Una grande festa. È questo quello che Niccolò Fabi vuole regalare a tutti i suoi fan chiamandoli a raccolta nella stessa città, la sua Roma, nello stesso posto, il Palalottomatica, nello stesso giorno, il 26 novembre. Un live unico ed emozionante per celebrare i suoi primi vent’anni di carriera con quelle persone che in tutti questi anni lo hanno seguito, supportato e applaudito.
Dopo un lungo tour estivo il 26 novembre sarà sul palco del Palalottomatica per una grande festa live per festeggiare i 20 anni di carriera.
«Musicalmente, negli ultimi anni sto raggiungendo tutto quello che speravo di raggiungere. Ho ricevuto tanti attestati di stima e i concerti estivi sono stati un pretesto per salutare tutti i miei fan, un modo per condividere il traguardo dei 20 anni di carriera con tutte le persone che mi hanno seguito in questi anni. La festa finale non poteva che essere a Roma. La mia città, in un palazzetto dove da ragazzo ho visto i concerti più importanti della mia vita: dai Police a Bob Dylan e Paul McCartney».
Cosa si aspetta dal pubblico?
«Vorrei che le persone che mi hanno seguito in questi anni, ognuno nella propria regione, venissero al Palalottomatica per conoscersi tra loro. Sarà una festa per ringraziarli di esserci stati in questi anni e per salutarli».
Vent’anni di musica sono, come il titolo di un suo disco, “Una somma di piccole cose”?
«Sì. Mi rendo conto che non ho mai fatto scelte radicali o coreografiche, ma una serie di passi per portare con cura la prua della mia imbarcazione verso la direzione che consideravo giusta. E tutte le cose sono arrivate gradualmente perché non sono irruento, ma una persona che ha fatto scelte ponderate e radicate».
Ritornando indietro nel tempo, ha dichiarato che se le avessero chiesto 20 anni fa cosa ascolta avrebbe detto “di tutto”. Oggi è cambiato qualcosa e sì quali sono le sue fonti d’ispirazione?
«Nel periodo della mia gioventù ascoltavo di tutto. Poi le cose sono cambiate. Nel momento in cui devi mettere in pratica la tua musica allora devi imparare a selezionare e capire che non tutta quella che ti piace sei in grado di riprodurla. Nel mio percorso mi hanno aiutato artisti come Cat Stevens e tutto quel folk americano di ultima generazione che coniugano alla perfezione delicatezza e potenza, soul e funk, generi vicini al mio linguaggio e al mio modo di cantare».
È per via dei suoi “nuovi ascolti” che ha pensato a “Il giardiniere 2017”, una canzone che ha segnato il suo esordio e che ha scelto come primo singolo della raccolta “Diventi Inventi 1997-2017”?
«Esattamente. Per questa raccolta mi sembrava giusto risuonare un po’ di canzoni vecchie accostandole in maniera naturale alle ultime. La prima non poteva che essere “Il giardiniere” che ha dato origine al mio primo disco. È un voler ricominciare da dove tutto è nato creando un’unione con l’ultimo album».
Il 26 novembre la grande festa. Dal 27 novembre si prenderà una pausa o sta già pensando a qualcosa di nuovo?
«È una data che aspetto da tempo con molta ansia. Ho voglia di approfittare di questo credito di stima e affetto con le persone per cercare una strada nuova e provare un progetto diverso per tirare fuori da me qualcosa di differente perché sulla strada battuta sinora non credo ci sia molto altre dove andare. Mi piacerebbe divertirmi, magari propormi in modo meno intenso e diverso. Ma so di aver bisogno di tempo. Tempo necessario per pensare altre cose e spero di essere ancora all’altezza».