Perde solo chi si arrende, recita il sottotitolo di questo bel libro. E Giuseppe Signori così ha sempre fatto nella sua vita, non si è mai arreso. Da calciatore, partendo dalla C2 e scalando tutti i gradini professionistici fino ad arrivare a imporsi tra i maggiori bomber italiani degli Anni Novanta (è stato tre volte capocannoniere in serie A) e ad indossare la maglia azzurra; e negli ultimi dieci anni, lottando giorno dopo giorno - senza chiedere sconti di nessun tipo, vedi patteggiamenti vari - per affermare la propria innocenza e la completa estraneità dal vortice nero del calcioscommesse nel quale era precipitato con il coinvolgimento nell’inchiesta “The Last Bet”. Il primo giugno del 2011 Signori viene arrestato, mentre esattamente dieci anni dopo viene cancellata dalla federcalcio la sua radiazione, con un provvedimento di grazia emesso dal presidente Gravina, dopo che due tribunali, quello di Modena e quello di Piacenza, lo avevano assolto “perché il fatto non sussiste” dalle pesanti accuse legate al mondo delle partite truccate e delle scommesse clandestine. Signori racconta la discesa all’inferno di chi vede trascorrere gli anni in attesa di giudizio, non nega incontri e conoscenze del sottobosco calcistico - come quell’allibratore di Bologna “frequentatore abituale” degli spogliatoi di molte squadre, anche di serie A - risponde a chi, anche tra i media, lo ha rapidamente bollato con superficialità e spietatezza come un criminale, senza aspettare uno straccio di sentenza, ricorda i momenti di disperazione e l’aiuto che due donne, la moglie Tina e l’avvocato Patrizia Brandi, non gli hanno mai negato. Il racconto delle vicende giudiziarie si mescola con il ricordo della sua carriera, dagli inizi nel Leffe al Foggia di Zeman («prima di incontrarlo giocavo a pallone, dopo giocavo a calcio»), dagli anni più belli della Lazio di Cragnotti all’umanità romanesca di Mazzone, suo tecnico al Bologna («Ahò! Per me è dura capì ventiquattro teste, famo che voi capite la mia, che è solo una…»), dal cattivo rapporto con Eriksson e Sacchi ai rigori calciati da fermo, idea che gli venne affascinato dall’immobilità, prima di scagliare il tiro, dei giocatori di freccette. Adesso che l’incubo è svanito, Signori spera in una nuova chance. «Ho preso il patentino di allenatore: vorrei aiutare i ragazzi a coltivare la loro passione, mettere a disposizione la mia esperienza». Senza arrendersi mai, come ha sempre fatto.
FUORIGIOCO, perde solo chi si arrende; di Giuseppe Signori, Sperling&Kupfer editori, 176 pagine, 17 euro.
«Quando si dice, “avere un’illuminazione”, “guardarsi dentro”, “vederci chiaro”, “essere di larghe vedute”, è solo un caso che siano tutti verbi e azioni che rimandano in qualche modo al “vedere”? Di certo la grammatica non l’hanno fatta i ciechi, se no chissà che verbi avrebbero scelto. E poi avrei voluto vederli, quando nacque la scrittura nell’antichità, la fatica immane a incidere in braille sulle rocce o sulle lapidi…». Ecco, da questo breve estratto della prefazione avrete già capito che tipo è Daniele Cassioli, un eroe dei nostri tempi - anche se a lui, ne siamo sicuri, il termine eroe non piacerà proprio - acuto e divertente al tempo stesso. Non vedente dalla nascita, ci ha regalato questo libro bello e importante, nel quale partendo dalle sue esperienze invita ciascuno di noi a superare quella “cecità interiore”, molto più maligna di quella esteriore, che troppo spesso ci impedisce di realizzare i nostri desideri, di completare al meglio la parabola della nostra vita. Venticinque volte campione del mondo di sci nautico - lo sport che seppe consolarlo dell’impossibilità di giocare a calcio, la sua prima passione - laureato in fisioterapia, oggi è life coach e formatore, presidente onorario di Piramis Onlus, oltre ad aver fondato ed a presiedere “Real eyes Sport”, associazione sportiva no profit che si impegna nell’avvicinare all’attività motoria i bambini con minorazione visiva. Nel suo percorso, insomma, lo sport ha avuto una importanza fondamentale. «Io ho imparato a chiedere aiuto e a farmi guidare proprio grazie allo sport… lo sport è un’occasione perfetta per sperimentare il “rapporto tra pari”. Solo nella vicinanza empatica dello sport puoi toccare con mano l’aiuto dell’altro, sperimentare la solidarietà fisica, porgere la mano letteralmente, come facevano certi miei compagni per permettermi di tirare una pallonata o fare una corsa campestre». Dalla teoria del “piano inclinato” al cammino per riconoscere la paura come il vero nostro grande handicap, un prezioso libro di consigli alla ricerca della nostra “vista interiore”.
INSEGNA AL CUORE A VEDERE, il bello è oltre la superficie delle cose; di Daniele Cassioli con Salvatore Vitellino; DeAgostini Editore, 252 pagine, 16.90 euro.