Dieci anni di monopolio della Juve e due libri sulla NBA

Cronaca di tremila giorni (e più) da campioni d'Italia, raccontati da uno juventino di Roma; e poi il decennio d'oro della NBA e il romanzo di Iverson, ribelle del parquet
Dieci anni di monopolio della Juve e due libri sulla NBA
di Massimo Grilli
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Una avvertenza è necessaria: il libro è fortemente sconsigliato a coloro che non sono tifosi della Juventus. L’autore, Massimo Zampini, bianconero sfegatato e dichiaratamente non neutrale, si è già destreggiato con successo per le impervie strade percorse dalla folta schiera degli anti-juventini, ironizzando sulle loro teorie più o meno strampalate, e questa volta torna alla carica già a partire da un titolo d’effetto: sono infatti più di tremila giorni consecutivi che la Juventus è campione d’Italia, da quel 6 maggio del 2012 quando la squadra di Antonio Conte tornava - sul campo neutro di Trieste, contro il Cagliari - a festeggiare lo scudetto, a nove anni di distanza dall’ultimo ”ufficiale”, anche se Zampini sbandiera ancora con orgoglio il conto dei titoli italiani vinti “sul campo”. Il libro è così una lunga carrellata sugli ultimi nove campionati colorati interamente di bianco e nero, delle partite più importanti, dei campioni già celebrati. Soffermandosi, però, soprattutto sugli avversari di volta in volta battuti, applicando quello che l’amico Sandro Veronesi - inutile ricordare la sua fiera dedizione alla fede juventina - chiama “metodo Zampini”, la capacità cioè di «utilizzare la forza che l’avversario ha impiegato nell’assalto contro di noi, rivoltandogliela contro». E così, sfruttando soprattutto le dichiarazioni “in diretta” di tifosi e addetti ai lavori, ne viene fuori un divertente collage di attacchi rancorosi, ipotesi di complotti, giudizi definitivi presto o tardi rimangiati, accanendosi soprattutto - lui, romano - con la squadra giallorossa e i suoi tifosi, che magari si tramandano di generazione in generazione presunti torti risalenti anche a quarant’anni fa (d’altra parte anche chi scrive non è ancora convinto del fuorigioco di Turone, in uno storico Juventus-Roma del 1981…) ed a cui dedica - con simpatia e penna intinta nel curaro - alcuni sonetti in romanesco. «Oggi sono 3003 giorni consecutivi che la Juventus è campione d’Italia. 3003 giorni che gli altri vedono vincere sempre e soltanto noi. Se sono stanco io, figuriamoci loro».
3000 GIORNI con la Juve campione d’Italia; di Massimo Zampini, Baldini+Castoldi editori, 336 pagine, 18 euro.

Grandissimi campioni sul parquet - d’altra parte alle Olimpiadi del 1992 nacque il Dream Team - partite rimaste nella legenda di questo sport, un clima da saloon con scontri durissimi sotto il canestro, una stella come Michael Jordan a rendere popolarissimo il basket americano e gli altri suoi numerosi eroi. Per gli appassionati della NBA, gli anni Novanta del secolo scorso hanno davvero rappresentato un periodo d’oro, ed è bastata la serie di Netflix dedicata all’ultima stagione vincente dei “grandi” Chicago Bulls a ricordarcelo. Arriva ora il bel libro di Davide Torelli ad analizzare questo decennio d’oro del basket americano, che servì da trampolino per la trasformazione della NBA nel fenomeno globale che conosciamo ai tempi nostri. Merito di un dirigente visionario come David Stern, certamente, ma anche del manipolo di campioni che ne fu
protagonista, da Shaquille O’Neill a Barkley, da Malone a Rodman, da Robinson a Mutombo, da Stockton a Kucoc e ai primi grandi stranieri che provarono a farsi valere in America. Stagione per stagione, Torelli passa in rassegna drammi e trionfi, canestri allo scadere ed episodi oscuri.
Degli ultimi anni di quel magico decennio fece parte anche Allen Iverson, prima scelta al draft del 1996, chiamato dai Philadelphia 76ers, squadra per la quale ha giocato per undici stagioni. Talento straordinario, grandissimo realizzatore (quattro volte Top Scorer del campionato e undici volte presente all’All Star Game), nello splendido libro di Babb - giornalista del “Washington Post” - Iverson appare come l’esempio lampante del genio ribelle. Finito a nemmeno diciotto anni in carcere per una rissa scoppiata su una pista di bowling della sua Hampton, in Virginia, tutto in lui è stato eccessivo: i soldi sperperati, l’infanzia senza un padre, le violenze coniugali, gli scontri che fecero epoca con il suo coach, Larry Brown («We talkin’ about practice, man. Not a game», «stiamo parlando di un allenamento, amico. Non di una partita», il suo ritornello in una celebre conferenza stampa). Anche per questa sua innata capacità di restare sempre sul filo tra i successi dell’atleta (un anno finalista contro i Lakers di Kobe Bryant) e la dannazione dell’uomo, è stato tra i campioni più amati dagli appassionati di basket. Probabilmente non è stato la risposta migliore, “The answer” - da cui il suo soprannome - al basket rimasto orfano di Michael Jordan ma si è ugualmente ritagliato un capitolo importante nella storia della basket americano.
SO NINETIES, il decennio dorato della NBA; di Davide Torelli, edizioni Ultra Sport, 350 pagine, 21 euro.
NOT A GAME, storia di Allen Iverson, il ribelle della NBA; di Kent Babb, edizioni 66THA2ND, 328 pagine, 20 euro.


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