La storia dello stadio Olimpico e due libri su Arpad Weisz

La romanzesca storia dello stadio Olimpico, teatro dei sogni di Roma e Lazio (e non solo...) e due libri (una graphic novel e il suo manuale del calcio) su Arpad Weisz, tecnico di Ambrosiana Inter e Bologna, che fu deportato ad Auschwitz dove trovò la morte nel 1944.
La storia dello stadio Olimpico e due libri su Arpad Weisz
Massimo Grilli
6 min

Si legge come un avvincente romanzo sulla storia dello sport a Roma questo bel libro dedicato allo Stadio Olimpico, vero “Teatro dei Sogni” dei calciofili della Capitale, anche se molto meno vittoriosi dei tifosi del Manchester United, che a Old Trafford, l’autentico “Theatre of dreams”, hanno potuto festeggiare qualche trionfo in più di romanisti e laziali… Ma torniamo all’Olimpico e al suo predecessore, lo “stadio dei Cipressi”, ultimato nel 1932 nel nuovo Foro Mussolini, e poi ribattezzato, pochi anni dopo, Stadio Olimpionico (sorgeva accanto allo Stadio della Rondinella, il primo impianto di proprietà del calcio romano, dove giocava la Lazio). Qui si svolgevano attività legate allo sport di base, mentre il calcio veniva ospitato dallo Stadio Nazionale (poi Stadio del Partito Nazionale Fascista, sul luogo dell’odierno Flaminio), dove tra l’altro l’Italia vinse nel 1934 il suo primo Mondiale e la Roma nel ’42 il suo primo scudetto. Nel 1950 si mise mano alle tribune dello Stadio Olimpionico, che tramutò il suo nome in Stadio Olimpico, proiettandosi già verso le Olimpiadi romane del 1960. Nel 1953 l’inaugurazione, con l’Ungheria di Puskas che battè facilmente (3-0) l’Italia, in un impianto che divenne velocemente - grazie al trasferimento sul suo prato di Roma e Lazio - soprattutto “calcistico”. Da qui il primo trofeo assegnato all’Olimpico, la Coppa Italia del 1958 (vinta dalla Lazio), poi lo spareggio per lo scudetto del 1964 tra Bologna e Inter, l’Europeo del 1968 (l’unico vinto dalla nostra Nazionale), gli scudetti di Roma e Lazio, il Mondiale del 1990, le finali di Coppa dei Campioni e Champions… Non mancano i riferimenti agli altri sport ospitati dall’Olimpico (i mondiali di Pugilato, il Golden Gala di Atletica, le gare del Sei Nazioni di Rugby) per non parlare dei concerti Rock, dei comizi, dei tanti film girati nell’impianto. A fare da accompagnamento al racconto - ricchissimo di aneddoti e curiosità - tante interviste ad architetti, giornalisti, campioni legati all’Olimpico (da Totti a D’Amico, da Sara Simeoni a Lo Cicero), fino ad arrivare alla commovente testimonianza di Gabriele Paparelli, figlio del tifoso laziale ucciso prima di un derby il 28 ottobre del 1979 da un razzo partito dalla Curva Sud. E poi capitoli dedicati ai nuovi stadi del prossimo futuro di Roma e Lazio e tante foto, da quei tifosi (tra cui, un paio di volte, chi scrive) che salivano sulle pendici di Monte Mario per scorgere qualcosa della partita dell’Olimpico (molto poco, vi posso assicurare) fino alla splendida Ava Gardner, in campo per il calcio d’inizio di un Lazio-Napoli degli Anni Cinquanta. Da non perdere.
IL NOSTRO TEATRO DEI SOGNI, la grande storia dello Stadio Olimpico; di Fabio Argentini e Luigi Panella, prefazione di Giovanni Malagò, Ultrasport Edizioni, 287 pagine, 19,50 euro.

E’ appena trascorso il giorno della memoria, e per mantenerne vivo il ricordo ci soccorrono due splendidi libri che la casa editrice Minerva ha dedicato alla figura di Arpad Weisz, allenatore di calcio ungherese di origine ebraica, vittima delle leggi razziali in Italia, che fu costretto ad abbandonare per l’Olanda, da dove poi fu deportato con la famiglia ad Auschwitz, dove morì nel 1944. Weisz aveva vinto molto, come allenatore (da noi uno scudetto con l’Ambrosiana Inter e due con il Bologna, fu anche il più giovane allenatore a vincere in Italia lo scudetto) eppure in Italia fu quasi dimenticato per una sessantina d’anni, fino alla meritoria riscoperta nel 2007 effettuata dal collega Matteo Marani. La vita e la carriera di Weisz sono protagonisti della splendida “graphic novel” illustrata dalla penna appassionata di Matteo Matteucci, che ci trasporta nell’Italia degli Anni Trenta, tra le vittorie sportive di Weisz (protagonista anche della scoperta di un certo Giuseppe Meazza). Una vita felice, quella del mite Arpad, bruscamente spezzata dalle leggi razziali del 1938, fino alla tragica fine, espressa nel libro per una volta non da un disegno, ma dalla semplice fotografia del lugubre binario che portava ad Auschwitz i treni degli ebrei deportati.
Il secondo libro invece è un vero e proprio manuale del calcio scritto da Weisz insieme con Aldo Molinari, forse il primo dei direttori sportivi del nostro calcio. Entrambi lavoravano all’Ambrosiana Inter e il libro fu pubblicato dall’editore Corticelli - con la prefazione di quel Vittorio Pozzo che ancora non aveva cominciato a vincere Mondiali - nel 1930. Il calcio stava aumentando di popolarità e interesse (quell’anno si concluse la prima stagione a girone unico, la neonata serie A, e sempre nel ’30 fu giocato in Uruguay il primo Mondiale della storia) e quel vademecum, scritto in modo semplice ma molto professionale, fu a lungo un testo fondamentale per tutti gli aspiranti allenatori. Weisz (o Veisz, come firmò il libro, il fascismo aveva già tolto ad Arpad la W nel cognome, per “italianizzarlo”) era un abilissimo stratega e conoscitore profondo dello sport del pallone. Qui illustra - con il supporto di numerose foto - le caratteristiche e le peculiarità di ciascun ruolo, predica la necessità di un gioco veloce sulle ali, propone numerosi schemi con appositi disegni, raccomanda gli «esercizi che servono a migliorare il gioco» e si intrattiene sulle principali regole del calcio (anche novant’anni fa il fuorigioco faceva discutere, e tanto). Non manca un capitolo dedicato al “Trattamento morale dei giuocatori”, dove deplora quei giovani che, malgrado un buon talento, «corrodono le loro energie fisiche seduti al tavolo di un’osteria o davanti alla buvette di un bar». Un libro di straordinaria modernità (Weisz parla di diagonale difensiva e della necessità di interscambi di ruolo sulle fasce per eludere il pressing avversario…), un capitolo importante della sua biografia.
ARPAD WEISZ E IL LITTORIALE, di Mario Matteucci; Minerva Editore, 210 pagine, 16,90 euro.
IL GIUOCO DEL CALCIO, di Arpad Veisz e Aldo Molinari; Minerva Edizioni, 222 pagine, 18 euro.


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