Nole, il re che non vuole abdicare

È in libreria "Djokovic - L'uomo che ha sfidato gli dei (e li ha battuti)" di D'Arcangelo: le sfide infinite, anche all'età, dell'ex numero 1 più numero uno del mondo
Valeria Ancione
4 min

Sic transit gloria Nole. E’ incredibile come in poco più di un anno sia cambiato completamente l’orizzonte tennistico del campione serbo. Nel novembre del 2023 trionfava alle Atp Finals di Torino, battendo in finale Sinner - che aveva osato sconfiggerlo nel girone di qualificazione - assicurandosi così il primo posto nel ranking mondiale di fine stagione per l’ottava volta, record assoluto. Poi è arrivata la cocente sconfitta nella semifinale di Coppa Davis contro l’Italia - con i tre match point sprecati contro Jannik - e tutto si è rovesciato.
Dopo un 2024 deludente per i suoi gusti - malgrado la medaglia d’oro vinta all’Olimpiade di Parigi - Nole è improvvisamente diventato il dinosauro del tennis, il campione definitivamente superato dalle nuove leve della racchetta, da Sinner soprattutto. Non è più il principale aspirante al ruolo di “più forte giocatore di tutti i tempi” ma il campione a cui ormai anche il padre chiede di smettere, come se una sconfitta in più o in meno potesse incrinare la sua bacheca, ricca come quella di nessun altro in questo sport.
Ecco, è probabilmente pensando anche a questa “sfida infinita”, come l’autore descrive in “Djokovic. L’uomo che ha sfidato gli Dei (e li ha battuti)” la strenua difesa di Nole contro i suoi nuovi rivali, e a un ritiro che a 37 anni tanto lontano non può essere, che Liviano d’Arcangelo ci regala l’avvincente racconto della incredibile carriera del serbo, scoperto un’estate da una insegnante d’eccezione come Jelena Gencic, quasi per caso, quando era un ragazzino e su Belgrado piovevano le bombe della Nato, diventato poi il numero 1 del mondo contro tutto e contro tutti, ribellandosi alla dittatura di Federer e Nadal, ma facendo meglio di loro negli scontri diretti e nella classifica degli Slam vinti, malgrado il tifo del pubblico troppo spesso avverso.
Un racconto che nasce dalla vittoria di Djokovic forse più clamorosa, quella su Federer nella finale di Wimbledon del 2019, e combattuta non solo contro il campione svizzero ma soprattutto contro un intero Centre Court che traboccava di amore per Roger. Sappiamo tutti come andò quel pomeriggio, i due match point annullati (su servizio di Federer!), la vittoria nel primo tie break giocato al quinto set nella storia del torneo più prestigioso, il ciuffetto d’erba masticato, lo sguardo beffardo dopo la stretta di mano con il suo rivale, le parole in conferenza stampa («il pubblico gridava “Roger, Roger”, io sentivo invece “Nole, Nole”…»). Per Djokovic fu il sedicesimo Slam della carriera, ne ha poi aggiunti altri otto.
D’Arcangelo ricostruisce con affetto e competenza vittorie e sconfitte del campione serbo, dai tanti record accumulati al Grand Slam solo sfiorato, ritraendo con puntiglio le caratteristiche di una personalità forte e divisiva, determinante a imporsi contro due titani come Federer e Nadal ma che lo ha segnato, anche a causa di alcune prese di posizione quantomeno discutibili, come il “villain” perfetto, come cioè uno dei “cattivi” più straordinari nella storia dello sport, sono ancora parole dell’autore. Dopo venti anni sotto i riflettori del mondo del tennis, cambia il contorno ma Djokovic si riscopre ancora una volta solo contro tutti. Tifiamo Sinner, naturalmente, ci diverte il gioco di Alcaraz, ma siamo in tanti - Liviano d’Arcangelo in testa - a voler brindare alla centesima vittoria di Nole. Perché “amare The Djoker resta un atto rivoluzionario”, come giustamente chiosa l’autore.

DJOKOVIC, l’uomo che ha sfidato gli Dei (e li ha battuti); di Giancarlo Liviano d’Arcangelo, edizioni 66THAND2ND, 235 pagine, 18 euro.

 


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