I divoratori di sogni del calcio

I divoratori di sogni del calcio

"La colpa è di chi muore" di Bellinazzo, un noir per raccontare il crimine della tratta di giovani calciatori africani
Valeria Ancione
6 min

"Il calcio è quel luogo capovolto in cui chi è povero, basso, non istruito, nero o giallo, può battere chi è ricco, alto e potente. Il luogo in cui gli sbruffoni possono essere umiliati dagli ultimi. Il calcio è la terra delle rivoluzioni possibili...": "La colpa è di chi muore", il romanzo di Marco Bellinazzo, è oltretutto una dichiarazione d'amore al calcio. Eppure non è un libro sul calcio, o meglio lo è ma è anche tanto altro. E' un contenitore: di generi, di sogni, di speranza, di illusioni e disillusioni, di rivalsa, di umanità e disumanità, di polvere senza stelle, di amore sincero verso un calcio puro fatto di desideri. 

Dante Millesi (a tratti l'alter ego di Bellinazzo) è un giornalista napoletano che vive e lavora a Milano, travagliato da un segreto che è rimorso, sospeso tra sogno negato e surrogato del sogno. Infatti era una promessa del Napoli, convocato addirittura in prima squadra - "GesùconMaradona, così aveva detto sua madre, tutto attaccato" - poi si era infortunato malamente e fine del sogno: "a 17 anni aveva già giocato tutti i minuti che aveva da giocare". Millesi ripiega sul giornalismo sportivo, che è un po' come curare una carenza di felicità con un integratore al gusto di felicità precaria e frustrante. Dante si barcamena tra un direttore che lo sminuisce e una collega troppo - anzi troppa - che lo surclassa e gli sfila anche i Mondiali in Sudafrica, dove sarà inviata lei dal giornale anziché lui. Allena una squadra di Eccellenza e impone come preparatore atletico una donna, amica e collega, che è in realtà l'allenatrice vera, mentre lui si fa spettatore di allenamenti e partite e collante di un gruppo di sognatori di sogni infranti, tra cui Jay Jay, un ragazzo "importato" dall'Africa, tra false promesse e amari risvegli, uno dei protagonisti del cuore della storia. Il ritrovamento di un cadavere in un lago svizzero dà il via a un'inchiesta che porterà a scoprire, grazie al lavoro giornalistico di Millesi, l'esistenza di una organizzazione internazionale che traffica clandestini, ovvero giovani calciatori. "Alcuni contraggono debiti per generazioni pur di mandare i figli o i nipoti qui in Europa, con la prospettiva che diventino professionisti e guadagnino abbastanza da ripagarli e sfamare tutti... Inutile dirti che solo pochissimi ci riescono. Molti vengono abbandonati e, se va bene, finiscono per strada a chiedere l'elemosina", spiega Dante all'amica procuratrice. Tanta verità e poca fiction, purtroppo. Bellinazzo ha usato il romanzo come strategia per svelare a un pubblico più vasto possibile un brutto affare che sporca il calcio. 

Attraverso le pagine di questo romanzo scopriamo un mondo marcio, inimmaginabile, fatto di cattive persone senza scrupoli, veri diavoli a cui disperati di povertà vendono i propri sogni; usurai dell'anima che bussano a credito per la vita: come Mister R. e Victor, mostri travestiti da benefettori. "Ci sono assassini di uomini e divoratori di sogni. E questi ultimi, a volte, sono anche più spietati". A questa frase l'autore è molto affezionato, forse perché racchiude frustrazione, rabbia e impotenza, ma può essere un sollecito a non chiudere gli occhi su un crimine che rende i sogni merce di scambio. 

Marco Bellinazzo, giornalista del Sole 24 Ore, blogger di calcio e business, autore di diversi saggi che ruotano attorno al calcio, è al suo esordio in narrativa. Se scrivere un noir lo ha obbligato a "studiare" un nuovo linguaggio, la caratterizzazione dei personaggi rivela invece un esperto e taciuto romanziere. Il ritratto del protagonista è esemplare: ha una vita scandita dai grandi eventi (come i Mondiali di calcio), ha smesso di "tifare nel '91 quando Maradona è andato via da Napoli", beve massimo tre caffè al giorno per scaramanzia, guarda le partite dal secondo tempo e ha una "propensione all'incompiutezza... che è come indossare un paio di occhiali attraverso cui non filtra il mondo così com'è, ma come dovrebbe essere e non sarà mai". Dante Millesi è un personaggio capace di rappresentare umori e sentimenti della gente comune, un bravo, rognoso e coraggioso giornalista (segno che si può essere bravi senza essere famosi e che ci sono tantissimi giornalisti ignoti che fanno i giornali) che rende umana la nostra bistrattata categoria, a cui è facile affezionarsi aspettando ora il suo ritorno perché non può finire in queste 400 pagine da leggere tutte d'un fiato. A lui Bellinazzo, siamo convinti, affiderà qualche altra inchiesta vera che nell'arte del romanzo non diventa finzione tutt'al più assume potenza e dà voce a chi non ce l'ha.

Il titolo del libro è una frase della canzone "La cattiva strada" di Fabrizio De Andrè. "E in una notte senza luna/Truccò le stelle a un pilota/Quando l'aeroplano cadde/Lui disse: "E' colpa di chi muore/Comunque è meglio che io vada"/Ed il pilota lo seguì/Senza le stelle lo seguì/Sulla cattiva strada.

LA COLPA E' DI CHI MUORE, di Marco Bellinazzo, Fandango Libri, 416 pagine, 19 euro.


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