La lussazione: come curarla

Il dottor Di Giacomo e il dottor Danieli spiegano metodologie e tecniche per affrontare il problema
La lussazione: come curarla
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Spesso la lussazione, anche chiamata “uscita di spalla” è causata da una caduta inaspettata. Per chiarire cosa fare abbiamo chiesto a due esperti in tema di spalla, il dottor Giovanni Di Giacomo, specialista in chirurgia ortopedica, in particolare in chirurgia della spalla e del ginocchio, presso il Concordia Hospital di Roma e il Dr. Alessandro Danieli, fisioterapista e responsabile del Poliambulatorio Fisiodanieli in Roma.

Dott. Di Giacomo e Dott. Danieli, in cosa consiste la lussazione della spalla?
La lussazione della spalla è caratterizzata dalla fuoriuscita della testa dell’omero – che è come una sfera – dalla cavità della scapola che la contiene. La lussazione si verifica normalmente a causa di eventi traumatici, più o meno importanti, che di solito si verificano a seguito di incidenti stradali, ma che possono accadere anche durante lo svolgimento di lavori manuali e di attività sportive, soprattutto quelle che richiedono agli atleti una maggiore sollecitazione degli arti superiori. Ecco perché i giocatori di baseball, di pallavolo, di pallamano, e ovviamente anche i tennisti, appartengono a quelle categorie di sportivi che sono più suscettibili alla lussazione della spalla.

Come ci si accorge di avere una lussazione della spalla? Quali sono i sintomi?
Normalmente ci si rende conto di avere una spalla lussata per il forte dolore a carico di questa articolazione, e per il conseguente blocco articolare. È necessario che il paziente sia portato in tempi rapidissimi al Pronto Soccorso per essere sottoposto ad un esame radiografico e, se viene constatata la fuoriuscita della testa dell’omero dalla glena, sarà sedato dal medico con degli opportuni farmaci, fondamentalmente degli antalgici che tolgono il dolore e dei mio-rilassanti. Sotto sedazione l’ortopedico, approfittando del rilassamento muscolare ottenuto, con delle opportune manovre, provvederà a ridurre la lussazione, cioè riporterà la testa dell’omero nell’appropriata sede. Successivamente il paziente verrà sottoposto ad un nuovo esame radiografico per accertare il corretto reinserimento della testa dell’omero nella cavità.

Dott. Di Giacomo che cosa succede quando ad un paziente la spalla comincia ad uscire più volte e anche con una certa facilità?
Questo tipo di inconveniente è piuttosto grave e, in casi del genere, ci troviamo di fronte ad una vera e propria defaillance che necessita di una risoluzione di tipo chirurgico. Precisiamo che l’intervento è necessario solo per quei pazienti ai quali la spalla esce spesso causando una disabilità importante nelle attività della vita quotidiana o sportiva.

In questi casi, che tipo di intervento si rende necessario?
Se i danni al tessuto osseo, alla cartilagine ed ai legamenti non sono gravi, l’artroscopia prevede la risoluzione del problema riparando i legamenti attraverso due o tre piccole incisioni di 2/3 millimetri con l’ausilio di una sonda ottica che consente di identificare le lesioni. Altri piccoli strumenti permettono di riparare i legamenti reinserendoli all’osso, ovvero di chiudere quel cancello che si era aperto e che permetteva la fuoriuscita della testa dell’omero.

Cosa succede nei casi più gravi?
Nei casi più gravi, in cui i legamenti non sono riparabili perché la testa dell’omero è uscita molte volte e ha disturbato in modo importante anche la cartilagine e l’osso, esiste un’altra tecnica mini-invasiva che prevede una incisione di cinque centimetri. Proprio di fronte alla zona dove la testa dell’omero tende a uscire, viene posto un piccolo blocchettino d’osso prelevato dalla stessa spalla e fissato con due viti, in modo tale che quando la spalla, durante un gesto a rischio, tenderà ad uscire, questo funzionerà da stop impedendone immediatamente la fuoriuscita.

Dottor Danieli, dopo la riduzione della lussazione quali sono le procedure da seguire per una completa riabilitazione?
Normalmente si applica un tutore da indossare per circa venti giorni. Seguirà un trattamento riabilitativo specifico, mirato al recupero della mobilità e ad un corretto rinforzo muscolare. Per ridurre il dolore, ci avvaliamo, oltre alle mani mediante una massoterapia decontratturante, di apparecchiature elettromedicali quali: tecarterapia e laserterapia”. Il trattamento riabilitativo deve essere eseguito con il monitoraggio di personale specializzato e dura circa 2/3 mesi a seconda dei casi. Anche a seguito di un intervento chirurgico e quindi ad una frattura scomposta, è molto importante il ruolo del fisioterapista per un valido recupero post-operatorio: con esercizi specifici il paziente può tornare ad una piena autonomia delle attività di vita quotidiana.

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