Ezio Bosso presenta “The 12th Room”

Il Maestro domani all'Auditorium Parco della Musica suonerà il suo primo disco da solista di pianoforte
Ezio Bosso presenta “The 12th Room”© LaPresse
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Prima il grande successo a Sanremo ed ora il primo tour che porterà il Maestro Ezio Bosso domani all'Auditorium Parco della Musica dove presenterà il suo disco da solista di pianoforte “The 12th Room”, un doppio album in cui due storie si fondono in una.

Il primo cd è composto da 12 brani, mentre nel secondo la musica non si interrompe mai e dura ben 45 minuti. Ogni suono è prodotto interamente dal pianoforte e le dinamiche sono state mantenute rispettando l'esecuzione, la postproduzione è stata minima basata sul concetto di far avere all'ascoltatore l'esperienza di sentirsi quasi dentro il pianoforte. I brani, inoltre, rappresentato un percorso meta-narritivo dello stesso Bosso. Sono storie di stanze, che rilevano da dove l'artista proviene ma anche i due musicisti che convivono in lui: il compositore e l'interprete.  

Questo il racconto del disco da parte del Maestro: «The 12th Room’è un doppio album, o forse sono due storie e una sola allo stesso tempo. Il primo disco (di 56 minuti) è composto da dodici brani, tra cui quattro inediti e sette di repertorio pianistico. Più un brano così inedito da non essere nemmeno mai stato eseguito dal vivo. Il secondo contiene invece la Sonata No. 1 in Sol Minore, che pur senza interruzioni è composta da tre movimenti, ed è della durata di circa 45 minuti. I due dischi sono anche esattamente la scaletta del mio ultimo concerto in piano solo registrato quasi live e con pubblico in sala al Teatro Sociale di Gualtieri tra il primo e il quattro settembre 2015.

Alcuni brani mi hanno aiutato a tornare a suonare, ad uscire dalla “stanza”, con cui ricomincio a studiare. Altri sono brani dedicati da altri compositori a storie di stanze. Mi sono reso conto che in fondo anch’io ho scritto su stanze in passato, e non ci avevo mai fatto caso. Il primo disco rappresenta per me la preparazione alla Sonata, come fossero porte collegate che ci guidano da una stanza all’altra. Ma alla fine, come sempre, è quella storia che non puoi raccontare. Forse seguendola vi riconoscerete o vedrete che tipo di storia era. Perché per me, se racconti una storia la cambi ed è anche per questo che esiste la musica. Per farcele vivere le storie. Io posso solo provare a darvi gli elementi, gli strumenti e aiutarvi un po’ a farlo. E se la regola dice che non si svela mai la fine di un libro o di un film, non si dice mai l’ultimo accordo di un brano».


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