Baby Driver, fughe da capogiro tra musica e auto

Kevin Spacey racconta la sua esperienza sul set del film di Edgar Wright: motori che cantano e criminali con le cuffiette
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Fast&Furious incontra La La Land. Il 7 settembre arriva nelle sale Baby Driver, di Edgar Wright, accolto in patria con un grande successo di pubblico e critica, che fa danzare le automobili al ritmo di rock, pop e soul mentre cercano di fuggire dalla scena del crimine. Baby è un ragazzo che ha perso entrambi i genitori in un incidente d’auto e si occupa dell’anziano padre adottivo invalido ma è obbligato a guidare durante i colpi che organizza un boss a cui deve saldare un vecchio debito. Baby è un pilota straordinario, non parla molto e per un danno subito al nervo acustico deve continuamente ascoltare musica con gli auricolari per coprire un fastidioso fischio nelle orecchie. La vita di Baby è tutta a ritmo di musica, quando accudisce il padre e anche quando deve seminare le auto della polizia dopo una rapina in banca. Wright gioca e contamina i generi con una perizia tecnica unica, facendo di Baby Driver un travolgente gangster movie a tempo di musica, con una colonna sonora mai scontata e una love story da raccontare. 

Il cast è assolutamente ben assortito: l’ex (?) dj e cantante Ansel Elgort è Baby, Kevin Spacey presta tutta la sua leadership al personaggio di Doc, il boss che organizza i colpi mentre i criminali che Baby deve scortare sani e salvi sono Jon Hamm (il Don Draper di Mad Men), Jamie Foxx, la bellissima Eiza Gonzalez, l’inquietante Jon Bernthal. La ragazza di cui si innamora Baby è interpretata dalla “Cenerentola” Lily James. In Italia per le riprese del film di Ridley Scott, All the Money in the World, e per interpretare Gore Vidal nel biopic di Michael Hoffman, Kevin Spacey si è lasciato intervistare a Roma per parlare di Baby Driver. «Mi piace quando il pubblico ti può incontrare a metà strada. Mi interessa quando i personaggi non sono solo una cosa sola, ma possono cambiare durante la storia e nei cui confronti il pubblico può mutare atteggiamento. Sono stato subito intrigato dal film scritto da Edgar, perché mi è sembrata una parte adatta a Michael Caine».

 

Il suo Doc è un personaggio abbastanza oscuro anche se con Baby ha un rapporto quasi paterno. Come approccia i personaggi dark?

«Nel mio lavoro di attore io devo servire la scrittura, non mi approccio a nessun carattere con l’idea che sia io a inventarlo, il mio lavoro è interpretarlo, è lo scrittore che inventa e crea. Io devo portare più colori che possono e aiutare il regista a comporre il suo quadro, non è il mio dipinto».

Come è stato lavorare con Edgar Wright?

«È inventivo, pieno di stile ed energia, grande narratore e non ho dubbi che continuerà a sorprendere in differenti generi e grandi performance di attori. Spero di essere sulla sua lista,avevo anche proposto un sequel che avrei chiamato Baby Doc».

In Baby Driver la musica è eccezionale, è quasi un attore protagonista.

«Sì, lo è stata fin dalla prima volta che ho letto il copione. Suonare la musica via via che leggevo la sceneggiatura è stata la chiave per comprendere il ritmo e l’energia di ciascuna scena e anche mentre filmavamo, ascoltavamo la musica che poi sarebbe stata dentro il film, cosa inusuale, visto che di solito i brani si scelgono dopo. Per me poi la musica è una specie di terapia: Stevie Wonder, The Eagles, Supertramp, Marvin Gayle seti senti giù, poi metti Ella Fitzgerald e puoi andare a divertirti in città».

Ha girato un mese e mezzo nel nostro Paese. Come è il suo rapporto con l’Italia?

«Fosse per me girerei ogni film in Italia. Cosa può non piacere dell’Italia? Forse vorrei un po’ più di pioggia (ride, ndi), ma è un vero piacere essere qui».

Con quale regista italiano vorrebbe lavorare?

«Fellini… Pasolini… non è possibile vero? Non conosco tanti registi italiani contemporanei ma spero di saperne di più prima di ripartire».


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