«Odio il calcio. E’ davvero ciò che penso, adesso. Lo odio. Non sopporto più nulla di questo mondo. Fanculo tutto. E ricordatelo sempre, Ale: nella vita c’è sempre di peggio di uno stupido pallone che rotola con le tue delusioni». Non sappiamo se Alessandro Gazzi si sia ispirato in queste pagine al celeberrimo “Open” di Agassi, e al difficile rapporto del Kid di Las Vegas con il tennis, ma lo sfogo di cui sopra - per la cronaca, dopo due anni di Lazio, stava per “retrocedere” in serie C1 - ci introduce perfettamente al clima di questo bel libro, scritto da un ex giocatore che ha scoperto da qualche anno il piacere della scrittura, come chi frequenta il suo blog su Instagram (14astoriedamediano) già conosce. Gazzi, 39 anni, rosso di capelli (“col rosso non si passa”, cantavano i suoi tifosi) attualmente collaboratore dell’Alessandria, racconta con onestà e partecipazione la carriera sulle montagne russe di un calciatore “normale”, se normale si può definire chi comunque ha disputato più di duecento partite in serie A, tra grandi soddisfazioni e repentine delusioni. Una vita da mediano, dove trepidiamo quando Alessandro ricostruisce con dovizia di particolari i suoi gol e ci preoccupiamo per gli improvvisi attacchi di ansia o solo perché passa qualche mese in panchina. Treviso, Lazio, Viterbese, Bari, Reggina, ancora Bari, Siena, Torino, Palermo, Alessandria: sono le tappe di venti anni di calcio, un percorso segnato dalla soddisfazione di indossare la maglia azzurra di una selezione giovanile ma anche dall’ombra di Calciopoli. Belle le pagine dove Gazzi racconta la stagione con Antonio Conte (suo allenatore a Bari), capace di far rendere al massimo i suoi giocatori, tra sfuriate negli spogliatoi e letture delle poesie di Kipling, e poi l’atteggiamento empatico di Ventura, gli incontri con i tifosi nei momenti di crisi, il San Nicola finalmente pieno per la promozione in serie A, la visione idilliaca dello Stretto di Messina, il calore e la storia che si respirano indossando la maglia del Torino, gli incontri con presidenti del calibro di Matarrese e Zamparini. «Sono un portatore d’acqua dalla tecnica grezza e dai metodi spicci ma leali, sempre nei limiti. Uno che si era perso e che ha ritrovato se stesso nella zona mediana del campo, e che fa della corsa e del sacrificio i suoi pregi principali. Esserci per gli altri»
UN LAVORO DA MEDIANO, ansia, sudore e serie A; di Alessandro Gazzi, edizioni 66THA2ND, 240 pagine, 17 euro.
Due libri sul tennis ci stanno sempre bene. Chi ha visto al cinema “Una famiglia vincente - King Richard” gradirà il libro di Marzorati, che ci aveva già divertito con “Tardi sulla palla”. Questa volta l’ex editor di “The New York Time Magazine” ci ha regalato un libro molto interessante su Serena Williams, una cronaca approfondita del suo ritorno in campo dopo la maternità, con le sue nuove battaglie, dentro e fuori dal campo di gioco. Da Melbourne fino agli Us Open, l’autore l’ha seguita per un anno, l’ha osservata e ascoltata, ne ha esplorato i ruoli nella società e nello sport. A quarant’anni, Serena è ancora l’icona principale del tennis femminile, malgrado il numero sempre più esiguo di tornei giocati e i suoi tentativi per ora insoddisfatti di tornare a vincere uno Slam. Marzorati resta affascinato da questa guerriera della vita, dalla sua personalità forte e talvolta arrogante, capace di mille reincarnazioni, di diventare l’appassionata di moda e la creatrice di brand di successo, la mamma affettuosa e la tennista nera alle prese con i pregiudizi razziali in uno sport per anni assolutamente “bianco”. Anche e soprattutto ora, che si trova ad arrivare sulla palla sempre un attimo dopo il necessario, che le avversarie - almeno sui court - sembrano temerla meno del solito. «Serena Williams ha lottato, ed è stata una lotta affascinante sin dall’inizio. Un’altra lotta, diversa ma non meno affascinante, l’ha accompagnata negli ultimi anni, mentre cadeva, e poi cadeva di nuovo. Ma anche questo è stato il suo trionfo».
Remo Borgatti invece si è occupato della storia delle Atp Finals - appena ospitate per la prima volta dall’Italia - con quello che è quasi un instant book, perché parte proprio dalla cronaca del torneo giocato nello scorso novembre al Pala Alpitour torinese, con la vittoria di Zverev e la partecipazione di due italiani, lo sfortunato Berrettini - l’unico azzurro ad aver preso parte a due edizioni del Masters - e il rampante Sinner, che ha sfiorato la vittoria contro Medvedev, poi battuto in finale. Borgatti passa in rassegna tutte le edizioni, partendo dalla vittoria a Tokyo di Stan Smith nel 1970, di un torneo che - partito quasi in sordina - è diventato negli anni un trofeo capace di ritagliarsi uno spazio importante nella storia e l’evoluzione del tennis, dal valore appena al di sotto dei quattro tornei del Grande Slam, che ha arricchito la bacheca di tutti i grandi campioni dell’ultimo mezzo secolo di tennis, con l’unica clamorosa eccezione di Nadal, arrivato troppo spesso spompato all’appuntamento di fine anno, che non a caso ha spesso saltato. Un romanzo tutto da leggere, ricco di sfide che fanno parte ormai della storia del tennis ma anche di squalifiche, liti, polemiche, infortuni. Anno dopo anno, il racconto di tutte le edizioni, torneo di doppio compreso, che sono state disputate in quattordici città di quattro continenti, con tutti i risultati. A completare il volume, un dettagliatissimo riassunto statistico, con le partecipazioni di tutti i giocatori, i record, le curiosità.
SERENA WILLIAMS, la regina del tennis; di Gerald Marzorati, Baldini+Castoldi editore, 320 pagine, 18 euro.
ATP FINALS, da Tokyo a Torino, tutta la storia del torneo dei maestri; di Remo Borgatti, Ultra Sport edizioni, 430 pagine, 22 euro.