Un romanzo di Mari, ex calciatore, e due libri sul fenomeno Ultrà

Nel romanzo di Sergio Mari, ex calciatore, il rapporto emozionante tra un padre e un figlio, con il pallone sullo sfondo; e poi due libri sul fenomeno ultras: cosa voleva dire tifare Lazio negli Anni Settanta e Ottanta, quando tifo e pallone andavano di pari passo; e la ricostruzione storica dellla nascita e dello sviluppo della controcultura legata al tifo negli stadi.
Un romanzo di Mari, ex calciatore, e due libri sul fenomeno Ultrà
Massimo Grilli
4 min

Il calcio che fu, quello che resta: perché, dopo una vita da mediano, i ricordi danzano e quando Sergio Mari è riuscito a fermarli, ha scelto di sistemarli su carta, raccontando a se stesso (ed ai suoi lettori) cosa si nasconda dentro un pallone. Centrocampista di buone maniere e di spessore agonistico, la Provincia (della serie B e della serie C) attraversata in lungo in largo, Sergio Mari ha scelto, dopo aver appoggiato le scarpe al chiodo, altre vie, assecondando la nuova vena da artista: prima una galleria, poi emerge in lui l’animatore, a seguire la recitazione in teatro, per finire lo scrittore con «Sei l’odore del borotalco», il suo secondo romanzo, dopo «Quando la palla usciva fuori», divenuto monologo teatrale. «Sei l’odore del borotocalco» è una bella storia d’amore tra padre e figlio, conflittuale ma sentimentale, che si snoda tra i campi ed approda in una corsia d’ospedale, dove l’ex calciatore ascolta i rimpianti del genitore, nella stanza ventitré, verso quel «ragazzo» che ha scelto di uscire dal mondo vibrante del football. C’è la vita di Sergio Mari, forse quella di tanti altri, c’è la Cavese, la Juve Stabia, l’Akragas, e una dolcezza nella narrazione che lascia scivolare fin dentro il cuore della storia, certo fuori dallo spogliatoio. «Perché del calcio non ne potevo più». (antonio giordano)
SEI L’ODORE DEL BOROTALCO, di Sergio Mari; Gutenberg editore, 171 pagine, 10 euro


Due libri sul mondo degli ultras, due libri che si inseriscono alla perfezione nel dibattito in corso in queste settimane soprattutto nella Capitale, con la diserzione delle curve decisa da entrambe le tifoserie di Roma e Lazio come risposta - tra le altre cose - alla frammentazione di Sud e Nord voluta dal prefetto Gabrielli. Stefano Greco ci regala un altro bel libro sulla sua Lazio, intrattenendoci questa volta su un argomento molto delicato, l’equazione (vera o presunta?) tra chi tifa per i biancocelesti e l'appartenenza politica alla Destra, anche a quella più estrema, e la nascita del fenomeno ultras negli anni di piombo. Un racconto - vissuto “da dentro“ - sugli Anni Settanta e Ottanta, quando tanti ragazzi vissero nel connubio di tifo e politica. E’ una storia di braccia tese, troppo tese, di giocatori “contro”, di derby violenti e di morti, troppi morti, allo stadio e sulla strada. Una storia solo apparentemente romana, una storia che ci ricorda come eravamo, e cerca di farci comprendere cosa siamo diventati.
“Ultrà” è invece la riproposizione di un volume fondamentale per chi voglia andare alla radice del fenomeno del tifo negli stadi, scritto da Valerio Marchi, che in vita (ci ha prematuramente lasciato nove anni fa) fece in tempo ad essere sociologo, studioso delle sottoculture giovanili e ultrà lui stesso. La nascita in Inghilterra, alla fine del diciannovesimo secolo, di comportamenti giovanili da antesignani degli hooligans, la nascita in Italia del tifo di massa e dei primi gruppi ultras, i vari modelli del tifo da stadio, la violenza nel mondo del calcio. Un testo ancora attualissimo, che scandaglia in profondità le motivazioni di una rabbia giovanile, che trova il suo epicentro in stadi sempre più militarizzati.
FACCETTA BIANCOCELESTE; Lazio, neofascismo e nascita del movimento ultras nell’Italia degli anni di piombo; di Stefano Greco, edizioni Ultra Sport, 361 pagine, 19,90 euro.
ULTRA’, le sottoculture giovanili negli stadi d’Europa; di Valerio Marchi, Hellnation libri, 170 pagine, 15 euro.


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