Prodezze e pazzie di Cantona, e la poesia del calcio "puro"

La biografia di Cantona, grande protagonista in campo e fuori; e poi la storia di un gruppo di amici con il calcio amatoriale come protagonista
Prodezze e pazzie di Cantona, e la poesia del calcio "puro"
Massimo Grilli
5 min

Chiedi chi era Cantona. L’ex attaccante della Francia, il fenomeno, ora cinquantunenne, che giocava con il colletto della maglietta rigorosamente alzato, è stato evocato in questi giorni dopo l’episodio che ha visto coinvolti Evra e un tifoso del Marsiglia, colpito a bordocampo da un calcio dell’ex juventino. Qualcosa di molto simile al colpo da kung fu, sferrato nel 1995 dal campione del Manchester United a un tifoso del Crystal Palace, al termine di una gara del suo United. Quell’episodio - che gli costò una condanna a due anni di carcere poi ridotta a 120 ore di servizio civile, oltre alla sospensione per nove mesi comminatagli dalla federcalcio inglese e alla definitiva rinuncia alla sua Nazionale - segna indelebilmente il ricordo di Cantona, che fu però soprattutto un grande calciatore (capace di trascinare il Manchester di Ferguson alla conquista di quattro titoli inglesi in cinque anni) e un personaggio dalle tante sfaccettature, tutto genio e sregolatezza, uno che ci ha regalato, nella conferenza stampa successiva all’episodio appena ricordato, la frase probabilmente più bizzarra mai ascoltata da un calciatore: «Quando i gabbiani seguono il peschereccio, è perché pensano che verranno gettate in mare delle sardine»… Insomma, Cantona meritava una splendida monumentale biografia come quella scritta da Phillippe Auclair dopo tre anni di lavoro. L’infanzia marsigliese, l’esordio con l’Auxerre, poi le stagioni con Marsiglia, Bordeaux, Montpellier, Nimes, Leeds e infine Manchester United (nel 1997 il suo ritiro): l’autore racconta una vita molto fuori dall’ordinario, la complessa personalità di un giocatore che amava dipingere, che si reputava un autentico pazzo («ho bisogno di avere reazioni folli per essere felice, devi avere forza per essere pazzo») e che ancora si fa notare, tra una crociata contro le banche, il suo amato Beach Soccer e qualche parte nei film. «Non è una storia triste - chiude l’autore - Cantona ha raggiunto grandi traguardi, a volte ha fallito. Ha commesso errori, ma non ha mai mentito. E’ stato ingenuo, imperfetto, arrogante, egocentrico, violento, egoista. Ma è stato anche il più generoso degli uomini perché ciò che ha dato, l’ha dato per il piacere di dare…».
CANTONA, il ribelle che volle diventare re; di Philippe Auclair, Milieuedizioni, 367 pagine, 19,90 euro.

 (di Furio Zara) E’ una storia unica, è una storia di tutti. Il giornalista mantovano Alberto Sogliani ha scritto un libro che riassume la più intima verità del calcio. Perché questo gioco - quando è appunto gioco - è tante cose insieme: gioia fanciullesca, avventura da condividere, amicizie da coltivare, percorso da compiere, insieme ad altri che come te si mettono in testa che inseguire un pallone che rotola sia la miglior cosa da fare per spendere i propri anni più belli. “Una squadra lunga dieci anni” racconta l’epopea piccola e provinciale di un gruppo di amici - come ce ne sono tanti sparsi per l’Italia - che quando calzano gli scarpini con i tacchetti - in uno spogliatoio “sgarrupato” tra docce che non funzionano e panche storte - ebbene, entrano in un’altra dimensione e si sentono - in qualche modo - Campioni del Mondo. E’ calcio amatoriale, non conta cosa si vince, ma tutto quello che si fa per provare, se non a vincere, almeno a pareggiare i conti con se stessi. «Non si smette mai di sognare e di voler diventare grandi», dice Sogliani, onesto per la sincerità con cui ripercorre i “migliori anni della sua vita” e persino commovente quando fa scivolare il racconto nella sfera del vissuto quotidiano, nell’intrecciarsi dei rapporti tra i componenti della squadra. Non c’è nessuna morale in “Una squadra lunga dieci anni”, non è una favola, non ha nessun esempio da consegnare al lettore: è semplicemente la storia di un gruppo di ragazzi, di un’amicizia forte, di un sogno da coltivare insieme, dal portiere al centravanti, passandosi simbolicamente - insieme al pallone - anche il peso della propria vita che, di passaggio in passaggio, si fa sempre più leggero. Ed è questa la vittoria più grande.
UNA SQUADRA LUNGA DIECI ANNI, di Alberto Sogliani; Gilgamesh Edizioni, 128 pagine, 14 euro


© RIPRODUZIONE RISERVATA