Le interviste ai grandi del nostro calcio e due libri sul basket

Da Platini a Pruzzo, interviste ai protagonisti dell'ultimo mezzo secolo di calcio; Valerio Bianchini ci racconta l'evoluzione del basket moderno; la testimonianza di una splendida amicizia tra un grande campione della NBA e il suo primo coach
Le interviste ai grandi del nostro calcio e due libri sul basket
Massimo Grilli
5 min

“La tribù del calcio“, la fortunata trasmissione di Premium Sport, è diventata un libro interessante, dove Marco Piccari ha raccolto le sue belle interviste - divise “per settore” in sei capitoli - ai protagonisti più importanti del nostro calcio, dagli Anni Settanta fino al terzo millennio. Da Platini a Simone Inzaghi, da Mancini a Biglia, e poi Giordano, Boniek, Pruzzo, Giannini, Di Canio e tanti altri, il calcio e la vita rimbalzano tra le domande mai banali dell’autore, abile anche a inserire le sue personali emozioni legate a questo sport. C’è la passione per il pallone, che il padre di Platini trasmise al piccolo Michel («a casa nostra il fine settimana non c’erano cene familiari ma solo partite»), il gol più importante, fra i tanti, della carriera di Pruzzo (“non è quello dello scudetto ma il 2-2 contro l’Atalanta, nel 1978, decisivo per la salvezza, davanti a 70mila spettatori“), la nostalgia di De Sisti per il calcio dell’oratorio (“Don Angelo ripeteva ogni volta: Mi raccomando, giocatevi e divertitevi ma non dite le parolacce”), l’ammirazione per Messi di Lucas Biglia (“quando giochi con lui hai un solo compito: rubare la pelota e consegnarla a lui, poi ci pensa Lionel”), c’è il dolore ancora vivo legato al ricordo di Re Cecconi e il rapporto saldissimo, a distanza di tanti anni, tra il Divino Falcao e la Roma, e i suoi tifosi. Un bel viaggio da fare insieme ai nostri beniamini.
IN VIAGGIO CON LA TRIBU’ DEL CALCIO; la vita è un passaggio, un dribbling, un gol… di Marco Piccari, Intermedia Edizioni, 288 pagine, 15 euro.


Due foto, bellissime, aprono e chiudono questo libro davvero particolare. In copertina siamo nel 1966 e un signore in giacca e cravatta spiega un movimento di basket a un ragazzone alto, molto alto (due metri e venti…), con la maglietta dell’Ucla e una bella capigliatura afro. Giriamo il libro e nella quarta di copertina ci ritroviamo nel 2007, con gli stessi due personaggi. Solo che il signore - sempre in giacca e cravatta - si regge a stento con un bastone (sarebbe morto tre anni dopo) e viene accompagnato e tenuto per mano dallo stesso giocatore della prima foto, ora diventato un uomo. Tra le due immagini, quarantuno anni e un rapporto inossidabile tra l’atleta, il mitico Kareem Abdul-Jabbar (miglior marcatore nella storia della NBA) e il coach, l’altrettanto leggendario John Wooden. Abdul-Jabbar sa scrivere, e anche molto bene (cura rubriche, tra le altre, sul New York Times e sul Washington Post), ha avuto una vita molto varia anche lontano dai parquet (dall’amicizia con Bruce Lee alla Medal of Freedom consegnatagli da Barak Obama) e qui racconta questo legame straordinario («io ero un diciottenne di New York tutto hot jazz e diritti civili; lui un cinquantenne dell’Indiana, tutto morale cristiana e trattori), passando con disinvoltura dagli aneddoti sul basket (ha vinto sei titoli NBA) alle rivolte giovanili degli Anni Sessanta, dal suo rapporto con il cinema (ve lo ricordate in cabina di guida nel primo “Aereo più pazzo del mondo”?) alle battaglie contro la discriminazione. Sempre con affetto e gratitudine verso quel piccolo uomo del profondo Sud.
COACH WOODEN AND ME, 50 anni di amicizia dentro e fuori dal campo; di Kareem Abdul-Jabbar, add editore, 253 pagine, 20 euro.

E’ un bel racconto di vita e di basket anche quello sulla pallacanestro italiana, che ci arriva grazie ad un altro duo molto affiatato, quello formato da un grande tecnico (e divulgatore molto richiesto) come Valerio Bianchini (tre scudetti e due Coppe dei Campioni nella sua bacheca) e un ottimo giornalista come Paolo Viberti. Che è riuscito nell’impresa di farsi raccontare, tra una passeggiata per i viali di Torino e un caffè nel mitico “Mulassano” l’ultimo mezzo secolo di questo sport, visto dall’osservatorio privilegiato del Vate. Dalla visita in Italia - a metà degli Anni Sessanta - di Lou Carnesecca, santone della St. John’s University, che aprì ai nostri tecnici tutto un mondo, quello appunto del basket americano, al fast-basket odierno, con i suoi pregi e i suoi difetti. Volti, protagonisti famosi o poco noti, i segreti delle grandi vittorie e le delusioni più cocenti: sfilano tutti i personaggi che hanno fatto la storia del nostro basket: Meneghin, Primo, Rubini, Morse, Wright, Dan Peterson (che duelli in campo e sui giornali con Bianchini…), Marzorati, Recalcati… fino alle proposte di Bianchini (tra le altre, un campionato europeo per club modello NBA e una serie A con tre stranieri) per rendere ancora più appetibile questo sport. Per finire, una carrellata sui “compagni di viaggio” che hanno contrassegnato e fatto più ricca la carriera di Viberti: da Aldo Allievi a Tonino Zorzi, ci sono proprio tutti.
BIANCHINI, LE MIE BOMBE; da Bill Bradley alle squadre smartphone, tutto quello che nessuno ha osato dire sugli ultimi 50 anni del basket italiano; Bradipolibri, 343 pagine, 18 euro.


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