Fabrizia Pompilio: «Raccontiamo un teatro colto e popolare»

Si avvicina la nuova stagione dell'Ambra Jovinelli, INRoma ne discute con la direttrice artistica che delinea un cartellone in equilibrio tra sorriso ed esperimenti
Fabrizia Pompilio: «Raccontiamo un teatro colto e popolare»

Una nuova stagione che intende continuare sulla buona strada degli ultimi anni. L’Ambra Jovinelli è diventato uno dei teatri più frequentati dai romani, ma soprattutto con una proposta artistica interessantissima. Non solo commedia, anzi, dalla prossima stagione si apre lo sguardo verso spettacoli di tradizione, letteraria e teatrale, ma sempre visti in un’ottica speciale. Ne discutiamo con la direttrice artistica dell’Ambra Jovinelli, Fabrizia Pompilio.

 

Perché la stagione 2017-2018 sarà “Tutta un’altra storia” come recita il claim della campagna promozionale?

«Perché rispetto alla tradizione dell’Ambra Jovinelli, teatro destinato principalmente alla rappresentazione comica, quest’anno avremo una programmazione più “impegnata” con molti spettacoli di prosa, anche se il filone comico rimane. Ma è “Tutta un’altra storia” anche rispetto ai titoli che verranno messi in scena. I testi classici come Zio Vanja saranno riadattati per andare incontro al pubblico contemporaneo con una messa in scena colta e insieme popolare, connubio che da sempre caratterizza l’identità artistica dell’Ambra Jovinelli».

 

È difficile chiederle una preferenza, ma qual è lo spettacolo della stagione 2017-2018 di cui va più fiera?

«Quest’anno è davvero difficile. Se però dovessi sceglierne uno direi il progetto Grandi Italiani a cui abbiamo dedicato un mese di programmazione. Credo rappresenti bene la nostra direzione artistica: un’offerta colta ma al contempo popolare che dimostra come anche con opere letterarie impegnative sia possibile intrattenere, incuriosire e fare spettacolo senza tradire le aspettative dello spettatore. È un progetto nato da un’idea di Stefano Accorsi, portare appunto l’Orlando Furioso in teatro. Il successo è stato così grande che si è deciso con la produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo di dedicargli un intero progetto, appunto I Grandi Italiani. Quest’anno debutterà il nuovo spettacolo dedicato a Gianbattista Basile Favola del Principe che non Sapeva Amare tratto da Lo Cunto de li cunti. Ma al di là della soddisfazione personale legata a questo progetto, penso che la prossima stagione sia ricca di spettacoli da non perdere come Il Padre con Alessandro Haber e Lucrezia Lante della Rovere, scritto da Florian Zeller tra i più stimati autori della scena europea. Delitto e Castigo adattato dadostoievskiano in una messa in scena assolutamente inedita e personale. Non ti pago, la grande tradizione della famiglia De Filippo raccolta e interpretata da un grande attore come Gianfelice Imparato».

In un paese come il nostro in cui il teatro è accerchiato da televisione, servizi streaming, piattaforme digitali e satellitari, qual è la sfida e l’arma in più di chi vive di palcoscenico?

«Lo spettacolo dal vivo. Viviamo in un’epoca in cui tutto è riproducibile, il teatro invece offre ogni sera una esperienza unica e irripetibile. Una replica non è mai uguale ad un’altra. Il teatro offre un’esperienza estemporanea che dura solo in quello specifico tempo della rappresentazione ».

Qual è l’identikit dello spettatore dell’Ambra Jovinelli?

«Penso che sia uno spettatore attento e sensibile. Solitamente gli abbonati scelgono un teatro solo per la qualità dell’offerta, ma anche per una serie di elementi collaterali come la vicinanza a casa, la centralità, il ristorante o il bel quartiere. L’Ambra Jovinelli lo si sceglie per il cartellone e non per la posizione. Nonostante l’Esquilino sia un quartiere bellissimo non lo si può propriamente definire un “salotto” romano. Chi viene da noi lo fa esclusivamente per gli spettacoli».

In tal senso, l’amicizia ormai pluriennale con stelle del cinema e della tv come Favino e Accorsi cosa vi porta in dote?

«In questi anni l’Ambra Jovinelli è diventato una casa per molti artisti. Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Rocco Papaleo, Sergio Rubini, per citarne solo alcuni, ma anche Claudio Santamaria che quest’anno inaugura la stagione. Tutti questi artisti hanno trovato una factory, un luogo in cui si possono proporre idee, si discute, ci si mette a tavolino, ci si entusiasma. È quello che è accaduto con Stefano Accorsi e il progetto Grandi Italiani. Ma anche con Pier Francesco Favino che quest’anno, dopo il grande successo di Servo per due, ritorna in un celeberrimo atto unico La notte poco prima della foresta di Bernard Marie Kòltes. In dote all’Ambra Jovinelli questi artisti portano un cartellone unico e stimolante».

L’Ambra Jovinelli sta crescendo,stagione dopo stagione, lo dicono i numeri dei biglietti e degli abbonamenti. Cosa può dirci del futuro?

«Che sarà ancora più bello del presente. Abbiamo tante idee che riguardano non solo le scelte artistiche, ma anche cambiamenti strutturali del teatro di cui però non posso ancora parlare. Stiamo lavorando su progetti importanti che speriamo di poter realizzare nei prossimi anni». 

Qual è il sogno che ha ancora nel cassetto?

«Realizzare un progetto per l’Ambra Jovinelli con Franco Dragone, uno dei registi fondatori del Cirque du Soleil, una vera star nel mondo ma ahimè poco nota in Italia. Si stima che 80 milioni di persone nel mondo abbiano visto almeno uno spettacolo di Dragone».


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