La Jugoslavia del calcio e il caso Arkan, e una lettera aperta a Valentino Rossi

Dalla vecchia Jugoslavia ai nuovi equilibri, politici e sportivi, con la nefasta inflenza di Arkan; e una lettera aperta a Valentino Rossi, scritta da un cronista che lo conosce bene
La Jugoslavia del calcio e il caso Arkan, e una lettera aperta a Valentino Rossi
Massimo Grilli
3 min

Gli scontri durante Dinamo Zagabria-Stella Rossa Belgrado del 13 maggio 1990 (ricordate la foto di un Boban giovanissimo che prende a calci un poliziotto serbo, immagine che fece rapidamente il giro del mondo?), generalmente considerati come una delle prime avvisaglie della frantumazione della Jugoslavia; l’ingresso e la rapida ascesa del famigerato Zeljko Raznatovic, meglio conosciuto da tutti come Arkan, che estese il suo temutissimo potere anche al calcio e alle sue società più in vista, con l’uso militaresco delle curve; gli incidenti di Marassi nei primi minuti di Italia-Serbia del 12 ottobre 2010, con la figura iconica del capo ultrà, Ivan Bogdarovic, in equilibrio a cavalcioni della “gabbia” che conteneva i tifosi serbi. Tre situazioni, tre immagini potentissime che rappresentano al meglio, o al peggio se preferite, la deriva politica e violenta che ha subito il calcio nei paesi della ex jugoslavia e in particolare nella Serbia. Mariottini ci ha regalato un libro duro ma necessario e documentatissimo, arricchito da articoli tratti dai quotidiani del tempo, soffermandosi soprattutto su Arkan e sulla sua nefasta influenza sulla Jugoslavia, crollata in pochi anni nell’abisso dell’odio tra le diverse etnie e della guerra civile. Dal romantico calcio slavo - con i suoi grandi campioni - al fenomeno Obilic, la squadra di cui si impossessò Arkan (per ripicca verso la Stella Rossa Belgrado) fino a trasformarla nella prima squadra della Serbia, il crollo di un mondo, e forse di un’idea di calcio.
DIO, CALCIO E MILIZIA; il comandante Arkan, le curve da stadio e la guerra in Jugoslavia; di Diego Mariottini, Bradipolibri, 177 pagine, 14 euro.

E’ un atto d’amore, questa lunga lettera che Giorgio Terruzzi, cronista di motori, già vincitore pochi mesi fa del premio Bancarella Sport con “Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna” (edito da 66thand2nd) dedica a Valentino Rossi, quasi a volerne glorificare i risultati eccezionali della stagione di Moto GP. Terruzzi cerca qui di raccontare il campione ma anche e soprattutto l’uomo, o meglio l’eterno adolescente che forse sta faticosamente crescendo. E lo fa a modo suo, raccontando aneddoti di una vita passata sempre a bordo pista, tra personaggi straordinari e vicende da capogiro. E così a poco a poco entriamo nel mondo di Valentino, passando da Tavullia alle cene con il padre Graziano, dalle scorribande nel celebre Ranch alle sfide con i suoi principali rivali, dal cerchio magico dei suoi grandi amici ai paragoni improponibili ma sempre affascinanti con le personalità di campionissimi del calibro di Senna o Schumacker. Un racconto assolutamente partigiano - Terruzzi non fa mistero di essere grande tifoso di Valentino - ma alla fine divertente ed interessante proprio per questo.
GRAZIE VALENTINO, lettera a un campione infinito; di Giorgio Terruzzi, Rizzoli Editore, 186 pagine, 12 euro.


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