Gli idoli del calcio romantico e l'avventura di una vita in canoa

Da Best a Riva, da Schiaffino a Parola, un viaggio nella memoria del calcio; e poi sorrisi e vittorie di Stefanie Horn, campionessa azzurra di canoa, una vita tra Germania e Italia
Gli idoli del calcio romantico e l'avventura di una vita in canoa
Massimo Grilli
4 min

«Ma vi ricordate il profumo dell’olio canforato?», ripeteva Michele Plastino, pioniere del pallone in televisione, facendo riferimento al gioco ruspante, quasi in bianco e nero, che ha accompagnato la nostra giovinezza, in contrapposizione allo spettacolo del ventunesimo secolo, a volte straordinario ma troppo spesso freddo, poco emozionante, a maggior ragione da quando è stato introdotto l’uso fin troppo eccessivo degli strumenti tecnologici. Ecco, noi che siamo piuttosto contrari alle operazioni nostalgia - pur ricordando quasi tutti i risultati della Roma degli Anni Settanta e Ottanta - ci siamo lasciati cullare da questi ventidue racconti - ventidue proprio come due squadre di calcio - sulle gesta di campioni (dalla B di George Best alla Z di Dino Zoff) che hanno lasciato una traccia particolare nella memoria e nel cuore di tanti appassionati, che hanno illuminato “i momenti preziosi, in cui tante fragili e brillanti esistenze si sono confrontate con paure e debolezze, ostinazioni e dilemmi, prendendo direzioni anche inattese”. I guanti di Jascin, le serpentine di Cantona, la rivista inglese con Keegan in copertina, Schiaffino racontato da Paolo Conte, le bustine di figurine con Parola, le poesie di Vendrame. Sono solo alcuni spunti da cui parte questo affascinante viaggio nel Pantheon dei giocatori più grandi o semplicemente più particolari (ci sono Cruyff, Maradona, Rivera, ma anche Dirceu, Gemmill, Sparwasser…) “frammenti di umanità utili per affrontare quotidiane turbolenze, incerti e fallimenti: parole buone per combattere la vuota retorica con il coraggio di una nuova epica, termini affilati per rifondare una poetica che ci scambi da oblio e tanta mortificante omologazione”. Con il contributo di Bruno Pizzul e Riccardo Cucchi, e soprattutto una utilissima batteria di libri consigliati.
IDOLI, guida sentimentale di un calcio romantico; di Diego Alverà, Edizioni della Sera, 236 pagine, 14,90 euro.

(Fabio Donfrancesco) Stefanie Horn sulle orme di Josefa Idem. Entrambe canoiste di origini tedesche, trapiantate in Italia per amore e campionesse indiscusse della pagaia azzurra. Leggendo il libro-intervista a firma di Mario Nicoliello sulla vita sportiva e non di Stefanie Horn, viene subito alla mente la medesima storia della pluricampionessa Idem (nata e cresciuta sportivamente in Germania, giovane promessa della pagaia, fuga d’amore in Italia e successivo matrimonio con Guglielmo Guerrini, diventato poi anche suo allenatore. Da lì una serie fantastica di medaglie, ben 38 tra mondiali e olimpiche, con il record di otto partecipazioni ai Giochi Olimpici). Stefanie è nata a Bottrop, in Vestfalia Renania, il 9 gennaio 1991, figlia di Michael, esperto canoista fluviale, e mamma Silvia, ex nuotatrice. Esordisce in nazionale tedesca agli Europei juniores 2006 di canoa slalom in Inghilterra nella foresta di Sherwood, sul fiume Trent, nota agli amanti della saga di Robin Hood. Si laurea nel 2013 e, durante una festa al termine di un campionato europeo, conosce il canoista italiano Riccardo De Gennaro, atleta azzurro e fratello maggiore di Giovanni, campione italiano ai tempi di Daniele Molmenti. Tra i due scocca la scintilla e Stefi comincia così a frequentare Riky. Il loro amore sfocia anni dopo nel matrimonio, celebrato nel 2014. La bella canoista teutonica viene accolta dalla famiglia De Gennaro a Breno, nel cuore della Val Camonica, in provincia di Brescia, dove il marito lavora. Si trasferisce spesso per gli intensi allenamenti lungo la Dora Baltea, nel centro federale di Ivrea della canoa slalom. In lei convivono due anime: la tedesca e l’italiana. Un mix perfetto tra creatività nostrana e puntualità teutonica. «Ho capito me stessa camminando da sola in montagna, riflettendo nel silenzio. Occorre riscoprire la natura, l’unica fonte di calma e tranquillità». Stefanie e Riccardo si rifugiano quando possono nella loro baita in pietra sopra Ponte di Legno, nel borgo alpino di Viso, a 1753 metri di altitudine. «Pratico anche lo sci alpinismo, dove è importante l’equilibrio come in canoa slalom tra le onde. Amo stare vicino alla natura e agli animali: il mio cane di razza border collie, di nome Farina, è mio fedele compagno (anche se è femmina) di allenamento». Un bel libro, una bella storia, di vita e di sport.
UNA VITA IN CANOA, pagaiate e avventure di Stefanie Horn; di Mario Nicoliello, edizioni Italia sul podio, 160 pigne, 19,90 euro.


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