei test. Ho una direzione molto chiara che voglio prendere per quello che è il mio stile di guida, e spero che paghi». A questo punto la Ferrari si divide tecnicamente in due box distinti - nulla di drammatico: accade molto spesso nel motorsport - ognuno dei due piloti seguirà una propria strada, e Charles è convinto che con gli input giusti riuscirà a schiodarsi da una situazione deficitaria (che comunque finora lo vede in una posizione di superiorità nei confronti di Lewis).

Ferrari, batti un colpo

Purtroppo i problemi che rallentano la Ferrari non riguardano solo la qualificazione ma anche la gara, quando la macchina deve viaggiare bassa per sfruttare al massimo l’effetto-suolo. Hamilton a Suzuka ha parlato così: «Più di quel ritmo non avevo, faticavo con il posteriore. La qualificazione è sì fondamentale per partire più avanti, ma se anche ci fossi riuscito sarei stato probabilmente superato in gara dalle Mercedes, che erano più veloci di noi. Spero che il GP del Bahrain mi permetta di avvicinarmi in qualche modo». Dove l’espressione «in qualche modo» non lascia tranquilli. Loic Serra batta dunque un colpo, non come direttore tecnico ma nella sua grande competenza nel campo dello sviluppo: alla Mercedes ha fatto cose egregie, ottimizzando tutte le Frecce d’argento che l’ufficio tecnico gli ha affidato tra il 2019 e il 2023. Sa come si fa.

Maranello, il dilemma del fondo

A Sakhir tutti arriveranno non come nei primi tre GP, ma con una mole di dati raccolti nei test di fine febbraio. Il problema è che chi sta usando la macchina in maniera corretta - la McLaren - potrà sfruttare questi dati per apportare i primi ritocchi al progetto, mentre gli altri dovranno prima raggiungere tale consapevolezza. Attorno all’afona Ferrari si sente parlare di un fondo rivisto, ma anche su questo ci sono visioni discordanti sull’opportunità di usarlo.

 

 

 


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