Quelli del muretto della Roma e Federer, l'uomo e il campione

Un giallo con protagonisti i primi ultras giallorossi, quelli che occupavano il "muretto" allo stadio Olimpico negli Anni Settanta; e poi Federer raccontato da chi lo conosce bene
Quelli del muretto della Roma e Federer, l'uomo e il campione
Massimo Grilli
4 min

Quando da ragazzi frequentavamo lo stadio Olimpico, tra gli Anni Sessanta e Settanta, io e il mio gruppo di amici guardavamo sempre con una certa ammirazione verso la parte sinistra della Curva Sud, verso quel punto, il mitico “muretto” posto sopra il tunnel che portava le squadre in campo, vicino alla Tribuna Monte Mario (allora non c’erano i Distinti), dove si posizionavano i tifosi “veri”, quelli magari più grandi di età e di militanza giallorossa. E aspettavamo con impazienza l’arrivo del Super Tifoso romanista per eccellenza, quel Dante Ghirighini (macellaio al Trionfale) che, accolto al grido “discorso, discorso”, saliva a fatica sul bordo del muretto per pronunciare il suo appassionato appello, chiuso con il più classico dei “Daje Roma Daje”. Ecco, a queste domeniche ruspanti e indimenticabili abbiamo inevitabilmente ripensato, leggendo questo libro di Gianluca Montebelli, appassionato e divertente. Che vede come protagonisti - facilmente riconoscibili nelle loro vere identità malgrado i nomi dei personaggi siano stati tutti leggermente cambiati - proprio quei ragazzi del muretto giallorosso, che ai tempi nostri ricominciano a frequentarsi in seguito ad una clamorosa rivelazione riguardante l’ormai leggendario pareggio del 1981 tra Juventus e Roma (quello delle polemiche infinite a causa del gol annullato nel finale a Ramon Turone, libero della Roma di Liedholm) che fu decisivo per le sorti dello scudetto. Un libro che tiene con il fiato sospeso fino al sorprendente finale, un libro - arricchito da tante belle foto dell’epoca - che vuole essere soprattutto un omaggio a quel gruppo di ragazzi, di estrazione sociale anche diversa, che si incontrava solo o quasi la domenica, all’Olimpico o nelle avventurose trasferte in giro per l’Italia. E chi appunto ha frequentato lo stadio della Roma in quegli anni non potrà che riassaporare quelle sensazioni di un calcio inevitabilmente diverso.
“IL GOL DI TURONE ERA BONO!”, avventura semiseria di quelli del muretto; di Gianluca Montebelli, Pav Edizioni, 365 pagine, 22 euro.

Chissà tra un anno in che condizioni si presenterà (perché si presenterà, ne siamo sicuri) Roger Federer nel giardino di casa, quel torneo di Wimbledon che lui ha già vinto otto volte. Avrà quasi quarant’anni, ma anche la voglia inesauribile di divertirsi sui prati di Church Road. Ecco, c’è inevitabilmente tanto Wimbledon in questo libro che uno dei giornalisti svizzeri più celebri ha dedicato al campione di Basilea. Come già anticipa la copertina (il nostro non è ritratto su un campo da tennis ma vestito in borghese, con una elegante sciarpa al collo, mentre sorseggia forse un tè, giusto per rendere omaggio all’Inghilterra dei campi in erba) Simon Graf ha voluto però dare uno spessore importante anche alla figura di Federer uomo, dal ritratto della sua famiglia alle numerose iniziative sociali, con gli aspetti principali del suo carattere (l’ottimismo, l’altruismo, anche le debolezze) che vengono raccontati di pari passo con la ricostruzione di una carriera straordinariamente vincente. Dagli inizi come Bad Boy al record di Slam vinti, dalla rivalità sportiva con Nadal all’incursione di Foster Wallace nell’universo Federiano, dalle grandi tappe della sua biografia ai dieci insegnamenti che il grande svizzero ci lascerà in eredità, un ritratto conciso ma esauriente di uno dei più grandi sportivi dei nostri tempi.
ROGER FEDERER, il campione e l’uomo; di Simon Graf, Edizioni Casagrande, 158 pagine, 12 euro.


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