«Da ragazzo giocavo in porta. Il mio secondo nome era Zoff, lo usavano sia per esaltarmi che per insultarmi. “Ammazza, oh… ciavémo Zoff in porta!”, oppure, con sdegno: “Anvedi, ma chi te credi d’esse’, Zoff?”, che essendo io di Roma, era pronunciato Zoffe». Portiere mancato, ma drammaturgo e scrittore di rango, Giuseppe Manfridi ha rispolverato e dato nuova vita al suo splendido libro su Zoff - in occasione dell’ottantesimo compleanno del grande calciatore friulano, e avvicinandosi ai 40 anni dell’impresa azzurra nel Mondiale spagnolo - già edito nel 2010 da Limina. Dagli inizi a Mariano del Friuli alla parata sul colpo di testa di Oscar che ci regalò nel Mudial del 1982 fa la vittoria sul Brasile allo stadio Sarrià di Barcellona, dalle stagioni a Napoli - città apparentemente lontanissima dai silenzi del grande portiere - ai trionfi in maglia bianconera, il ritratto vivo e appassionato di un grande del nostro calcio, autentica figura d’altri tempi, quando i portieri indossavano la maglia nera o al massimo grigia, e difendevano porte con i pali di legno, come dal bel titolo del libro. Tra Bearzot e Pasolini, lo scopone con Pertini e le parate di Camus - anche lui portiere da giovane - il romanzo di un protagonista dalla carriera eccezionale, costellata anche di svariati record, ma vissuta in modo normale, nel segno di valori eterni come la dignità e il rispetto degli altri.
TRA I LEGNI, i voli taciturni di Dino Zoff; di Giuseppe Manfridi, Tea edizioni, 286 pagine, 16,80 euro.
Un derby di ottant’anni fa, un altro - storico - firmato da Papadopulo e Di Canio, una goleada alla Zeman; ma anche i successi in serie B contro Catania e Taranto, i primi gol in biancoceleste di Chinaglia e Giordano, il trionfo europeo sul Manchester United. Schegge di ricordi, sensazioni, emozioni, a disegnare la geografia della Lazialità, sempre in bilico fra il trionfo e la delusione. Come già per le precedenti opere dedicate ad altre tifoserie, il grande racconto della passione biancoceleste viene affidato ad una ventina di addetti ai lavori, reclutati tra giornalisti, scrittori, professionisti in altre discipline, tra cui spunta anche Vincenzo D’Amico, una vita per la Lazio e con la Lazio (a lui è dedicata anche la copertina) che racconta con stile e trasporto di quel mitico pomeriggio con il Varese, quando segnò (da 0-2!) una tripletta, malgrado una ferita alla gamba destra riportata nei minuti iniziali della partita. Trasferte avventurose, successi storici vissuti con il papà al fianco, retrocessioni sventate, rimonte epiche e gol che hanno fatto la storia. Dal ricordo di una partita, di un gol, di un gesto dei protagonisti della nostra passione, si snoda il racconto di un originale amarcord biancoceleste, introdotto da una gustosa prefazione di Michele Plastino, naturalmente laziale doc.
TIFOSI LAZIALI PER SEMPRE, il grande racconto della passione biancoceleste; a cura di Alberto Ciapparoni, Edizioni della sera, 140 pagine, 12 euro.