Boschero-Delogu: “La versione delle due”

La coppia vincente di Radio2 si svela: «Le nostre diversità hanno creato la giusta alchimia. Riusciamo a parlare di attualità, sport o moda, ma sempre con grande entusiasmo»
Boschero-Delogu: “La versione delle due”© Carlotta Arioni

Una, gioia esplosiva, l’altra granitica. Una istinto, l’altra saggezza. Andrea e Silvia. Delogu e Boschero. Due universi femminili diversi eppure simili. Due vulcani di simpatia che ogni giorno entrano nelle case degli italiani grazie al fascino discreto della radio per un viaggio di due ore attraverso attualità, sport, gossip, moda. “La versione delle due” a confronto con quella degli ascoltatori. Tasto on, frequenza Rai Radio2, lasciatevi conquistare da Andrea e Silvia.

La versione delle due ha finito il rodaggio, che esperienza è e come sta rispondendo il pubblico?

S: Io e Andrea non ci conoscevamo prima di iniziare il programma ed è stata un’idea della nostra“direttora”, secondo me azzeccatissima. Ci siamo trovate nella nostra diversità ed è bellissimo unire i nostri entusiasmi. Andrea è piena di vita e fa mille cose – sport, cinema, tv e non solo – e unisce queste sue peculiarità a me che mi sono sempre occupata di musica.

A: La trasmissione sta funzionando. C’era voglia, secondo me, di ascoltare due voci femminili insieme da contrapporre alla solita conduzione uomo-donna e il riscontro è positivissimo. Anche se ci tengo a sottolineare che non è una trasmissione tutta al femminile, bensì lo sguardo di due persone diverse.

Ma il fatto di essere una coppia tutta al femminile e di trattare argomenti anche scottanti di attualità comporta più responsabilità o è più la soddisfazione?

S: Grandissima soddisfazione, e ci sono tantissimi uomini che ci scrivono anche perché cerchiamo di trattare i temi al di là del genere.

A: Rispondo leggendo il messaggio di un ascoltatore: “Due donne che sanno quello che dicono e senza farsi censurare. Brave, ce ne fossero…”.

Quando avete scoperto di dover lavorare insieme, qual è la prima cosa che avete pensato l’una dell’altra?

S: Io ero terrorizzata (ride, ndi). Ho sempre lavorato da sola e sapere di dover dividere la conduzione mi faceva paura. Ma il bello è essere smentiti, solo gli stupidi non cambiano idea. Oggi posso dire di essere davvero contenta anche perché oltre ad Andrea lavoro con una squadra meravigliosa.

A: Sì, è vero. Poi io mi ritengo un’eterna studentessa e mi piace circondarmi di persone da cui posso apprendere. Conoscevo Silvia per la storia radiofonica che ha ricoperto e ricopre tuttora facendo delle cose molto fighe. Quando fai un percorso televisivo come il mio se riesci ad affiancarti a gente stimata, per tutto il contenuto che porta, riesci a diventare ogni puntata sempre più preparata.

Questa coppia si potrebbe riproporre anche in tv?

S: Difficilissimo. La televisione non la conosco come mezzo. Succedeva in passato, negli anni ’50, con i grandi della radio che passavano alla televisione, ma oggi la Rai è molto diversa (ride, ndi).

A: Se fai la radio, sai fare la televisione. Fare il percorso inverso è più complicato. Magari Silvia ha paura perché non l’ha mai fatto, ma quando fai 4-5 puntate capisci che è una cosa che puoi gestire benissimo.

Due ore insieme dietro a un microfono, ma siete anche una “coppia” fuori dallo studio?

S: Considero Andrea la mia migliore terapeuta. Mi ha dato entusiasmo e apertura sulle cose, in pochissimo tempo. Quindi sì, stiamo costruendo una coppia in fieri (ride, ndi).

Torno al programma. Dei temi trattati sinora qual è quello che ha suscitato più interesse?

A: Ci sono delle rubriche che funzionano sempre come “La donna del giorno”, che in realtà può anche essere un uomo… (ride, ndi). Funziona tanto, c’è interazione, condivisione con la gente che si ferma a parlare del personaggio scelto in un determinato giorno. 

