Il romanzo di 120 anni di Lazio e la storia di Arpad Weisz

Centoventi anni di storia della Lazio rivissuti attraverso le foto e i suoi protagonisti. E poi la vita di Arpad Weisz, dai trionfi in serie A ad Auschwitz
Il romanzo di 120 anni di Lazio e la storia di Arpad Weisz
Massimo Grilli
4 min

Modo migliore per festeggiare i 120 anni della Lazio non poteva trovare, la squadra di Simone Inzaghi, strabiliante per continuità nelle vittorie, per la voracità con cui sta riscrivendo la storia dei record della
società, eccitante nell’essere riuscita a far sognare di nuovo i suoi tifosi verso traguardi fino a pochi mesi fa impensabili. E allora, è bello e interessante - per chi ha il cuore metà bianco e metà celeste - rileggere le imprese e i protagonisti di un secolo abbondante di calcio vissuto nel nome della Lazio, in questo bellissimo libro curato da Marco Filacchione, partendo dal mitico Sante Ancherani, “primo vero campione del football capitolino”, capace di segnare - in un torneo a Pisa nel 1908 - tutti i gol della sua squadra, che sostenne e vinse tre partite in un giorno, contro Lucca, Spes Livorno e Virtus Juventusque Livorno, fino a Immobile e agli eroi dei giorni nostri. Accompagnati da uno straordinario apparato fotografico, riviviamo attraverso le storie dei suoi interpreti principali (e tutti i numeri, stagione per stagione) il romanzo sportivo di una società mai banale, in grado sempre, anche nei periodi meno fortunati - basti pensare all’impresa della Lazio di Fascetti, quella dei nove punti di penalizzazione in serie B - di regalare emozioni di rara intensità. Bernardini, Piola, i Sentimenti, Lovati, gli scudetti firmati dagli squadroni di Maestrelli (che bella quella foto in copertina di Chinaglia, con la maglia strappata, nel vano tentativo di bloccarne la galoppata verso la porta) e di Eriksson, fino ad arrivare all’era Lotito, con le tante coppe conquistate in pochi anni. E chissà, forse un altro capitolo straordinario sta per essere scritto…
NEL CUORE DELLA LAZIO, dal 1900 gli uomini che hanno fatto la storia biancoceleste; di Marco Filacchione, Edizioni Eraclea, 303 pagine, 39 euro.

«E’ un fatto, un doloroso fatto, che oggi non si possa ricordare Weisz così come avrebbe meritato. Non possiamo restituirgli semplicemente i suoi meriti sportivi, ricostruire la sua carriera e studiare le sue innovazioni. Siamo costretti a ricordare che fu espulso, deportato e assassinato insieme a sua moglie Ilona e ai suoi bambini Roberto e Clara. Che queste morti sono state possibili nell’Europa del XX secolo, in società moderne e sviluppate…». Il prezioso libro di Cerutti, da cui abbiamo estratto un brano dell’introduzione, è stato consegnato nello scorso week end, in occasione della Giornata della Memoria, ai venti allenatori della serie A, per ricordare una drammatica pagina di storia, a cui anche il calcio ha dovuto contribuire con il suo carico di vittime. Vittime come appunto Arpad Weisz, morto nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1944, innovativo allenatore degli Anni Trenta, che contribuì a fare grandi l’Inter (anzi, l’Ambrosiana, come era stata ribattezzata la squadra nerazzurra sotto il Fascismo) e il Bologna, ma anche come due altri allenatori, Erno Erbstein - che fece in tempo però a partecipare alla costruzione del Grande Torino prima di perire a Superga - e Jeno Konrad. Allenatori di razza ebraica che - a cavallo della stagione 1938/39 -
dovettero lasciare l’Italia, in seguito alle norme sulla famigerata “bonifica della razza”. E ancora ci stupiamo come sia potuto succedere nel silenzio generale, anche del nostro orticello calcistico, che si limitò a
registrare alla casella “esoneri” la defenestrazione di quegli allenatori. Un libro su Weisz e i suoi colleghi, soprattutto un libro sull’importanza della memoria.
L’ALLENATORE AD AUSCHWITZ, Arpad Weisz: dai campi di calcio italiani al lager; di Giovanni A. Cerutti, Interlinea d’editrice, 107 pagine, 12 euro.


© RIPRODUZIONE RISERVATA