Tre libri sul Grande Torino e il personaggio Senna

Il mito del Grande Torino è ancora vivo, non è morto settant'anni fa. Lo dimostrano anche tre libri da poco usciti. E poi un ritratto emozionante e originale di Ayrton Senna, a 25 anni dall'incidente mortale di Imola.
Tre libri sul Grande Torino e il personaggio Senna
Massimo Grilli
5 min

«Il Grande Torino oggi è ancora lì, con capitan Valentino al centro del Filadelfia a scambiare il gagliardetto, Bacigalupo sulla linea di porta, Menti, Ossola e Gabetto che si sfregano le mani…», scrivono nella prefazione del loro bel libro, gli autori Bramardo e Strippoli. Sono passati settant’anni dalla tragedia di Superga eppure il ricordo dello squadrone granata è ancora estremamente vivo, con il suo carico di mitologia, grandi vittorie e speranze spente troppo presto, in un’Italia che a fatica usciva dalle macerie della guerra e che si ritrovò quasi per miracolo unita nell’applaudire e poi piangere i campioni granata. L’epica del Torino di capitan Mazzola rivive in questi tre libri, diversi tra loro ma per questo complementari. Bramardo e Strippoli ricostruiscono la genesi della squadra, le vittorie più belle, gli scudetti vinti e il pesante apporto alla nazionale. Le carriere dei giocatori, i ritagli di giornale, i record e le classifiche, i ragazzi che giocoforza si trovarono a dover sostituire da un giorno all’altro quei leggendari campioni. Da non perdere un viaggio - dal mitico Filadelfia a casa Mazzola nel quartiere Crocetta - nei luoghi del Grande Torino. Questa storia - una delle più straordinarie e commoventi del nostro calcio - rivive anche negli splendidi disegni - accompagnati dai testi di Franco Ossola, figlio dell’attaccante del Torino perito a Superga - di Matteo Matteucci, che già ci aveva convinto, e molto, con il libro su Arpad Weisz. Si parte dalla nomina alla presidenza di Ferruccio Novo, l’autentico costruttore del Grande Torino, e poi dall’arrivo dei vari giocatori - il primo tassello fu proprio Franco Ossola, prelevato dal Varese - quindi i cinque scudetti consecutivi, malgrado la parentesi della guerra, e la tragedia del 4 maggio del 1949. Splendidi i disegni della Torino di quegli anni, impressionante il carattere marcato degli eroi granata. A chiudere, la storia di uno dei protagonisti di questa storia, Ernest (Erno) Egri Erbestein, che di quella squadra fu prima l’allenatore e poi il direttore tecnico. Una vicenda, la sua, romanzesca: prima calciatore, quindi allenatore in Italia di Bari, Cagliari e Lucchese, poi le sofferenze della guerra e il ritorno da noi, chiamato dal presidente Novo. A Torino contribuisce alla crescita dello squadrone granata: introduce il concetto di riscaldamento, cura l’alimentazione dei giocatori, propone una squadra che giochi un calcio mai visto, fino alla prematura scomparsa a Superga.
INVINCIBILI, il mito del Grande Torino; di Francesco Bramardo e Gino Strippoli, Priuli&Verlucca edizioni, 187 pagine, 14 euro.
IL GRANDE TORINO, storia illustrata di una squadra leggendaria; di Matteo Matteucci e Franco Ossola, prefazione di Gian Carlo Caselli; Minerva Edizioni, 215 pagine, 19 euro.
ERNO EGRI ERBSTEIN, trionfo e tragedia dell’artefice del Grande Torino; di Dominic Bliss, Cairo Editore, 349 pagine, 18 euro.

Una bambina che gira attorno al monumento di Ayrton a Imola, ripetendo «foooorte, andava foooorte». Un vecchio fumetto di Topolino, con un inquietante episodio con uno specchio protagonista, un affresco di Giotto. Basta poco alla sensibilità di Furio Zara per trovare un aggancio con la triste vicenda di Senna, morto venticinque anni fa in un incidente alla curva del Tamburello con la sua McLaren. Furio non è un giornalista di motori, non so se abbia mai scritto di corse, ma questo, invece di essere un handicap gli regala probabilmente la giusta distanza per regalarci un ritratto emozionante ma originale del pilota brasiliano, morto ad appena 34 anni, l’età giusta - se ne esiste una - per diventare un eroe immortale, degno, nella iconografia brasiliana, di stare alla pari con Garrincha, più amato dal popolo anche di Pelè. Sono soprattutto i personaggi e le vicende di contorno (dalla passione di Tazio Nuvolari per gli aerei al rigore sbagliato da Baggio contro il Brasile nella finale Mondiale del ’94, dalla morte quasi dimenticata di Ratzenberger, il giorno prima di quella di Senna, ad una cassetta Anni Ottanta regalata ad un ragazzo in coma) a tratteggiarci i confini di un ragazzo che sembrava perennemente imbronciato, che ci ha lasciato frasi terribili nella loro semplicità («credo di essere molto lontano da una maniera di vivere che mi piacerebbe»), che forse era solo (solo?) un uomo bravissimo a pilotare una macchina di Formula 1, che si esaltava sul bagnato e nelle situazioni più estreme. Che, forse adesso sarebbe come se lo immagina Zara nell’ultimo struggente capitolo: un vecchio ragazzo di 59 anni, che aiuta i bambini della sua San Paolo, che non parla volentieri del suo passato.
L’ULTIMA CURVA, Ayrton Senna e la malinconia del predestinato: di Furio Zara, Baldini&Castoldi editore, 165 pagine, 14 euro.


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