Il romanzo di Garrincha e del suo Brasile, e tutto il basket di Datome

Dietro le finte e i dribbling di Garrincha c'è la storia del Brasile. E poi l'autobiografia di Datome, dalla Sardegna al Mondiale di basket
Il romanzo di Garrincha e del suo Brasile, e tutto il basket di Datome
Massimo Grilli
4 min

Da Mengele a Garrincha, il salto è nettissimo, con solo il Sudamerica a fare da collante tra i due personaggi. Olivier Guez, giornalista francese, ci aveva già stregato con il racconto - in parte romanzato - degli ultimi anni di vita del medico nazista Josef Mengele, l’”Angelo della Morte”, rifugiatosi in Argentina e poi in Brasile dove per trent’anni, fino alla sua scomparsa per un banale annegamento, è riuscito a sfuggire chi gli dava la caccia, e ora torna di nuovo a incantarci con un libro sul calcio, sul suo amato Brasile, e soprattutto su Garrincha, talento incredibile a dispetto dei problemi fisici ereditati dalla poliomelite contratta da bambino. Una figura unica, quello dello “scricciolo” brasiliano, un antieroe assolutamente inconsapevole (si racconta che dopo la Coppa del Mondo del 1958, quella vinta in Svezia, avesse chiesto ai compagni le date delle partite di ritorno…) padrone di una finta mai più riprodotta da altri campioni, anche perché aiutata delle sue celebri gambe sbilenche. Dalla finta al dribbling il passo è breve, e Guez ne prende spunto per ricordarci brevemente la storia del Brasile, delle sue tante etnie e del suo calcio, nei primi tempi vietato ai giocatori di colore (!). Qui il dribbling, elaborazione sportiva della figura del Malandro, il furbo protagonista della cultura popolare di questo sterminato Paese, un delinquentello scaltro, abile a scansare - dribblare appunto - i problemi della vita, diventa anche una forma di libertà dall’oppressione. «Meno ben nutriti - racconta l’antropologo De Matta - nel calcio eravamo più piccoli e più gracili dei bianchi. Le squadre europee erano tutti collettivi ben organizzati. Noi avevamo un complesso d’inferiorità, il dribblatore ci ha liberati». Il samba, le partite sulla spiaggia, l’amore che ha sempre circondato Garrincha (l’"alegria do Povo", l’allegria del popolo) e gli altri funamboli della Seleçao, da Robinho a Ronaldinho fino ad arrivare a Neymar. Un inno al Brasile e al suo calcio. Con una voluminosa bibliografia e una apprezzata… discografia.
ELOGIO DELLA FINTA, di Olivier Guez; Neri Pozza Editore, 106 pagine, 12,50 euro.

«Il bambino che muoveva i suoi primi passi a Olbia certo non si sarebbe mai aspettato di arrivare fin qui. Nemmeno quando rispondeva convinto a sua madre: “Io voglio fare il giocatore di basket!”». Quel bambino - che aveva il poster di Allen Iverson appeso ad uno dei muri della sua stanza - è diventato campione d’Europa di basket con i turchi del Fenerbahce e soprattutto il capitano della Nazionale, impegnata in questi giorni nel Mondiale cinese. Luigi Datome, è suo il libro, racconta - con il l’aiuto di Francesco Carotti, in passato prezioso collaboratore del Corriere dello Sport-Stadio ed attuale direttore operativo della Virtus Roma - una carriera straordinaria, partita dalla Sardegna per andare a giocare con Siena, Roma (l’ultima grande Virtus, quella che nel 2013 - quando Datome venne nominato miglior giocatore del campionato - arrivò a giocarsi la finale scudetto contro i toscani facendo impazzire per un mese l’intera città, e noi ricordiamo bene le file per munirsi del prezioso tagliando d’ingresso al palazzetto dello Sport di Viale Tiziano) poi con due squadre mito della NBA come Detroit Pistons e Boston Celtics e infine con il Fenerbahce, a Istanbul, dove ha vinto tre campionati e l’Eurolega del 2017. Ma non si parla solo di basket, in questo libro c’è anche l’uomo Datome, il personaggio ironico e moderno, felice di girare il mondo con la sua professione, carismatico - dal 2018 è presidente dell’associazione che riunisce i giocatori di Eurolega, l’ELPA - e mai banale. Ricordi, aneddoti, curiosità - dalla chitarra alle sue amate scarpe gialle, dall’amore per Roma alla passione per le macine del Mulino Bianco - per un ritratto sincero.
GIOCO COME SONO, di Luigi Datome con Francesco Carotti; Rizzoli Editore, 261 pagine, 17 euro.


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