Uccio De Santis: «Il pubblico romano è esigente, ma se gli piaci non ti lascia più!»

Il comico pugliese torna a teatro con "Vi racconto 15 anni di Mudù" e celebra il programma tv che l'ha reso famoso
Uccio De Santis: «Il pubblico romano è esigente, ma se gli piaci non ti lascia più!»

Gennaro De Santis, noto come Uccio, comico e attore pugliese torna, dal 3 al 14 febbraio, nel teatro romano Salone Margherita con lo spettacolo "Vi racconto 15 anni di Mudù", dove insieme ai volti storici di quel programma, come Umberto Sardella e Antonella Genga racconta, in un mix di monologhi e gag irresistibili, la vita vissuta e i video storici di Mudù.

A marzo Uccio sarà anche al cinema con "Mi rifaccio il trullo", una commedia ambientata nella sua terra d’origine che oltre all’amore improbabile tra un muratore del Sud e un’emancipata manager del Nord, si sofferma proprio sull’amore per le proprie tradizioni e il proprio territorio.

Domani sarai a teatro con il tuo nuovo spettacolo “Vi racconto 15 anni di Mudù”, come sono stati questi anni passati tra una barzelletta e un’altra? 

Sono stati splendidi, perché li ho passati con lo stesso gruppo con cui ormai c’è affiatamento, siamo stati veramente bene. Qualche volta mandiamo addirittura in onda gli errori, perché da lì si capisce quanto ci divertiamo anche dietro le telecamere. Sono stati anni di crescita, sia per il programma che per noi. È nato in Puglia sull’emittente Telenorba che lo ha reso molto popolare al Sud e ora, grazie al web, si è sdoganato ovunque e sia io che gli altri attori ne siamo felicissimi.

Cosa ha decretato il successo e la longevità di Mudù?

Sicuramente il fatto di sapersi rinnovare, nonostante gli anni riusciamo a impreziosirlo con le location, le musiche, la fotografia e l’inserimento di attori nuovi. Rivedendo le prime edizioni del 2001 e 2002 si nota proprio questa crescita. Non ci siamo cullati mai e abbiamo sempre dato il massimo, nel momento in cui lo fai infatti il riscontro c’è.

Qual è il segreto per conquistare le risate del pubblico?

La spontaneità innanzitutto. Io ho sempre odiato nella comicità le forzature. La gente ormai è abituata a tutto, quasi viziata, vuole in una battuta un certo contenuto e vuole che sia interpretata nella giusta maniera, senza falsità. In Mudù, ad esempio, quando c’è il personaggio di un contadino o di un avvocato sto attento affinché l’attore si avvicini il più possibile anche alla fisicità che richiede. Faccio sempre attenzione al pubblico e a quello che vuole. Un’altra cosa importante poi è l’immediatezza della battuta, perché al giorno d’oggi si vedono cose lente e scontate, mi è capitato di vedere al cinema, in tv come in teatro che il pubblico arriva a capire cosa il comico voglia dire addirittura prima della battuta. Io invece sono per le battute secche che prendono in contropiede lo spettatore.

A cosa pensi quando inventi uno sketch?

Prima penso al contenuto, a cosa voglio dire al mio pubblico, poi alla realizzazione che è la parte più difficile, perché devi pensare a come farla, alle location, alle musiche, al montaggio e a chi affidare i diversi ruoli, se a me per primo oppure no, perché sono il leader del gruppo, ma al mio fianco ho un gruppo di attori con i quali interagisco. Quindi cerco di confezionare tutto nel miglior modo possibile.

Il 3 marzo sarai al cinema con "Mi rifaccio il trullo" che, oltre a una storia d’amore improbabile, parla anche dell’amore per la propria terra e le proprie tradizioni. Quanto ci tieni alla tua Puglia?

Ci tengo tanto, sono nato lì e ho fatto tutto lì, quindi affacciandomi al cinema era doveroso per me rimanere in Puglia. Poi ora anche con Checco Zalone questo territorio sta avendo un riscontro fantastico e non solo come comicità, ma anche come location. Chi viene da fuori dice che i posti sono divini, si mangia bene. Abbiamo il mare, la collina, in pratica c’è tutto. 

Credi che l’essere pugliese, come lo è il collega Zalone, influisca sul pubblico e sul successo?

Inevitabilmente sì. Piacciono i suoni, piace la nostra immediatezza. Vedendo i film di Checco Zalone ho notato che non dà il tempo di pensare che subito arriva la battuta, e quello fa tantissimo. È una caratteristica nostra, una maniera di parlare che piace e alcune volte è difficile pure capirne il perché. Noi ne prendiamo atto e non possiamo far altro che sfruttarla, poi c’è anche chi ci imita, ma per quanto possa essere bravo non ci riuscirà mai. Ci devi nascere in Puglia.

E di Roma invece che mi dici? 

Ne ho avuta esperienza già due anni fa sempre a teatro, quando mi dissero "guarda che il pubblico romano è un pubblico attento, esigente, ma che se vede davanti a sé una persona garbata e che sa fare il suo mestiere poi non ti lascia più". E così è stato! Il mio spettacolo è stato apprezzato e nel 2014 quando ci tornai, una coppia che era venuta a vedermi era così divertita che dopo lo spettacolo prenotò subito per il sabato successivo. Poi c’è il fascino della città, Roma è Roma, trovi di tutto e di più, e trovi anche i nostri pugliesi che magari si stanno facendo un weekend a Roma e approfittano per venire a vederti a teatro. Nella mia platea trovo sempre il 50 per cento romani e l’altro 50 per cento pugliesi e da altre parti d’Italia. Ogni volta una sfida molto avvincente. 

Ce l’hai al volo una barzelletta su Roma?

Un signore va al comune alle quattro del pomeriggio, ma a parte il sindaco non c’è nessuno. Si gira intorno e trova una persona e gli chiede: «Mi scusi ma qui al comune di Roma gli impiegati non lavorano il pomeriggio?» e l’altro risponde: «Pomeriggio? Il pomeriggio non vengono, è la mattina che non lavorano!». Ora mi odieranno.


© RIPRODUZIONE RISERVATA