«Il successo dell'Ambra Jovinelli? Merito del pubblico»

«Un cartellone dove la commedia, in tutte le sue declinazioni, assume un ruolo da protagonista» sottolinea la direttrice artistica Fabrizia Pompilio tra grandi risultati e novità in vista
«Il successo dell'Ambra Jovinelli? Merito del pubblico»

La nuova stagione dell’Ambra Jovinelli è alle porte e in questi otto anni la crescita del teatro è stata, senza esagerare, straordinaria. Il merito? Rispetto per la tradizione, passione e ricerca che, uniti, hanno dato vita a spettacoli dove gli elementi popolari riescono a portare sul palco un messaggio forte e raffinato, come afferma la direttrice artistica Fabrizia Pompilio.Tutto ciò si è tradotto in numeri importanti che inorgogliscono gli addetti ai lavori e fanno sorridere guardando al futuro. Non è infatti un caso che il claim per la nuova stagione sia “Be Happy”.

La precedente campagna promozionale aveva come claim “Tutta un’altra storia” e i risultati ottenuti vi hanno dato ragione. Che storia ci dobbiamo aspettare per la nuova stagione “Be Happy”?

«“Be Happy” è prima di tutto un inno alla gioia e un augurio al nostro pubblico. Ma è anche un riferimento al cartellone di quest’anno dove, se lo scheletro rimane l’attenzione alla ricerca di spettacoli teatrali innovativi e popolari come l’anno scorso, la differenza è nel genere. Quest’anno sarà la commedia, in tutte le sue possibili declinazioni a caratterizzare maggiormenteil cartellone».

Lo scorso anno è stato pieno di novità: oltre alla tradizionale rappresentazione comica, avete inserito anche spettacoli più “impegnati”. Alla luce di questi cambiamenti, qual è il bilancio della stagione 2017/2018?

«La stagione dell’anno scorso è il risultato del lavoro e dell’indirizzo artistico che abbiamo voluto dare al teatro negli ultimi anni, e cioè la volontà di provare come anche spettacoli con un profilo culturale alto e apparentemente di “nicchia” possano in realtà essere apprezzati da un pubblico vasto. Il risultato del nostro lavoro ha dato i suoi frutti: quest’anno abbiamo avuto la necessità di aggiungere nuove repliche alle nostre formule di abbonamento, dato il crescente numero di sold out registrati la scorsa stagione. Abbiamo raggiunto un doppio traguardo: se da un lato c’è nuovo pubblico che ci segue, dall’altro abbiamoanche mantenuto gli abbonati storici dell’Ambra, ovvero un pubblico abituato a ridere e a vedere cartelloni di solo intrattenimento. Il nostro pubblico ci ha seguito e ci ha premiato e per noi è il risultato più importante dopo aver lanciato una sfida che apparentemente poteva sembrare tradire la vocazione storica dell’Ambra Jovinelli, quella di un teatro con una programmazione comica e popolare».

Quest’anno presenterete la vostra prima vera produzione, “Le Regole per Vivere”, con cui concluderete il cartellone. Cosa ha significato raggiungere un traguardo così importante?

«Il traguardo lo valuteremo dopo aver messo in scena lo spettacolo, ma è senz’altro un obiettivo che ci rende felici, felici di avere un nuovo traguardo da raggiungere. L’Ambra Jovinelli è un polo teatrale molto forte, essendo la casa artistica di alcunetra le più importanti compagnie di produzioni teatrali. Qui sono nati tanti spettacoli di grandissimo successo ma nessuno ha mai avuto la nostra firma, come invece sarà per “Le Regole per Vivere”. Non a caso, per la nostra prima vera produzioneabbiamo scelto un testo che rappresenti l’anima dell’Ambra con la sua tradizionale vocazione per il comico e la nostra personale idea di commedia: un testo estremamente divertente e molto contemporaneo con un cast di attori straordinari, di grandissima qualità sebbene poco noti al grande pubblico. Anche quest’aspetto non è casuale: il teatro con il cartellone più pentastellato di Roma presenta per la sua prima produzione un cast che per il grande pubblico rappresenta un’assoluta novità».

Qual è la sua filosofia di teatro? E com’è cambiato l’Ambra Jovinelli sotto la sua direzione?

«La mia filosofia di teatro è quella che sto attuando: un teatro colto e popolare ma senza compiacimenti intellettuali. Il teatro è per il pubblico: se uno spettacolo annoia e fa scappare lo spettatore non è mai colpa del pubblico ma dello spettacolo cheevidentemente non è riuscito. Non penso esista un teatro di nicchia che rappresenti una qualità superiore, penso debba esistereun teatro per tutti che si presti a più interpretazioni. Un mio caro amico francese, un grande maestro teatrale, Jerome Savary, diceva che “per fare teatro bisognava rimanere bambini”. I suoi primi spettatori erano i figli piccoli».

La programmazione 2018/2019 prevede molti spettacoli con protagoniste le donne, scritti da donne e pensati per le donne. La proposta dell’Ambra Jovinelli dunque va di pari passo con la realtà, dove le donne stanno acquistando sempre più spazio, soprattutto a livello professionale?

«Penso che sia così. L’elemento femminile è apparso durante la programmazione in maniera spontanea, non c’è stata da partenostra alcuna volontà di creare un cartellone al femminile e credo che questo sia il traguardo più importante che noi donnepossiamo ottenere: la normalità. Una presenza importante, se non quasi assoluta, senza dover ricorrere ad alcuna “quota rosa” ma semplicemente per merito. Ne sono molto orgogliosa, essendo io uno dei pochissimi direttori artistici donna presenti in Italia».

L’Ambra Jovinelli è un teatro storico con un profondo legame con il territorio: in quale dialetticavi ponete con il quartiere Esquilino?

«L’Ambra Jovinelli ha un profondo legame non solo con il suo quartiere ma con tutta la città. Io sono napoletana trasferita a Roma e mi sono sempre sorpresa dell’amore che i romani hanno per questo storico teatro. In particolare sull’Esquilino, invece, l’Ambra riveste un ruolo culturale ma anche un importantissimo presidio di legalità. Ciò che amo di più della dialettica con il quartiere è poter essere il teatro di riferimento per le diverse comunità che lo vivono: lo scambio culturale chesi crea quando ospitiamo uno spettacolo di una comunità straniera è meraviglioso. Allo stesso modo, mi piace arrivare in teatro la mattina della chiusura del Ramadan e trovare centinaia di persone inginocchiate a pregare davanti al teatro, su una piazza rivestita di tappeti e circondata di scarpe, aspettare pazientemente che loro finiscano e liberino l’ingresso del teatro per poi accettare di assaggiare il loro cibo in segno di ringraziamento. È stimolante. Il degrado che invece il quartiere vivepurtroppo è terribile e questo non ha una nazionalità ma tante, a partire da quella italiana».

In virtù dell’alto livello di artisti che proponete, ha un rimpianto particolare? C’è un nome che vorrebbe riuscire a portare sul palco dell’Ambra Jovinelli?

«Non ho nessun rimpianto. Ho avuto l’opportunità di ospitare in teatro tutti i miei attori preferiti con cui si è creato un rapporto bellissimo. Per ora va bene così, ma è bello guardare anche fuori Italia».


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