S: Come è successo per la campionessa della nazionale di pallavolo femminile, Egonu, o Ilaria Cucchi. Ma passiamo da Premi Nobel a personaggi dello sport. E poi abbiamo le nostre rubriche fisse, una al giorno, che coinvolgono tanto anche se forse la più seguita è quella con lo psicologo (Terapia Di Gruppo con Marco Naman Borgese, ndi).

A: Sì, il venerdì. Per 40 minuti con Marco affrontiamo tematiche diverse nel modo più divulgativo possibile dando consigli utili e ti assicuro che siamo sommerse da vagonate di messaggi. E poi c’è la rubrica con lo stylist Matteo Osso che pensavamo fosse uno spazio tutto nostro, ma in realtà abbiamo scoperto che ci sono più uomini che hanno bisogno di sapere cosa indossare per fare bella figura, che donne. E ancora la posta del cuore con Ester Viola e l’appuntamento con il nostro professore Mirabella. Diciamo che è un programma molto corposo e variegato, e siamo felici che stia andando bene.

Condividete anche una sorta di casualità e destino nei confronti di questo mestiere. Sbaglio?

A: Tutto ha avuto inizio quando avevo 12 anni ed ero a Rimini al concerto di Cristina d’Avena. Ricordo che c’era una piazza piena di bambini, ma mancava il conduttore per comunicare che Cristina era in ritardo e mi sono offerta volontaria. Sono salita sul palco e sentire la mia voce uscire dalle casse è stata una bella sensazione. Tutta la piazza si è girata verso di me e mi sono detta: “Ma ci vuole così poco per attirare l’attenzione di così tanta gente? Beh, voglio fare questo lavoro per sempre”. (ride, ndi).

S: Questa storia di Andrea non la conoscevo (ride, ndi). Io, invece, avevo un fidanzato che faceva il musicista e mi faceva ascoltare una radio locale di Firenze, Controradio, per aspettare che la sua canzone venisse trasmessa. Un giorno, ascoltando la radio, proponevano un concorso dove se rispondevi giusto alle domande sui Pink Floyd vincevi una maglietta. Andai alla radio per ritirare la maglietta e lì scoprii che cercavano delle voci femminili, feci un provino ed entrai. Era il lontano ’93... (ride, ndi).

Capitolo sport: che rapporto avete con il calcio?

S: Io sono tifosa della Fiorentina e della Lazio.

A: Io simpatizzo Roma per ovvi motivi: ho il marito tifoso giallorosso (Montanari, ndi) e vivo in una zona, Testaccio, e quando vince la Roma sembra sempre Capodanno. E poi sembra che sia destino che io debba parlare di calcio. Ogni due anni nella mia vita fa capolino un programma calcistico quindi ho iniziato ad amarlo (ride, ndi).

Tra l’altro so che Andrea gioca a pallavolo e ha anche creato un gruppo, Le ragazze della pallavolo, insieme alla Minaccioni. Esiste ancora?

A: Due anni fa io e Paola Minaccioni abbiamo creato un gruppo Whatsapp con tutte amiche a cui sapevamo potesse piacere fare una partita di pallavolo. Eravamo una cinquantina e ogni mercoledì trovavamo una palestra in giro per Roma dove disputare una partita. È stato un periodo bellissimo poi pian piano è andato disgregandosi. Ma la chat è ancora attiva e quando sarà il momento torneremo per fare il c… a qualcuno (ride, ndi).

Quando non siete a lavoro come vi piace trascorrere il tempo?

A: A fare l’amore.

S: Anch’io e tra un amore e l’altro leggo libri di psicanalisi junghiana.

Siete entrambe “trapiantate” a Roma, ma che rapporto avete con la Capitale e c’è un luogo dove vi piace rifugiarvi?

A: Amo follemente Roma. L’ho scelta proprio come città. Ho vissuto in tutta Italia, ma a Roma mi sento a casa. Quando voglio staccare da tutto, prendo la bici e vado. Non ho un luogo preciso, è tutta Roma a piacermi.

S: Io, invece, l’anno scorso sono tornata per sei mesi a Firenze che oggettivamente è una città più pulita e funzionante, ma alla fine sono tornata. Amo e detesto Roma in maniera folle e quando devo scappare da tutto vado a Villa Ada o in alcuni tratti del Lungotevere. Roma riesce a sorprendermi ogni giorno. Ci sono zone periferiche che sono anche socialmente interessanti.

Due aggettivi per descrivere l’altra…

A: Granitica e di cuore.

S: Gioia esplosiva e di cuore anche lei.


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