Un Marziano a Udine e quella domenica che lo scudetto arrivò a Cagliari

Quando Zico disse sì all'Udinese, cronaca di una trattativa clamorosa; e poi il giorno dello scudetto di Riva e compagni in liriche e acquerelli
Un Marziano a Udine e quella domenica che lo scudetto arrivò a Cagliari
Massimo Grilli
4 min

(Furio Zara) Per capire cosa ha significato l’arrivo di Zico a Udine bisogna leggere questo libro, scritto da Enzo Palladini con il ritmo del cronista d’eccellenza e la profondità dello storico. Scrive l’autore: «A un ventenne di oggi Zico può dire poco. Forse addirittura niente. Peccato. (…) Ma è come se oggi Ibrahimovic avesse firmato per il Sassuolo». Un club di provincia, un fuoriclasse eterno, un regalo improvviso: questa è la storia. Campione sottovalutato, principe del decennio che va dalla metà dei ’70 alla metà degli ’80, a nostro parere in Brasile inferiore forse solo a Pelè e Ronaldo il Fenomeno, tra i primi 15-20 del calcio mondiale di tutti i tempi, idolo - tra gli altri - del giovanissimo Roberto Baggio, che ne copiava l’arte di battere le punizioni. «O Zico o Austria» edito da «Incontropiede» - benemerita casa editrice fondata da Alberto Facchinetti che insiste nel suo percorso virtuoso tra le storie che lo sport ci regala - racconta l’arrivo di Zico all’Udinese, anno di grazia 1983. I friulani scesero in piazza minacciando la secessione, quando la FIGC e il CONi si misero di traverso e ostacolarono l’operazione. Invece Zico arrivò. Il «Galiñho» allietò le platee italiane per un paio d’anni, dispensò la sua classe con generosità e con eguale inclinazione strinse un un patto d’amore eterno con Udine. «Zico è prima di tutto un gentiluomo», lo inquadra il giornalista Mediaset Palladini, che racconta con dovizia di particolari come si sviluppò quella vicenda, tra aneddoti, segreti, inganni e colpi di scena. Un’operazione straordinaria, tra le migliori nella storia del calciomercato. Infine: utilissimo il «bigino» che chiude il libro, mentre è una vera delizia la storia dell’arbitro Giancarlo Pirandola, che diresse solo 6 partite di Serie A, ma ebbe la fortuna di arbitrare una volta Platini contro Zico e una volta Zico contro Maradona. A chi oggi se la racconta spacciando questo nostro campionato per il più bello del mondo, consigliamo di aprire a caso un album degli anni ’80, per vedere da che razza di campioni era frequentato.
O ZICO O AUSTRIA, di Enzo Palladini; edizioni Incontropiede, 130 pagine, 15,50 euro.

“Soffia, la vita, sul caldo abbraccio che cinge il prato domenicale, dove piedi in scarpe bullonate spingono la sfera chiara e scura…”. Una bellissima favola, come quella scritta cinquant’anni fa dallo squadrone di Gigi Riva e compagni, meritava un’opera poetica come questo libro, che si regge sui versi di Paolo Gabriele e sugli splendidi acquerelli di Mauro Molle. E’ la cronaca lirica di una domenica particolare, per la Sardegna ma anche per tutto il calcio italiano, che applaudì sportivamente il primo (e unico, finora) scudetto isolano, a dimostrazione della simpatia e dell’ammirazione che quella squadra seppe guadagnarsi. E’ il racconto di un giorno magico, quel 12 aprile del 1970, quando con la vittoria per 2-0 sul Bari (firmata da Riva e Gori) i ragazzi di Scopigno resero finalmente concreto un sogno durato un anno. La maglia - quella storica, bianca con i bordini rossoblù e i laccetti sul davanti - i tifosi, il mare, il pallone a scacchi, lo stemma con i quattro mori, la gioia sincera e un po’ ingenua per lo scudetto. E poi i ritratti dei protagonisti, dal tecnico filosofo, Manlio Scopigno (con l’immancabile sigaretta tra le labbra), ai sedici rossoblù campioni d’Italia, in ordine alfabetico: Albertosi, Brugnera, Cera… fino a Tomasini e Zignoli. “Dodici aprile settanta… Portato qui da un soffio di vita, passato dal “prato” a un selciato, sei chiara gioia che non va via… nell’aria di un dì senza addio».
12 APRILE 1970, un dì senza addio; di Paolo Gabriele, illustrazioni di Mauro Molle; Aipsa Edizioni, 61 pagine, 20 euro.


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