
L’ uomo che quando vede la sua ombra avverte l’istinto di sorpassarla dovrà stare molto, molto accorto. Max Verstappen, da che è in Formula 1, ha sempre garantito spettacolo, agendo con le buone o con le cattive nei confronti degli avversari: con le buone quando la sua Red Bull era largamente superiore alle altre macchine, con le cattive quando doveva spingersi oltre il possibile, laddove possibile è sinonimo di lecito. L’ombra che però oggi grava su di lui non è la sua, ma quella della regola dei punti di penalità con cui viene marcata la superlicenza di un pilota, e che decadono esattamente dodici mesi dopo che sono stati comminati. Il sistema, entrato in vigore nell’era dell’ibrido (2014), prevede che quando si raggiungono i dodici punti, scatti la squalifica per il gran premio successivo. La misura ha un solo precedente: Kevin Magnussen escluso dal GP Azerbaijan dello scorso anno, dopo un abbordaggio a Gasly a Monza costatogli due punti, decisivi per fargli raggiungere il limite.