Storia e mito di 113 anni dell'Inter e il romanzo di Fadini, stella del Grande Torino

Da Meazza a Lukaku, la storia di 113 anni dell'Inter nel segno dei suoi grandi interpreti. E poi un romanzo su Rubens Fadini, il più giovane del Grande Torino scomparso a Superga
Storia e mito di 113 anni dell'Inter e il romanzo di Fadini, stella del Grande Torino
Massimo Grilli
4 min

Un librone splendidamente illustrato per i 113 anni della Beneamata, nel segno di passione, ambizione, cosmopolitismo. C’è un filo nerazzurro che resta costante nella storia dell’Internazionale, dalla sua nascita, il 9 marzo del 1908, per opera di un gruppo variegato di 44 persone, alcuni artisti, altri intellettuali, tutti comunque in aperto contrasto con la decisione dell’altra grande società milanese del tempo, il Milan Football and Cricket Club, di non voler accogliere giocatori stranieri, fino ai trionfi della squadra di Conte. Il libro di Andrea Paventi - che segue l’Inter per Sky - e Carlo Canavesi arriva puntualissimo a celebrare il diciannovesimo scudetto nerazzurro. Scandito da tante bellissime foto, è la storia dell’Inter, una realtà subito vincente, se è vero che il primo titolo italiano (di scudetto ancora non si parlava) arrivò nel 1910. Gli anni dei pionieri, l’arrivo del primo grande calciatore divo, quel Peppin Meazza già in prima squadra a 17 anni, il calo e poi la rinascita negli Anni Cinquanta, fino ad arrivare all’era Moratti, alla Grande Inter di Helenio Herrera ed ai suoi trionfi nel Mondo, antipasto dei successi più recenti. Sfilano i grandi protagonisti, da Mazzola a Facchetti, da Bergomi a Ronaldo, da Baggio a Zanetti, da Milito a Mourinho, e poi Fraizzoli, Prisco, Conte, che ha riportato i nerazzurri sul tetto d’Italia a undici anni dal Triplete. Esaurita la parte storica, ecco tutto il resto del mondo nerazzurro (bellissima la parte su come il calcio sia cambiato negli anni, dalle panchine alle sedi, dagli stadi alle maglie all’alimentazione): i tifosi, i numeri, la musica e la letteratura in nerazzurro, i social, il grande sforzo sul sociale, con il progetto Inter Campus che continua a crescere nel mondo; a chiudere, le parole di Gianfelice Facchetti, pronunciate nel 2008, in occasione del centenario della società: «Cento anni di passione, di bellezza, di attese, di sfide, di vittorie, di orgoglio, di tantissimo orgoglio. Per sempre, solo Inter, con i colori del cielo e della notte…». Imperdibile, per ogni tifoso del Biscione.
INTER, icona senza tempo; di Andrea Paventi e Carlo Canavesi; Marsilio editore, 320 pagine, 54 euro.

E’ una piccola grande storia quella che ci racconta Stefano Muroni. E’ la piccola grande storia di Rubens Fadini, centrocampista di qualità e quantità, la vittima più giovane - non aveva ancora compiuto 22 anni - della tragedia del Grande Torino, schiantatosi a Superga il 4 maggio del 1949 con l’aereo che lo riportava in Italia da una amichevole in Portogallo. Fadini è uno degli eroi misconosciuti di quella grandissima squadra, aveva appena concluso la sua prima stagione in maglia granata, dove era sceso in campo in 10 partite, segnando un gran gol contro il Milan. A lui è stato intitolato lo stadio comunale di Giulianova (e l’autore ha scoperto anche che in Svezia esiste una squadra che si chiama Rubens Fadini, fondata da operai torinesi emigrati negli Anni Cinquanta…), ma della sua vita non si sa molto. E qui entra in campo la bravura di Muroni, che ha saputo romanzare con tatto e affetto le poche note di cronaca conosciute. E’ anche un libro su un’Italia scomparsa, quella della vita in cascina, delle famiglie che si trasferivano di regione in regione per lavorare alle grandi bonifiche degli Anni Trenta - qui siamo nel Ferrarese, ma la famiglia Fadini era arrivata dal Veneto - di una nazione che si stava trasformando e di un’intera generazione che dovette riconvertirsi da contadina a operaia, come accadde appunto alla famiglia di Rubens, una volta trasferitasi a Milano. E poi c’è il calcio, naturalmente, la grande passione di Rubens (insieme a quella per Giustina), malgrado l’opposizione del padre. Gli inizi in paese, a Milano il passaggio alla “Dopolavoro Ceretti & Tonfani”, poi alla Gallaratese in serie B fino all’approdo nel Torino costruito da Ferruccio Novo. Il ragazzo che voleva diventare “il nuovo Mazzola” brillerà però in granata una sola stagione, finendo per condividere con il suo idolo il destino più tragico.
RUBENS GIOCAVA A PALLONE, di Stefano Muroni, Edizioni Pendragon, 270 pagine, 18 euro.


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